L'estate ancora non si capisce se stia per iniziare o stia per finire (per non sbagliare io mi sono beccata l'influenza), e così le uscite in sala si diradano perchè anche se fuori piove, in pochi si rifugiano ai cinema.
Solo tre i film del weekend, e tra blockbuster di sicuro appeal per appassionati e commedie goliardiche che promettono almeno risate, non si sta poi così male.
Qualche consiglio?
Eccolo:
Apes Revolution - Il Pianeta delle Scimmie
Sequel de L'alba del pianeta delle scimmie e prequel de Il pianeta delle scimmie, il film vede ancora una volta uomini contro scimmie, ormai impossessatesi della Terra con solo una percentuale immune di persone che riesce a sopravvivere. La guerra sarà inevitabile, o la convivenza possibile?
Per appassionati.
Trailer
Chef - La Ricetta Perfetta
Dal regista degli ultimi Iron Man e del flop Cowboy and Aliens non ti aspetti certo una commedia indipendente americana. E invece, quasi riflettendo sulla sua carriera, mette al centro della scena un cuoco blasonato che rischia fin troppo venendo stronacato senza mezze misure da un critico. Abbandonato il suo ristorante, ritroverà il piacere della cucina per strada.
Nel cast lo stesso Jon Favreau, Sofía Vergara, John Leguizamo, Scarlett Johansson, Dustin Hoffman, Oliver Platt, Bobby Cannavale e Robert Downey Jr.
Trailer
Io Vengo ogni Giorno
Stendiamo uno spesso velo pietoso sul titolo doppiosensista, e forse anche sull'intero film che altro non è che l'ennesima variazione alla American Pie di una commedia goliardica per adolescenti. Il protagonista di turno, rivive di continuo la stessa giornata divisa tra colloqui pre-universitari e l'appuntamento con la bella della scuola, ogni volta che "verrà", torna indietro nel tempo.
Però.
Trailer
Pagine
▼
31 luglio 2014
30 luglio 2014
The Politician's Husband
Quando i film si fanno ad episodi.
Ora che la visione di Doctor Who sta per terminare, non posso più negare il mio sentimento: io amo David Tennant!
Il ritrovarmelo a breve nuovamente nei panni seriali che me lo hanno fatto conoscere meglio dopo il bisbetico detective di Broadchurch, mi ha spinto a concedergli una settimana a lui dedicata, con miniserie televisive inglesi di cui è protagonista e che vale sicuramente la pena di vedere non solo per la sua presenza.
A vedere The Politician's Husband non si può non pensare a House of Cards.
Il serial che mostra la politica americana al vetriolo ha fatto scuola, ma il paragone è ben difficile da sostenere visto che il numero 10 di Downing Street è ben poca cosa rispetto alla Casa Bianca, e visto soprattutto che al centro della scena c'è Aiden Hoynes e non Frank Underwood.
Badate bene, però, perchè la freddezza e la sfrontatezza dell'uno e dell'altro ben si somigliano, e Tennant pur non avendo a sua disposizione quegli sguardi raggelanti e cinici, ha dalla sua una mente brillante e corrotta con cui architetta piani machiavellici.
Hoynes è infatti membro del governo, che in una mattinata ben studiata decide di dimettersi, infangando con le sue parole l'intero operato del Primo Ministro in modo da mettere le basi per una sua prossima candidatura. Tutto non va come previsto, perchè come sempre ad avere l'ultima parola sono i mass media, e se questi non ti appoggiano, e nemmeno il tuo migliore amico in campo privato e politico lo fa, il passo che hai fatto è decisamente più lungo della gamba.
Hoynes si ritrova così senza il suo amato lavoro, e senza sapere bene che strada far prendere alla sua carriera ad occuparsi di figli problematici con cui fatica a legare (Noah è affetto dalla Sindrome di Asperger), fino a che un posto nel ministero viene offerto proprio alla moglie, rimasta sempre nella sua ombra che può benissimo infiltrarsi nel Parlamento come suo marionetta e sua apripista.
Peccato che le donne sanno essere furbe e difficilmente si fanno mettere i piedi in testa, e così Freya si libererà dai fili del marito, non riuscendo a difendere le sue posizioni e facendosi poco a poco strada, mentre attorno a lei le trappole si moltiplicano, anche nel letto matrimoniale.
La forza della penna di Paula Milne sta infatti nel saper mescolare sapientemente vita privata e vita politica, rendendo una coppia d'oro come quella degli Hoynes la protagonista di una discesa nell'inferno che la carriera e la sete di potere comporta.
Già, perchè Aiden con la sua mente diabolica disposta a sacrificare un matrimonio per una vendetta, è spietato e utilizza tutto se stesso per riuscire nel suo piano, rimanendo però fin troppo umano, con cadute e rimorsi di coscienza che per lui fanno patteggiare. Frank Underwood non si è quindi incarnato in Scozia, ma quel sentimento di riprovevole ma al tempo stesso affascinante, sì.
Gli intrighi di palazzo, la forza di strumentalizzazione delle notizie (in un Paese come la Gran Bretagna che forse più di noi va a nozze con gli scandali) e figure politiche gran poco interessate al bene del popolo (vedasi le parole retoriche ma pur sempre veritiere di una delle tante pedine all'interno di questa grande scacchiera: "Se impiegassimo tutta l'energia usata per fare dei problemi del paese una leva per la nostra carriera, questi problemi li avremmo già risolti") non fanno altro che rispecchiare un gioco del potere ormai venuto allo scoperto.
A mostrarcelo uno straordinario Tennant, carismatico anche con quei capelli un po' così, e una ritrovata Emily Watson, fragile e caparbia forse più del marito.
L'eleganza della realizzazione, lo stile freddo e asciutto rende poi il tutto ancora più intrigante, e quel finale, a sorpresa, è il colpo ben assestato di una BBC che in fin dei conti non ha nulla da invidiare alla Netflix.
Ora che la visione di Doctor Who sta per terminare, non posso più negare il mio sentimento: io amo David Tennant!
Il ritrovarmelo a breve nuovamente nei panni seriali che me lo hanno fatto conoscere meglio dopo il bisbetico detective di Broadchurch, mi ha spinto a concedergli una settimana a lui dedicata, con miniserie televisive inglesi di cui è protagonista e che vale sicuramente la pena di vedere non solo per la sua presenza.
A vedere The Politician's Husband non si può non pensare a House of Cards.
Il serial che mostra la politica americana al vetriolo ha fatto scuola, ma il paragone è ben difficile da sostenere visto che il numero 10 di Downing Street è ben poca cosa rispetto alla Casa Bianca, e visto soprattutto che al centro della scena c'è Aiden Hoynes e non Frank Underwood.
Badate bene, però, perchè la freddezza e la sfrontatezza dell'uno e dell'altro ben si somigliano, e Tennant pur non avendo a sua disposizione quegli sguardi raggelanti e cinici, ha dalla sua una mente brillante e corrotta con cui architetta piani machiavellici.
Hoynes è infatti membro del governo, che in una mattinata ben studiata decide di dimettersi, infangando con le sue parole l'intero operato del Primo Ministro in modo da mettere le basi per una sua prossima candidatura. Tutto non va come previsto, perchè come sempre ad avere l'ultima parola sono i mass media, e se questi non ti appoggiano, e nemmeno il tuo migliore amico in campo privato e politico lo fa, il passo che hai fatto è decisamente più lungo della gamba.
Hoynes si ritrova così senza il suo amato lavoro, e senza sapere bene che strada far prendere alla sua carriera ad occuparsi di figli problematici con cui fatica a legare (Noah è affetto dalla Sindrome di Asperger), fino a che un posto nel ministero viene offerto proprio alla moglie, rimasta sempre nella sua ombra che può benissimo infiltrarsi nel Parlamento come suo marionetta e sua apripista.
Peccato che le donne sanno essere furbe e difficilmente si fanno mettere i piedi in testa, e così Freya si libererà dai fili del marito, non riuscendo a difendere le sue posizioni e facendosi poco a poco strada, mentre attorno a lei le trappole si moltiplicano, anche nel letto matrimoniale.
La forza della penna di Paula Milne sta infatti nel saper mescolare sapientemente vita privata e vita politica, rendendo una coppia d'oro come quella degli Hoynes la protagonista di una discesa nell'inferno che la carriera e la sete di potere comporta.
Già, perchè Aiden con la sua mente diabolica disposta a sacrificare un matrimonio per una vendetta, è spietato e utilizza tutto se stesso per riuscire nel suo piano, rimanendo però fin troppo umano, con cadute e rimorsi di coscienza che per lui fanno patteggiare. Frank Underwood non si è quindi incarnato in Scozia, ma quel sentimento di riprovevole ma al tempo stesso affascinante, sì.
Gli intrighi di palazzo, la forza di strumentalizzazione delle notizie (in un Paese come la Gran Bretagna che forse più di noi va a nozze con gli scandali) e figure politiche gran poco interessate al bene del popolo (vedasi le parole retoriche ma pur sempre veritiere di una delle tante pedine all'interno di questa grande scacchiera: "Se impiegassimo tutta l'energia usata per fare dei problemi del paese una leva per la nostra carriera, questi problemi li avremmo già risolti") non fanno altro che rispecchiare un gioco del potere ormai venuto allo scoperto.
A mostrarcelo uno straordinario Tennant, carismatico anche con quei capelli un po' così, e una ritrovata Emily Watson, fragile e caparbia forse più del marito.
L'eleganza della realizzazione, lo stile freddo e asciutto rende poi il tutto ancora più intrigante, e quel finale, a sorpresa, è il colpo ben assestato di una BBC che in fin dei conti non ha nulla da invidiare alla Netflix.
29 luglio 2014
Doctor Who - Stagione 7
Quando i film si fanno ad episodi.
Ci siamo, dopo mesi e mesi di recuperi, di pause per smaltire e incassare il colpo del cambio Dottore, anche l'ultima stagione se n'è andata, e ora, come i comuni mortali dovrò aspettare settimana dopo settimana la programmazione BBC.
Non prima di essermi gustato con il dovuto rispetto i due episodi speciali ancora mancanti, però.
Ma parliamo di questa settima ed esaltante stagione, divisa nettamente in due parti dove un altro bel colpo deve essere incassato: quello del cambio di companion.
Già, i Pond, diventati beniamini impossibili da non amare, dopo le numerose avventure si devono salutare, e lo fanno con un episodio pazzesco, ad alto tasso di adrenalina, che consegna nuovamente i weeping angels sul podio degli alieni più spaventosi e capaci di comporre le sceneggiature più interessanti della nuova serie.
Prima di andarsene, però, i Pond ci portano anche nella loro quotidianità, in quei giorni senza Dottore in cui la vita, a volte un po' a fatica, va avanti. The Power of Three diventa così una puntata speciale, che fa avvertire i primi scricchiolii un tempo impensabili nel rapporto Dottore/Companion(s).
Lo sbalordimento, la commozione e anche un po' di lutto iniziano così spontanei, e lo speciale di Natale mitiga solo in parte queste sensazioni, grazie al ritorno dell'acerrimo nemico La Grande Intelligenza, gli aiutanti stralunati Madame Vastra, Jenny e Strax, e soprattutto il ritrovamento di una ragazza impossibile: Clara Oswald, già incontrata nel primo episodio della stagione (Asylum of the Daleks) e soprattutto nel sesto, che apre una nuova prospettiva con il suo approdo a compagna di difficile interpretazione da parte dello stesso Dottore.
Chi è questa ragazza che per ben tre volte nello spazio e nel tempo ha incontrato?
Chi è questa ragazza che per prima all'entrata nel TARDIS non ha pronunciato le parole "It's bigger on the inside" ma "It's smaller on the outside"?
E' un'altra ragazza da istruire, sveglia e bella al punto giusto da conquistare da subito simpatie, e la cui alchimia con il Dottore è innata.
Il suo viaggio inizia così agli Anelli di Akhaten, per proseguire in un sottomarino russo e a Calimbur, anche per cercare di capirla meglio, e di capire come siano possibili le sue precedenti versioni.
Questo mistero si scioglierà in modo clamoroso nel finale, introspettivo e non apocalittico per una volta, che ci fa conoscere meglio il Dottore e il suo futuro, ambientando The name of the Doctor nella sua tomba.
Grazie a questa divisione netta in due parti, la settima stagione mantiene ritmo e colpi di scena, mettendo nel frattempo parecchia carne al fuoco riguardo al passato inconoscibile del Dottore.
Perfino il TARDIS si merita un nuovo episodio che ne svela i segreti e gli spazi più nascosti, seminando sempre più dubbi e elementi che fanno crescere la voglia di saperne di più.
Nonostante la curiosità di sapere dove i Pond siano finiti, quale spoiler River Song si è tenuta per sé, questi 13 episodi + 1 speciale natalizio sono pregni di magia, e soddisfano appieno tutte le aspettative di divertimento e genialità che dagli sceneggiatori di Doctor Who ci si aspetta.
Non resta ora che godermi appieno gli ultimi due recuperi mancanti, con la fortuna di dover aspettare solo poco meno di un mese (23 agosto) per avere nuovo sostentamento.
Al grido, questa volta, di Geronimo!, vado.
Ci siamo, dopo mesi e mesi di recuperi, di pause per smaltire e incassare il colpo del cambio Dottore, anche l'ultima stagione se n'è andata, e ora, come i comuni mortali dovrò aspettare settimana dopo settimana la programmazione BBC.
Non prima di essermi gustato con il dovuto rispetto i due episodi speciali ancora mancanti, però.
Ma parliamo di questa settima ed esaltante stagione, divisa nettamente in due parti dove un altro bel colpo deve essere incassato: quello del cambio di companion.
Già, i Pond, diventati beniamini impossibili da non amare, dopo le numerose avventure si devono salutare, e lo fanno con un episodio pazzesco, ad alto tasso di adrenalina, che consegna nuovamente i weeping angels sul podio degli alieni più spaventosi e capaci di comporre le sceneggiature più interessanti della nuova serie.
Prima di andarsene, però, i Pond ci portano anche nella loro quotidianità, in quei giorni senza Dottore in cui la vita, a volte un po' a fatica, va avanti. The Power of Three diventa così una puntata speciale, che fa avvertire i primi scricchiolii un tempo impensabili nel rapporto Dottore/Companion(s).
Lo sbalordimento, la commozione e anche un po' di lutto iniziano così spontanei, e lo speciale di Natale mitiga solo in parte queste sensazioni, grazie al ritorno dell'acerrimo nemico La Grande Intelligenza, gli aiutanti stralunati Madame Vastra, Jenny e Strax, e soprattutto il ritrovamento di una ragazza impossibile: Clara Oswald, già incontrata nel primo episodio della stagione (Asylum of the Daleks) e soprattutto nel sesto, che apre una nuova prospettiva con il suo approdo a compagna di difficile interpretazione da parte dello stesso Dottore.
Chi è questa ragazza che per ben tre volte nello spazio e nel tempo ha incontrato?
Chi è questa ragazza che per prima all'entrata nel TARDIS non ha pronunciato le parole "It's bigger on the inside" ma "It's smaller on the outside"?
E' un'altra ragazza da istruire, sveglia e bella al punto giusto da conquistare da subito simpatie, e la cui alchimia con il Dottore è innata.
Il suo viaggio inizia così agli Anelli di Akhaten, per proseguire in un sottomarino russo e a Calimbur, anche per cercare di capirla meglio, e di capire come siano possibili le sue precedenti versioni.
Questo mistero si scioglierà in modo clamoroso nel finale, introspettivo e non apocalittico per una volta, che ci fa conoscere meglio il Dottore e il suo futuro, ambientando The name of the Doctor nella sua tomba.
Grazie a questa divisione netta in due parti, la settima stagione mantiene ritmo e colpi di scena, mettendo nel frattempo parecchia carne al fuoco riguardo al passato inconoscibile del Dottore.
Perfino il TARDIS si merita un nuovo episodio che ne svela i segreti e gli spazi più nascosti, seminando sempre più dubbi e elementi che fanno crescere la voglia di saperne di più.
Nonostante la curiosità di sapere dove i Pond siano finiti, quale spoiler River Song si è tenuta per sé, questi 13 episodi + 1 speciale natalizio sono pregni di magia, e soddisfano appieno tutte le aspettative di divertimento e genialità che dagli sceneggiatori di Doctor Who ci si aspetta.
Non resta ora che godermi appieno gli ultimi due recuperi mancanti, con la fortuna di dover aspettare solo poco meno di un mese (23 agosto) per avere nuovo sostentamento.
Al grido, questa volta, di Geronimo!, vado.
28 luglio 2014
Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend
Nonostante le nuove uscite frsche e acchiappa pubblico, la situazione classifica non cambia, con solo i robottoni a superare la soglia del milione, mentre per lo meno le tre posizioni successive sono l'horror della stagione e le commedie americane da cui ci si aspettava di più.
Permanenze ormai storiche più giù, in attesa di qualche sconvolgimento.
I dettagli:
1 Transformers 4 - L'era dell'estinzione
week-end € 1.447.679 (totale: 6.657.735)
2 Anarchia - La Notte del Giudizio
week-end € 662.446 (totale: 808.886)
3 22 Jump Street
week-end € 175.115 (totale: 205.856)
4 Una notte in giallo
week-end € 149.353 (totale: 149.353)
5 Mai così vicini
week-end € 133.520 (totale: 784.686)
6 Maleficent
week-end € 124.437 (totale: 13.746.335)
7 Provetta d'amore
week-end € 119.359 (totale: 119.359)
8 Goool!
week-end € 68.699 (totale: 1.236.719)
9 Le origini del male
week-end € 56.701 (totale: 1.068.545)
10 Il Magico Mondo di Oz
week-end € 51.817 (totale: 971.115)
Permanenze ormai storiche più giù, in attesa di qualche sconvolgimento.
I dettagli:
1 Transformers 4 - L'era dell'estinzione
week-end € 1.447.679 (totale: 6.657.735)
2 Anarchia - La Notte del Giudizio
week-end € 662.446 (totale: 808.886)
3 22 Jump Street
week-end € 175.115 (totale: 205.856)
4 Una notte in giallo
week-end € 149.353 (totale: 149.353)
5 Mai così vicini
week-end € 133.520 (totale: 784.686)
6 Maleficent
week-end € 124.437 (totale: 13.746.335)
7 Provetta d'amore
week-end € 119.359 (totale: 119.359)
8 Goool!
week-end € 68.699 (totale: 1.236.719)
9 Le origini del male
week-end € 56.701 (totale: 1.068.545)
10 Il Magico Mondo di Oz
week-end € 51.817 (totale: 971.115)
27 luglio 2014
Rumour Has It - Le News dal Mondo del Cinema
Occhi puntati su quel genio di Charlie Kaufman questa domenica, che dopo anni di silenzio torna a far parlare di sé.
Il suo film in stop-motion Anomalisa (e scusate se mi esalto per il titolo) è quasi completato, è da un cortometraggio di 40 minuti si è allungato a 80. La storia, tanto per cambiare, è quella di un uomo professione motivatore paralizzato dalla banalità della sua vita.
Per una buona notizia, c'è però spazio anche per una non troppo positiva, visto che il regista e sceneggiatore si è visto rifiutare dal canale FX il suo progetto per una serie intitolata How and Why, incentrata su un genio matematico incapace però di affrontare i problemi più semplici della quotidianità. Per il momento, si aspettano nuovi acquirenti, fatevi sotto network americani!
Buone nuove anche per Alejandro González Iñárritu, che dopo essersi guadagnato il posto di apertura della 71. Mostra del Cinema di Venezia con Birdman, vede in trattative Ed Helms, Hilary Swank e Ed Harris per la sua serie drama One Percent. Ancora senza una rete, si sa però che la storia ruoterà attorno a una famiglia di agricoltori biologici che cercherà in tutti i modi di evitare il tracollo finanziario.
Rimanendo nel piccolo schermo, è finalmente stata confermata la seconda stagione di Fargo, che ricordiamo sarà antologica. Ma-e onestamente c'era da aspettarselo- sarà comunque legata ai già visti 10 episodi visto che i protagonisti saranno Lou Solverson e il misterioso fattaccio di Sioux Falls più volte menzionato. Il prequel non permetterà quindi a nessuno del cast di tornare, ma ad alcuni personaggi, ringiovaniti, sì.
L'attesa si fa già sentire.
J.J. Abrams e Jonathan Nolan alla produzione, Anthony Hopkins e Evan Rachel Woods nel cast. Il quartetto darà vita ad un interessante progetto HBO che riprende il film di Michael Cricton Il mondo dei robot. Protagonista uno scienziato disposto a tutto per rendere ancora più funzionale il suo parco di robot androidi, e una ragazza di campagna, che scopre che la sua intera vita è una bugia.
Attendiamo con ansia il risultato.
Per finire, è finalmente stato presentato il trailer della quarta stagione di Homeland.
Dopo la non così convincente terza, tutte le carte saranno rimescolate, per scoprirne di più bisognerà aspettare il 9 settembre, meglio togliersi qualche curiosità:
26 luglio 2014
Little Children
E' già Ieri -2006-
Sarah è una moglie infelice, principalmente madre, che si occupa di una figlia che non sembra apprezzare e capire, vivendo una vita senza passione che le appartiene.
Brad è un marito infelice, principalmente padre, che si occupa di un figlio che adora ma che non viene apprezzato dalla moglie lavoratrice, incastrato da un esame di abilitazione che non riesce e forse non vuole superare.
La collisione tra queste due malinconie è inevitabile, così come l'accendersi di una scintilla che sulla carta apparirebbe impensabile vista la bellezza prestante di lui, diventato la fantasia segreta di madri borghesi, e la normalità quasi esasperata di lei, moderna Madame Bovary (riferimento non lanciato a caso) che sfida convenzioni e savoir faire della periferia falsa e bieca dell'America.
La passione che nasce tra loro divampa in un quartiere funestato dal ritorno dal carcere di Ronald, colpevole di atti osceni in luogo pubblico di fronte ad un bambino. La sua attrazione per i più piccoli lo confina in un altro carcere, ancora più duro, ghettizzato dai vicini, con l'ex agente Larry che si organizza in un comitato che principalmente imbratta la casa della madre di volantini e di scritte di avvertimento.
Anche la collisione tra queste due vicende non può che essere inevitabile, con Brad che trova in Larry un amico sul campo di football e le preoccupazioni materne che coinvolgono anche Sarah.
Ma chi sono davvero i piccoli bambini del titolo?
Sono quelli che fanno eccitare Ronald, imprigionato in una fantasia sessuale dalla quale non riesce ad uscire?
Sono quelli dimenticati e usati quasi come scusa da Sarah e Brad per vivere il loro idillio impossibile di focosi incontri?
Sono quelli che ossessionano il passato di Larry, e che gli han distrutto matrimonio e carriera?
O sono proprio Sarah e Brad, bambini egoisti che prendono ciò che vogliono, che fingono, forse, che tentano di cambiare la loro vita con azioni le cui conseguenze potrebbero essere imprevedibili?
I piccoli bambini sono tutti questi, sono gli americani di una periferia che sembra un eterno liceo delle apparenze e delle divisioni in gruppi, di mostri da ostracizzare e pomeriggi di nulla da riempire al parco, in piscina, tra le lenzuola in un'estate sonnolenta e calda che cristallizza le azioni.
Perchè Sarah in fondo vorrebbe essere femminista come Emma Bovary, perchè Brad vorrebbe essere giovane e libero, perchè Ronald vorrebbe essere il bravo ragazzo che la madre desidera e Larry il leader senza macchie.
Ma in un finale dove la tensione si fa palpabile e dove l'anticlimax la fa da padrone, solo il più codardo tra loro porrà rimedio agli errori, gli altri, neanche fossero protagonisti di un Woody Allen impegnato, torneranno a sognare e alle abitudini schiavizzanti.
Todd Field incornicia così un quartiere alla Wisteria Lane con estrema eleganza, permettendosi sequenze altamente ironiche (vedi il club del libro o la citazione de Lo Squalo) girate con sapere, non disdegnando i nudi degli attori e scelte stilistiche tra loro diverse, con una voice over a volte irritante che ci racconta il tutto.
Il cast è altrettanto sopraffine, con una perfettamente sciatta e timida Kate Winslet e un Patrick Wilson che non si sa se adorare visto il fisico prestante o odiare per l'immaturità del personaggio.
Candidato a tre premi Oscar e tre Golden Globes, da noi non si sa bene perchè non è mai arrivato in sala, approdando direttamente in TV qualche mese fa.
Se accettate l'ennesimo consiglio (così come io ho accettato quello di Montecristo), vedetevelo, e scoprite anche voi i vizi e le poche virtù di bambini viziati che giocano con le vite loro e degli altri.
Sarah è una moglie infelice, principalmente madre, che si occupa di una figlia che non sembra apprezzare e capire, vivendo una vita senza passione che le appartiene.
Brad è un marito infelice, principalmente padre, che si occupa di un figlio che adora ma che non viene apprezzato dalla moglie lavoratrice, incastrato da un esame di abilitazione che non riesce e forse non vuole superare.
La collisione tra queste due malinconie è inevitabile, così come l'accendersi di una scintilla che sulla carta apparirebbe impensabile vista la bellezza prestante di lui, diventato la fantasia segreta di madri borghesi, e la normalità quasi esasperata di lei, moderna Madame Bovary (riferimento non lanciato a caso) che sfida convenzioni e savoir faire della periferia falsa e bieca dell'America.
La passione che nasce tra loro divampa in un quartiere funestato dal ritorno dal carcere di Ronald, colpevole di atti osceni in luogo pubblico di fronte ad un bambino. La sua attrazione per i più piccoli lo confina in un altro carcere, ancora più duro, ghettizzato dai vicini, con l'ex agente Larry che si organizza in un comitato che principalmente imbratta la casa della madre di volantini e di scritte di avvertimento.
Anche la collisione tra queste due vicende non può che essere inevitabile, con Brad che trova in Larry un amico sul campo di football e le preoccupazioni materne che coinvolgono anche Sarah.
Ma chi sono davvero i piccoli bambini del titolo?
Sono quelli che fanno eccitare Ronald, imprigionato in una fantasia sessuale dalla quale non riesce ad uscire?
Sono quelli dimenticati e usati quasi come scusa da Sarah e Brad per vivere il loro idillio impossibile di focosi incontri?
Sono quelli che ossessionano il passato di Larry, e che gli han distrutto matrimonio e carriera?
O sono proprio Sarah e Brad, bambini egoisti che prendono ciò che vogliono, che fingono, forse, che tentano di cambiare la loro vita con azioni le cui conseguenze potrebbero essere imprevedibili?
I piccoli bambini sono tutti questi, sono gli americani di una periferia che sembra un eterno liceo delle apparenze e delle divisioni in gruppi, di mostri da ostracizzare e pomeriggi di nulla da riempire al parco, in piscina, tra le lenzuola in un'estate sonnolenta e calda che cristallizza le azioni.
Perchè Sarah in fondo vorrebbe essere femminista come Emma Bovary, perchè Brad vorrebbe essere giovane e libero, perchè Ronald vorrebbe essere il bravo ragazzo che la madre desidera e Larry il leader senza macchie.
Ma in un finale dove la tensione si fa palpabile e dove l'anticlimax la fa da padrone, solo il più codardo tra loro porrà rimedio agli errori, gli altri, neanche fossero protagonisti di un Woody Allen impegnato, torneranno a sognare e alle abitudini schiavizzanti.
Todd Field incornicia così un quartiere alla Wisteria Lane con estrema eleganza, permettendosi sequenze altamente ironiche (vedi il club del libro o la citazione de Lo Squalo) girate con sapere, non disdegnando i nudi degli attori e scelte stilistiche tra loro diverse, con una voice over a volte irritante che ci racconta il tutto.
Il cast è altrettanto sopraffine, con una perfettamente sciatta e timida Kate Winslet e un Patrick Wilson che non si sa se adorare visto il fisico prestante o odiare per l'immaturità del personaggio.
Candidato a tre premi Oscar e tre Golden Globes, da noi non si sa bene perchè non è mai arrivato in sala, approdando direttamente in TV qualche mese fa.
Se accettate l'ennesimo consiglio (così come io ho accettato quello di Montecristo), vedetevelo, e scoprite anche voi i vizi e le poche virtù di bambini viziati che giocano con le vite loro e degli altri.
25 luglio 2014
Stories We Tell
E' già Ieri -2012-
Raccontare la storia della propria famiglia potrà mai interessare a qualcuno?
O meglio, indirizzando a dovere la domanda, la storia della propria famiglia potrà mai essere al centro di un documentario che attirerà l'attenzione del grande pubblico?
La domanda non è di così facile risposta per nessuno, nemmeno per Sarah Polley che dopo il successo con il drammatico Away from Her e la malinconia d'amore di Take this Waltz ha deciso di tornare dietro la macchina da presa per metterci davanti padre, fratelli e fratellastri per ricordare la madre.
La domanda è lei stessa a porla a loro, e gli intervistati si chiedono a loro volta se davvero a qualcuno possano interessare i litigi domestici, i piccoli segreti e tutta la loro intimità che è in fin dei conti personale, ma anche comune.
La risposta, però, è che se hai alle spalle una storia particolare come quella della famiglia Polley, e se sei una regista con un gran talento di narratrice come Sarah, il tuo risultato riuscirà ad essere interessante, commovente e pure utile, nel suo chiedersi costantemente il suo senso generale e il senso dell'arte in particolare.
Il motivo per cui quello che Sarah ci racconta è intrigante, è che fin da piccola la sua diversità rispetto agli altri fratelli aveva fatto sorgere sospetti poco a poco diventati uno scherzo sul suo vero padre, visto che quello che la stava crescendo era così diverso da lei. Ma il mistero legato al suo concepimento non è certo l'unico che merita di essere scoperto, perchè quello che il documentario fa è anche andare a scavare nella memoria collettiva di una famiglia per restituire ad una figlia la figura di una madre che solo per 9 anni ha potuto conoscere. Diane, attrice dalla verve inesauribile, viene così dipinta in tutti i suoi aspetti, quello di moglie, quello di madre, quello di amica e quello di amante.
Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo, scriveva Tolstoj.
Ma come detto non basta una storia interessante per rendere un documentario un bel documentario, se non sai come raccontarla, questa storia.
E Sarah Polley non sapendo inizialmente come gestire il tutto, riesce a dargli un ordine, partendo dalla biografia scritta dal padre, e letta in sala d'incisione, che intervalla così le interviste famigliari dove come sempre sono gli sguardi, i gesti e quanto non detto a prevalere. Ma è soprattutto la vicinanza con gli intervistati che fa la vera differenza, con i consigli e le prese in giro del fratellastro, ad esempio, poi riprese in fase di montaggio, che incolla così sguardi sconcertati, silenzio ricchi di significato.
Attraverso poi foto e filmati privati (la cui natura ci verrà svelata nel finale), il racconto prende vita, alternando momenti di grande emozione con altri di grande ironia, involontariamente comici, anche.
Le storie che ci vengono raccontate sono così tutti i lati di una verità difficile, o impossibile, da ricostruire, che compongono però una famiglia che su queste storie e su queste verità ha saputo crescere.
E se questo è un motivo personale per fare di Stories We Tell un documento utile, il fatto che la Polley con la sua padronanza del linguaggio cinematografico abbia saputo rendere la sua, di storia, accattivante e bella, che per prima si interroga sul suo significato, è un motivo universale per correre a vedere il film.
Raccontare la storia della propria famiglia potrà mai interessare a qualcuno?
O meglio, indirizzando a dovere la domanda, la storia della propria famiglia potrà mai essere al centro di un documentario che attirerà l'attenzione del grande pubblico?
La domanda non è di così facile risposta per nessuno, nemmeno per Sarah Polley che dopo il successo con il drammatico Away from Her e la malinconia d'amore di Take this Waltz ha deciso di tornare dietro la macchina da presa per metterci davanti padre, fratelli e fratellastri per ricordare la madre.
La domanda è lei stessa a porla a loro, e gli intervistati si chiedono a loro volta se davvero a qualcuno possano interessare i litigi domestici, i piccoli segreti e tutta la loro intimità che è in fin dei conti personale, ma anche comune.
La risposta, però, è che se hai alle spalle una storia particolare come quella della famiglia Polley, e se sei una regista con un gran talento di narratrice come Sarah, il tuo risultato riuscirà ad essere interessante, commovente e pure utile, nel suo chiedersi costantemente il suo senso generale e il senso dell'arte in particolare.
Il motivo per cui quello che Sarah ci racconta è intrigante, è che fin da piccola la sua diversità rispetto agli altri fratelli aveva fatto sorgere sospetti poco a poco diventati uno scherzo sul suo vero padre, visto che quello che la stava crescendo era così diverso da lei. Ma il mistero legato al suo concepimento non è certo l'unico che merita di essere scoperto, perchè quello che il documentario fa è anche andare a scavare nella memoria collettiva di una famiglia per restituire ad una figlia la figura di una madre che solo per 9 anni ha potuto conoscere. Diane, attrice dalla verve inesauribile, viene così dipinta in tutti i suoi aspetti, quello di moglie, quello di madre, quello di amica e quello di amante.
Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo, scriveva Tolstoj.
Ma come detto non basta una storia interessante per rendere un documentario un bel documentario, se non sai come raccontarla, questa storia.
E Sarah Polley non sapendo inizialmente come gestire il tutto, riesce a dargli un ordine, partendo dalla biografia scritta dal padre, e letta in sala d'incisione, che intervalla così le interviste famigliari dove come sempre sono gli sguardi, i gesti e quanto non detto a prevalere. Ma è soprattutto la vicinanza con gli intervistati che fa la vera differenza, con i consigli e le prese in giro del fratellastro, ad esempio, poi riprese in fase di montaggio, che incolla così sguardi sconcertati, silenzio ricchi di significato.
Attraverso poi foto e filmati privati (la cui natura ci verrà svelata nel finale), il racconto prende vita, alternando momenti di grande emozione con altri di grande ironia, involontariamente comici, anche.
Le storie che ci vengono raccontate sono così tutti i lati di una verità difficile, o impossibile, da ricostruire, che compongono però una famiglia che su queste storie e su queste verità ha saputo crescere.
E se questo è un motivo personale per fare di Stories We Tell un documento utile, il fatto che la Polley con la sua padronanza del linguaggio cinematografico abbia saputo rendere la sua, di storia, accattivante e bella, che per prima si interroga sul suo significato, è un motivo universale per correre a vedere il film.
24 luglio 2014
Venezia 71 - Il Programma
Ci si aspettavano grandi nomi, ci si aspettavano Malick, Paul Thomas Anderson, Tim Burton e invece ancora una volta Alberto Barbera ha deciso di puntare sui film e non suoi divi da red carpet.
Lo scorso anno gli è andato bene, chissà se quest'anno la qualità continuerà ad essere alta.
Spulciando tra i film in concorso troviamo però presenze conosciute, a partire dal già annunciato Iñárritu che aprirà la kermesse, continuando con Ferrara e il suo ritratto di Pasolini, Andrew Niccol (che si porta January Jones da Mad Men e Ethan Hawke), David Gordon Green che ritorna dopo il convincente (almeno per la parte attoriale) Joe e Joshua Oppenheimer che dopo la candidatura all'Oscar con The Act of Killing torna ad interrogarsi su genocidi e torture in Indonesia.
Molta la Francia presente, e anche l'Italia non se la cava male con Munzi, Martone e il suo biografico su Leopardi e Costanzo che presenta la coppia che non ti aspetti Alba Rohrwacher-Adam Driver.
Registi conosciuti anche fuori concorso, a partire dall'ormai abitué James Franco che porta la sua trasposizione rischiosa de L'urlo e il furore, Joe Dante, l'inossidabile de Oliveira e la versione uncut del volume II di Nymphomaniac. Da segnalare anche l'approdo della miniserie HBO firmata Cholodenko con Bill Murray e l'animazione divertente di Boxtrolls.
L'appuntamento dunque è per il 27 agosto fino al 7 settembre e se la burocrazia e gli impegni sono dalla mia parte, anche In Central Perk sbarcherà al Lido.
Intanto, ecco il programma completo:
IN CONCORSO
Birdman di Alejandro Gonzalez Iñárritu (film di apertura)
Tre cuori di Benoit Jacquot
La rancon de la gloire di Xavier Beauvois
Le dernier coup de marteau di Alix Delaporte
Loin des hommes di David Oelhoffen
Pasolini di Albel Ferrara
99 Homes di Ramin Bahrani
The Good Kill di Andrew Niccol
Manglehorn di David Gordon Green
Il giovane favoloso di Mario Martone
Anime nere di Francesco Munzi
Hungry Hearts di Saverio Costanzo
The Cut di Fatih akin
A Pigeon Sat On A Branch Reflecting on Existence di Roy Andersson
Postman’s White Nights di Andrej Koncalovskij
Fires on the Plain di Shinya Tsukamoto
The Look of Silence di Joshua Oppenheimer
Red Amnesia di Wang Xiashuai,
Tales di Rakhshan Bani-Etemad
Sivas di Kaan Mujdeci
FUORI CONCORSO
Words with Gods di Guillermo Arriaga, Emir Kusturica, Amos Gital, Mira Nair, Warwick, Thornton, Hector Babenco, Bahman Ghobadi, Hideo Nakata, Alex De La Iglesia
She’s funny that way di Peter Bogdanovich
Qin’ Al De di Peter Ho-Sun Chan
Lolive Kitteridge di Lisa Cholodenko
Burying the ex di Joe dante
Perez di Edoardo De Angelis
La Zuppa del Demonio di Davide Ferrario
The Sound and the Fury di James Franco
Tsili di Amos Gitai
Hwajang di Kwontaek Im
The Humbling di Barry Levinson
The Old Man of Belem di Manoel De Oliveira
Italy in a Day di Gabriele Salvatores
Im Keller di Ulrich Seidl
The Boxtrolls di Anthony Stacchi e Annalbe Graham
Nymphomaniac Volume II (Director’s Cut) di Lars Von Trier
The Golden Era di Ann Hui (Film di chiusura)
ORIZZONTI
Theeb di Naji Abu Nowar
Kreitis Limiti di Salome Alexi
Senza nessuna pietà di Michele Alhaique
Cymbeline di Michael Almereyda
La Bambina di Ali Asgari
Io sto con la sposa di Antonio Augugliaro, Gabriele Del grande, Khaled Solima Al Nassiry
La Vita Oscena di Renato De Maria
Near Death Experience di Benoît Delépine, Gustave Kervern
Réalité di Quentin Dupieux
Ich Seh/Ich Seh di Veronika Franz, Severin Fiala
Mademoiselle di Guillame Gouix
Castillo y el armado di Pedro Harres
Jayueui onduk di Sangsoo Hong
Bypass di Duane Hopkins
Pat – Lehem di Idan Hubel
The President di Mohsen Makhmalbaf
Your Right Mind di Ami Canaan Mann
Belluscone, una storia siciliana di Franco Maresco
L’attesa di Maggio di Simone Massi
Nabat di Elchin Musaoglu
3/105 di Avelina Prat, Diego Opazo
Heaven Knows What di Josh Safdie, Ben Safdie
Maryam di Sidi Saleh
Arta di Adrian Sitaru
Takva su pravila di Ognjen Svilicic
Era apocrypha di Brendan Sweeny
Court di Chaitanya Tamhane
Cams di Carl-Johan Westregård
Fi al waqt al dae’a di Ramin Yasin
SETTIMANA DELLA CRITICA
Binguan di Xin Yukun
Dancing with Maria di Ivan Gergolet
Đập cánh giữa không trung di Nguyễn Hoàng Điệp
Ničije dete di Vuk Ršumović
Terre Battue di Stéphane Demoustier
Villa Touma di Suha Arraf
Zerrumpelt Herz di Timm Kröger
Melbourne di Nima Javidi
Arance e martello di Diego Bianchi
GIORNATE DEGLI AUTORI
One on One di Kim Ki-duk
El 5 de Talleres di Adrián Biniez
Retour à Ithaque di Laurent Cantet
Before I Disappear di Shawn Christensen
I nostri ragazzi di Ivano De Matteo
Les nuits d’été di Mario Fanfani
Patria di Felice Farina
Metamorphoses di Christophe Honoré
Tussen 10 en 12 di Peter Hoogendoorn
Mita Tova di Sharon Maymon e Tal Granit
The Goob di Guy Myhill
Asha Jaoar Majhe di Adityavikram Sengupta
He Ovat Paenneet di JP Valkeapää
Messi di Alex De la Iglesia
VENEZIA CLASSICI
Baisers volés di François Truffaut
Bez końca di Krzysztof Kieślowski
Gelin di Ömer Lütfi Akad
Guys and Dolls di Joseph L. Mankiewicz
Kanojo dake ga shitteiru di Takahashi Osamu
L’udienza di Marco Ferreri
La Cina è vicina di Marco Bellocchio
Mouchette di Robert Bresson
Senza pietà di Alberto Lattuada
The Innocents di Jack Clayton
The Iron Mask di Allan Dwan
The Man From Laramie di Anthony Mann
The Tales of Hoffmann di Michael Powell, Emeric Pressburger
The Tragedy of Macbeth di Roman Polanski
Todo modo di Elio Petri
Umberto D. di Vittorio De Sica
Una giornata particolare di Ettore Scola
Ya Shagayu po Moskve di Georgij Daneljia
L’amour existe di Maurice Pialat
L’avventura di un soldato – episodio di L’amore difficile di Nino Manfredi
Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema
Dopo lo sconforto totale della scorsa settimana in cui solo i robottoni uscivano in sala richiamando, com'era ovvio, parecchio pubblico, questo weekend si prospetta più roseo a livello quantitativo.
Sotto il punto di vista qualitativo, invece, il giudizio non è tra i più positivi, visto che a spadroneggiare sono commediole americane buone giuste per l'estate, novità italiane difficili da incasellare e un sequel rischioso e non troppo originale.
Meglio quindi dare qualche consiglio:
Anarchia - La Notte del Giudizio
Dopo il notevole (soprattutto a livello di soggetto), The Purge, si torna a puntare l'occhio della telecamera sulla notte di sfogo permessa in American dove per 6 ore ogni crimine è concesso. Questa volta non si è però fra le non così sicure mure domestiche, ma per strada, dove cinque sconosciuti cercano di sopravvivere difendendosi a vicenda.
L'idea riuscirà a non sembrare troppo trita? Staremo a vedere.
Trailer
22 Jump Street
Jonah Hill e Channing Ttaum tornano nei panni degli agenti sotto copertura questa volta in un college, dove una nuova droga spopola fra i giovani ma causa anche qualche morto.
Non avendo visto il capitolo precedente, e non essendo amante della comicità demenziale e becera, lascio spazio a chi qualche risata se la vuole fare.
Trailer
Una Notte in Giallo
Promette risate anche la commedia che vede protagonista la simpatica Elizabeth Banks, nei panni vistosi di una starlette televisiva che per affogare la delusione della mancata promozione passa una notte di sesso con lo sconosciuto Gordon. Il giorno dopo, con postumi al seguito, si ritrova a dover raggiungere il suo network se vuole riavere il posto, ma farlo non sarà così semplice.
Idea fin troppo semplice, ma una visione scacciapensieri potrebbe trovarla.
Trailer
Provetta d'Amore
Altra commedia made in USA che non brilla per originalità. Un uomo assieme agli amici mette infatti in scena un colpo per rubare dalla banca del seme un suo vecchio "deposito" per cercare di dare alla moglie il figlio tanto desiderato.
Risate estive anche in questo caso.
Trailer
Io Rom Romantica
Stendendo un velo pietoso sul titolo, e pure sul Marco Bocci, questa produzione italiana vorrebbe riuscire a raccontare con brio e frizzantezza la situazione dei rom di seconda generazione in Italia, seguendo le scelte di Gioia, emarginata dalla sua comunità per lo stile troppo occidentale, e dagli italiani perchè considerata zingara. Il suo sogno di diventare regista potrebbe però essere quello giusto da seguire.
Il risultato è però per un target adolescenziale.
Trailer
2047 - Sights of Death
Alessandro Capone porta in Italia il genere post-apocalittico, raccontando di un governo che stermina chiunque lo ostacoli e di un'organizzazione segreta pronta a fermarlo.
Peccato il risultato sia quasi demenziale.
Trailer
Mistaken for Strangers
Per finire, un documentario che ci mostra la lunga tournée dei The National, filmata dal fratello minore del leader Matt Berninger, Tom.
Inutile dirlo: per fan della band.
Trailer
Sotto il punto di vista qualitativo, invece, il giudizio non è tra i più positivi, visto che a spadroneggiare sono commediole americane buone giuste per l'estate, novità italiane difficili da incasellare e un sequel rischioso e non troppo originale.
Meglio quindi dare qualche consiglio:
Anarchia - La Notte del Giudizio
Dopo il notevole (soprattutto a livello di soggetto), The Purge, si torna a puntare l'occhio della telecamera sulla notte di sfogo permessa in American dove per 6 ore ogni crimine è concesso. Questa volta non si è però fra le non così sicure mure domestiche, ma per strada, dove cinque sconosciuti cercano di sopravvivere difendendosi a vicenda.
L'idea riuscirà a non sembrare troppo trita? Staremo a vedere.
Trailer
22 Jump Street
Jonah Hill e Channing Ttaum tornano nei panni degli agenti sotto copertura questa volta in un college, dove una nuova droga spopola fra i giovani ma causa anche qualche morto.
Non avendo visto il capitolo precedente, e non essendo amante della comicità demenziale e becera, lascio spazio a chi qualche risata se la vuole fare.
Trailer
Una Notte in Giallo
Promette risate anche la commedia che vede protagonista la simpatica Elizabeth Banks, nei panni vistosi di una starlette televisiva che per affogare la delusione della mancata promozione passa una notte di sesso con lo sconosciuto Gordon. Il giorno dopo, con postumi al seguito, si ritrova a dover raggiungere il suo network se vuole riavere il posto, ma farlo non sarà così semplice.
Idea fin troppo semplice, ma una visione scacciapensieri potrebbe trovarla.
Trailer
Provetta d'Amore
Altra commedia made in USA che non brilla per originalità. Un uomo assieme agli amici mette infatti in scena un colpo per rubare dalla banca del seme un suo vecchio "deposito" per cercare di dare alla moglie il figlio tanto desiderato.
Risate estive anche in questo caso.
Trailer
Io Rom Romantica
Stendendo un velo pietoso sul titolo, e pure sul Marco Bocci, questa produzione italiana vorrebbe riuscire a raccontare con brio e frizzantezza la situazione dei rom di seconda generazione in Italia, seguendo le scelte di Gioia, emarginata dalla sua comunità per lo stile troppo occidentale, e dagli italiani perchè considerata zingara. Il suo sogno di diventare regista potrebbe però essere quello giusto da seguire.
Il risultato è però per un target adolescenziale.
Trailer
2047 - Sights of Death
Alessandro Capone porta in Italia il genere post-apocalittico, raccontando di un governo che stermina chiunque lo ostacoli e di un'organizzazione segreta pronta a fermarlo.
Peccato il risultato sia quasi demenziale.
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Mistaken for Strangers
Per finire, un documentario che ci mostra la lunga tournée dei The National, filmata dal fratello minore del leader Matt Berninger, Tom.
Inutile dirlo: per fan della band.
Trailer
23 luglio 2014
Smashed
E' già Ieri -2012-
Prima la metanfetamina, ora l'alcol.. Aaron Paul deve avere il pallino delle dipendenze nella scelta dei suoi ruoli.
Ma questa volta, la scena non gliela ruba un Walter White, ma la moglie Kate, alcolizzata pure lei, compagna di nottate brave, di bagordi senza un vero perchè, di infinite serate al bar, notti in cui si finisce per farla nel letto, notti di cene raffazzonate e giochi senza pensieri.
Peccato che Kate qualche pensiero deve avercelo, visto che a lei è affidata una classe di bambini che quando la vedono vomitare in aula si allarmano e le chiedono se è incinta, e per nascondere la verità -il difficile smaltimento di una sbornia- Kate accetterà la bugia, nascondendosi dietro essa in modo sempre più precario.
Forse proprio questo suo oltrepassare il limite di fronte a dei bambini inconsapevoli, forse le pressioni esterne che le fa la Preside (che figli non ne può avere), forse l'aiuto concreto, finalmente, di un collega che lo stesso problema con la bottiglia l'ha superato le fa realizzare che la sua vita non è tutta rosa e fiori, che il suo divertirsi con l'alcol non è più un modo per rilassarsi e uscire per un po' dal tran tran, ma si è presto trasformato in una dipendenza che ha radici parecchio profonde.
Le tanto rinnegate riunioni degli AA diventano così una salvezza, assieme al tutor onesto e schietto Jenny, ma come riuscire a far funzionare la sua sobrietà con un marito che alla bottiglia continua ad essere attaccato, come gestire un rapporto che forse al di fuori di birra e whisky poco saprebbe reggere?
Smashed non dà una risposta a queste domande, anzi, lascia volutamente sospeso il finale perchè l'amore in gioco potrebbe essere quello vero, e perchè la sobrietà, quando significa rinuncia, è difficile da gestire.
Lascia sospeso anche perchè il secondo film di James Ponsoldt dà uno sguardo nuovo al tema spinoso dell'alcolismo, prendendo dei giovani a cui non sembrerebbe mancare nulla e immergendoli in una provincia che poco offre e scaricando parte delle colpe su genitori assenti che non hanno certo dato il buon esempio.
Lasciato da parte l'iniziale straniamento nel vedere dei 30enni belli e lavorativamente impegnati (almeno nel caso di Kate) non tanto affogare i dolori nei bar, ma trovando solo lì un motivo per essere felici e festosi, ci si addentra in una trama che riesce a mostrare tutti i lati della medaglia, senza scadere in facili pietismi o innalzando a monumento il percorso dei 12 passi.
In puro stile Sundance, Smashed racconta un breve periodo e lo fa con intensità.
E se Aaron Paul resta ai margini, a giganteggiare è una splendida e acqua e sapone Mary Elizabeth Winstead, che ricorda una Fiona Gallagher molto meno impegnata. La sua Kate la si odia e la si ama, la si compatisce, soprattutto, anche in quel finale volutamente sospeso, dove si sa basterebbe un niente ancora per farla crollare.
Nota di merito anche alla sempre provvidenziale Octavia Spencer, mentre resta confuso il ruolo di Nick Offerman che pecca sicuramente di una costruzione un po' troppo semplicistica e poco approfondita, anche se regala il momento più imbarazzante del film con la sua confessione.
A sottolineare il tutto, una colonna sonora d'eccezione firmata quasi esclusivamente Andy Cabic & Eric D. Johnson, che rende ancora più Sundance un film in stile Sundance.
Prima la metanfetamina, ora l'alcol.. Aaron Paul deve avere il pallino delle dipendenze nella scelta dei suoi ruoli.
Ma questa volta, la scena non gliela ruba un Walter White, ma la moglie Kate, alcolizzata pure lei, compagna di nottate brave, di bagordi senza un vero perchè, di infinite serate al bar, notti in cui si finisce per farla nel letto, notti di cene raffazzonate e giochi senza pensieri.
Peccato che Kate qualche pensiero deve avercelo, visto che a lei è affidata una classe di bambini che quando la vedono vomitare in aula si allarmano e le chiedono se è incinta, e per nascondere la verità -il difficile smaltimento di una sbornia- Kate accetterà la bugia, nascondendosi dietro essa in modo sempre più precario.
Forse proprio questo suo oltrepassare il limite di fronte a dei bambini inconsapevoli, forse le pressioni esterne che le fa la Preside (che figli non ne può avere), forse l'aiuto concreto, finalmente, di un collega che lo stesso problema con la bottiglia l'ha superato le fa realizzare che la sua vita non è tutta rosa e fiori, che il suo divertirsi con l'alcol non è più un modo per rilassarsi e uscire per un po' dal tran tran, ma si è presto trasformato in una dipendenza che ha radici parecchio profonde.
Le tanto rinnegate riunioni degli AA diventano così una salvezza, assieme al tutor onesto e schietto Jenny, ma come riuscire a far funzionare la sua sobrietà con un marito che alla bottiglia continua ad essere attaccato, come gestire un rapporto che forse al di fuori di birra e whisky poco saprebbe reggere?
Smashed non dà una risposta a queste domande, anzi, lascia volutamente sospeso il finale perchè l'amore in gioco potrebbe essere quello vero, e perchè la sobrietà, quando significa rinuncia, è difficile da gestire.
Lascia sospeso anche perchè il secondo film di James Ponsoldt dà uno sguardo nuovo al tema spinoso dell'alcolismo, prendendo dei giovani a cui non sembrerebbe mancare nulla e immergendoli in una provincia che poco offre e scaricando parte delle colpe su genitori assenti che non hanno certo dato il buon esempio.
Lasciato da parte l'iniziale straniamento nel vedere dei 30enni belli e lavorativamente impegnati (almeno nel caso di Kate) non tanto affogare i dolori nei bar, ma trovando solo lì un motivo per essere felici e festosi, ci si addentra in una trama che riesce a mostrare tutti i lati della medaglia, senza scadere in facili pietismi o innalzando a monumento il percorso dei 12 passi.
In puro stile Sundance, Smashed racconta un breve periodo e lo fa con intensità.
E se Aaron Paul resta ai margini, a giganteggiare è una splendida e acqua e sapone Mary Elizabeth Winstead, che ricorda una Fiona Gallagher molto meno impegnata. La sua Kate la si odia e la si ama, la si compatisce, soprattutto, anche in quel finale volutamente sospeso, dove si sa basterebbe un niente ancora per farla crollare.
Nota di merito anche alla sempre provvidenziale Octavia Spencer, mentre resta confuso il ruolo di Nick Offerman che pecca sicuramente di una costruzione un po' troppo semplicistica e poco approfondita, anche se regala il momento più imbarazzante del film con la sua confessione.
A sottolineare il tutto, una colonna sonora d'eccezione firmata quasi esclusivamente Andy Cabic & Eric D. Johnson, che rende ancora più Sundance un film in stile Sundance.
22 luglio 2014
Doctor Who - Stagione 6
Quando i film si fanno ad episodi.
Ad essere sincera, questa sesta stagione inizialmente non riusciva a prendermi con il dovuto appeal.
Vuoi il finale un po' troppo criptico della quinta, vuoi l'assestamento con Matt Smith e la stazionarietà del suo rapporto con i Pond, ma nemmeno vedere il Dottore futuro morire così, quasi impossibilmente, sulle rive del lago Silencio (nessuno spoiler, eh, succede tutto nel primo episodio) non è riuscito a catturarmi.
Le puntate seguenti che sono per lo più avventure singole, hanno avuto più o meno lo stesso impatto, finchè il personaggio della Dottoressa River Song non ha iniziato ad avere più spessore, e il mistero legato alla sua vera identità ad essere pian piano svelato.
L'impasse è durato così gran poco, e con il Good Man che scende in guerra, tutto riacquista subito una prospettiva orizzontale come ai bei tempi, e gli intrecci temporali e famigliari danno nuova vita al Dottore.
In una stagione in cui riusciamo finalmente a conoscere anche il (o la) TARDIS, non mancano certo i ripensamenti e le paure del Dottore, che trova proprio in una stanza d'hotel quello che purtroppo a noi rimane nascosto, ma che lo porta a decidere di lasciare Amy e Rory alla loro vita, dopo tutte le avventure vissute assieme.
Il loro momentaneo rilascio lascia nuovamente il posto al buffo (ex) coinquilino Craig, divenuto nel frattempo padre abbastanza non pratico, che dà vita a una puntata carica di umorismo e di buoni sentimenti.
Tutto questo per prepararsi ad un gran finale, di quelli difficili da dimenticare dove tra paradossi temporali, linee parallele nel Tempo e ingegnosi piani segreti, tutto si incastra perfettamente, finendo proprio con quella domanda che tutti noi spettatori continuiamo a porci.
Tenendo conto dell'inizio non propriamente esplosivo e di qualche puntata singola minore rispetto al solito, la stagione 6 ha saputo risollevarsi grazie ai drammi morali di The Girl who Waited e Let's Kill Hitler, e visto che ci siamo, pure lo speciale natalizio è di quelli che ci aspetta: con un lieto fine e una nevicata di buoni sentimenti e redenzioni che fanno scendere anche qualche lacrimuccia.
Il recupero sta ormai arrivando al suo termine, e con gli effetti speciali che si vanno a migliorare e le musiche e i riferimenti sempre più attuali, un po' dispiace... Allons-y, allora, verso la settima e ultima stagione ancora mancante!
21 luglio 2014
Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend
C'era ovviamente da aspettarselo, chi si è mosso per andare in sala, lo ha fatto quasi esclusivamente per il blockbusterone di turno che piglia così il primo posto e riesce anche a superare la difficile soglia dei 3 milioni d'incasso.
Parecchio indietro (con un salto che fa paura) tutti gli altri, con la sola altra "nuova" entrata firmata Sergio Leone.
I dettagli:
1 Transformers 4 - L'era dell'estinzione
week-end € 2.858.860 (totale: 3.877.258)
2 Mai così vicini
week-end € 166.425 (totale: 569.692)
3 Maleficent
week-end € 111.415 (totale: 13.535.048)
4 Le origini del male
week-end € 95.441 (totale: 941.571)
5 Insieme per forza
week-end € 83.959 (totale: 533.462)
6 Babysitting
week-end € 67.963 (totale: 742.683)
7 Goool!
week-end € 62.872 (totale: 1.158.819)
8 Il buono, il brutto, il cattivo
week-end € 39.749 (totale: 39.749)
9 Tutte contro lui
week-end € 35.285 (totale: 1.412.180)
10 Il Magico Mondo di Oz
week-end € 31.760 (totale: 902.164)
Parecchio indietro (con un salto che fa paura) tutti gli altri, con la sola altra "nuova" entrata firmata Sergio Leone.
I dettagli:
1 Transformers 4 - L'era dell'estinzione
week-end € 2.858.860 (totale: 3.877.258)
2 Mai così vicini
week-end € 166.425 (totale: 569.692)
3 Maleficent
week-end € 111.415 (totale: 13.535.048)
4 Le origini del male
week-end € 95.441 (totale: 941.571)
5 Insieme per forza
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6 Babysitting
week-end € 67.963 (totale: 742.683)
7 Goool!
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8 Il buono, il brutto, il cattivo
week-end € 39.749 (totale: 39.749)
9 Tutte contro lui
week-end € 35.285 (totale: 1.412.180)
10 Il Magico Mondo di Oz
week-end € 31.760 (totale: 902.164)
20 luglio 2014
Rumour Has It - Le News dal Mondo del Cinema
Dopo la rabbia, dopo i tentennamenti e dopo la decisione di non farne più nulla, dopo il reading benefico... Tarantino c'ha ripensato. E' ormai ufficiale, il suo The Hateful Eight si farà nonostante la sceneggiatura giri in rete ormai da mesi. Probabilmente qualcosa sarà cambiato, per la gioia dei fan e non solo.
Anche Darren Aronofsky potrebbe tornare in sé dopo l'assurdo progetto biblico di Noah che la sottoscritta ha ancora paura di affrontare?
Forse.
Il regista avrebbe messo gli occhi su Moonfall, una sceneggiatura sci-fi firmata David Wail che, così si dice, sarebbe un Fargo ambientato sulla Luna.
Altri nomi sarebbero interessati a realizzarne un film, Darren dovrà farsi valere!
Quando si hanno delle idee, ad Hollywood, partono sempre più progetti.
Ben due sono infatti i film che saranno presto dedicati a raccontare la vita di J. R. R. Tolkien, il primo, semplicemente Tolkien, sarà un biopic classico che racconterà come alcuni fatti reali gli abbiano ispirato la saga del Signore degli Anelli, il secondo, Tolkien & Lewis, approfondirà l'amicizia speciale tra l'autore e C. S. Lewis, scrittore di Narnia la cui uscita è prevista a Pasqua.
J. C. Chador aveva fatto un esordio col botto con Margin Call, mentre il suo secondo film, All is Lost non conta certo buone recensioni, vista la noia e il silenzio che lo compongono. Mentre sta per ultimare A most violence year con Jessica Chastain e Oscar Isaac, il regista si è dimostrato interessato alla sceneggiatura di Deepwater Horizon, che racconta della tragedia umana e ambientale dell'omonima petroliera esplosa in mare vicino alla Lousiana nel 2010.
Staremo a vedere se il mare questa volta sarà più interessante.
Leonardo di Caprio è sempre più attivo anche nel ruolo di produttore, e assieme al premio Oscar (per la sceneggiatura di Milk) Dustin Lance Black porterà su piccolo schermo la biografia premiata con il Pulitzer di Charles Lindbergh. La tragica vita dell'aviatore sarà infatti una miniserie per cui si cerca ancora un canale interessato, ma visti i nomi coinvolti, non mancherà ancora molto prima di trovarlo
19 luglio 2014
The Orphanage
E' già Ieri -2007-
La settimana oscura del blog si conclude con un bel duetto di personaggi: Guillermo del Toro alla presentazione, Juan Antonio Bayona alla regia.
Insieme danno vita ad un horror atipico, decisamente più spaventoso de Il labirinto del Fauno ma anche molto meno creepy e fisico di Saw.
Con i due ha però caratteristiche in comune: la speranza e quel lieto fine nonostante tutto del primo, e la psicologia rivelatrice sempre nel finale del secondo.
Quelle che ne esce è però una pellicola che per la sottoscritta, anche se con le dovute pinze, supera i precedenti, per il cuore immesso, e per quei brividi continui ed efficaci durante la visione.
L'ambiente, come il titolo suggerisce, è un vecchio orfanotrofio, in cui Laura è cresciuta e in cui torna ora che è adulta e madre adottiva di Simon. La sua intenzione è quella di farne una casa accoglienza per disabili, ma fin dai primi giorni di inserimento, qualcosa di strano accade, a partire dal figlio e i suoi sempre più numerosi amici immaginari che lo sfidano a caccia al tesoro, all'anziana Benigna, che si introduce in casa sotto mentite spoglie e fa sussultare non poco il cuore.
I sussulti continuano quando Simon improvvisamente sparisce nel nulla, durante un'inquietante festa in maschera, senza lasciare tracce o indizi che la polizia possa usare per rintracciarlo. Laura inizia così una lunga discesa nella disperazione e nell'ossessione, convinta della realtà degli amici immaginari del figlio, e più passano i mesi, più le presenze vengono avvertite, come un passato che vuole venire allo scoperto e mettere alla luce oscuri segreti.
Pur utilizzando i classici stilemi del genere horror (porte e finestre che si chiudono da sole, rumori improvvisi, musiche paurose come sottofondo...), Bayona riesce nel suo obiettivo, facendo spaventare non poco almeno la sottoscritta e creano una tensione crescente, che va pari passo con le ansie e le frustrazioni di una madre che il figlio lo ha perso nel nulla. La sua forza di volontà è così il motore del film, che si avvale anche di un mistero tutto da scoprire e che solo poco alla volta verrà a galla.
Ma non ci si aspetti splatter, sangue o bambolotti inquietanti, anche questi ultimi hanno una loro eleganza e un loro stile, che si rifà al gotico di una casa/orfanotrofio abbandonata, senza però cadere in cliché.
Il colpo di coda nel finale è allo stesso tempo inaspettato e forse il più giusto possibile, facendo rientrare tutto il costruito in uno schema prevedibile in parte, genuino e lieto dall'altro.
Così facendo, Bayona non manda il suo pubblico -e soprattutto la sottoscritta- a letto con incubi e terrori, ma con quel filo di malinconia e di speranza che solo i film ben riusciti riescono a dare.
La settimana oscura del blog si conclude con un bel duetto di personaggi: Guillermo del Toro alla presentazione, Juan Antonio Bayona alla regia.
Insieme danno vita ad un horror atipico, decisamente più spaventoso de Il labirinto del Fauno ma anche molto meno creepy e fisico di Saw.
Con i due ha però caratteristiche in comune: la speranza e quel lieto fine nonostante tutto del primo, e la psicologia rivelatrice sempre nel finale del secondo.
Quelle che ne esce è però una pellicola che per la sottoscritta, anche se con le dovute pinze, supera i precedenti, per il cuore immesso, e per quei brividi continui ed efficaci durante la visione.
L'ambiente, come il titolo suggerisce, è un vecchio orfanotrofio, in cui Laura è cresciuta e in cui torna ora che è adulta e madre adottiva di Simon. La sua intenzione è quella di farne una casa accoglienza per disabili, ma fin dai primi giorni di inserimento, qualcosa di strano accade, a partire dal figlio e i suoi sempre più numerosi amici immaginari che lo sfidano a caccia al tesoro, all'anziana Benigna, che si introduce in casa sotto mentite spoglie e fa sussultare non poco il cuore.
I sussulti continuano quando Simon improvvisamente sparisce nel nulla, durante un'inquietante festa in maschera, senza lasciare tracce o indizi che la polizia possa usare per rintracciarlo. Laura inizia così una lunga discesa nella disperazione e nell'ossessione, convinta della realtà degli amici immaginari del figlio, e più passano i mesi, più le presenze vengono avvertite, come un passato che vuole venire allo scoperto e mettere alla luce oscuri segreti.
Pur utilizzando i classici stilemi del genere horror (porte e finestre che si chiudono da sole, rumori improvvisi, musiche paurose come sottofondo...), Bayona riesce nel suo obiettivo, facendo spaventare non poco almeno la sottoscritta e creano una tensione crescente, che va pari passo con le ansie e le frustrazioni di una madre che il figlio lo ha perso nel nulla. La sua forza di volontà è così il motore del film, che si avvale anche di un mistero tutto da scoprire e che solo poco alla volta verrà a galla.
Ma non ci si aspetti splatter, sangue o bambolotti inquietanti, anche questi ultimi hanno una loro eleganza e un loro stile, che si rifà al gotico di una casa/orfanotrofio abbandonata, senza però cadere in cliché.
Il colpo di coda nel finale è allo stesso tempo inaspettato e forse il più giusto possibile, facendo rientrare tutto il costruito in uno schema prevedibile in parte, genuino e lieto dall'altro.
Così facendo, Bayona non manda il suo pubblico -e soprattutto la sottoscritta- a letto con incubi e terrori, ma con quel filo di malinconia e di speranza che solo i film ben riusciti riescono a dare.
18 luglio 2014
The Imposter
E' già Ieri -2012-
1994. Nicholas Barclay, 13enne della provincia americana litiga con la madre, scappa di casa, e non tornerà mai più.
1997. La famiglia Barclay riceve una chiamata dall'ambasciata americana in Spagna. Nicolas è stato ritrovato, ancora sotto shock, e si trova in una casa famiglia a Linares. Racconta di essere stato rapito dal mercato del sesso, di aver subito abusi e sevizie di ogni genere, e di essere riuscito a scappare per puro caso.
C'è un fatto strano, però, Nicholas aveva capelli biondi e occhi azzurri, il ragazzo ritrovato, oltre a dimostrare molti più degli effettivi 16 anni che dovrebbe avere, ha occhi marroni e capelli castani, e un accento marcato nel suo inglese. I cambiamenti non fermano però la sorella che vola di corsa in Spagna, lo riconosce senza esitazioni e non si fa turbare dai tentennamenti e dalla scarsa memoria del fratello.
Il documentario mette però le cose subito in chiaro: il Nicholas Barclay trovato in Spagna non è Nicholas Barclay, è un 23enne di origine francese, decisamente intelligente e furbo che pur di trovare sicurezza all'interno di una casa famiglia si spaccia per il ragazzo, spacciandosi prima per l'assistente sociale che l'ha trovato cercando in America un qualche caso di sparizione che potesse rassomigliarli.
Quando il suo gioco si spinge oltre, quando la famiglia Barclay non solo a sorpresa lo riconosce, ma lo accoglie senza esitazioni in casa, per lui inizia una nuova vita, basata sul sogno americano, seppur di provincia, incapace di credere, come noi, che l'amore e la perdita di un figlio o di un fratello possano far nascere speranze laddove non dovrebbero esserci.
Ma un detective privato nota delle incongruenze, l'FBI chiamata ad investigare sui suoi rapitori inizia a vedere delle crepe nella sua storia, e il cerchio attorno a lui si stringe portando ad un'ulteriore capovolgimento della faccenda.
Nel comporre questo documentario, Bart Layton misura con estremo calibro le svolte e i colpi di scena, facendo apparire la realtà sempre peggiore di quella immaginata. Ricostruendo la vicenda attraverso le interviste ai componenti della famiglia Barclay e all'uomo che pretese di essere loro figlio, si notano subito particolari inquietanti.
La scomparsa non così allarmante del ragazzo, il riconoscimento improvviso, le discrepanze dei racconti... perfino i numerosi tatuaggi su un 13enne sembrano nascondere una verità che il regista cercherà di indagare e di presentare.
Nel farlo utilizza così anche ricostruzioni decisamente efficaci, e immagini di repertorio ancora più scioccanti (l'arrivo all'aeroporto, le varie interviste televisive per far più solida la sua posizione) lasciando però la maggior parte del lavoro alle parole e ai gesti di un protagonista capace di inquietare e affascinare allo stesso tempo.
Una fotografia cupa, musica altrettanto suggestiva arricchiscono un prodotto che cattura fin dal suo esordio, lasciando aperte domande a cui nemmeno la realtà dei fatti è riuscita a rispondere e che rimangono ad aleggiare nell'aria con tutti i dubbi del caso, per un caso, e un personaggio, che hanno dell'incredibile e che fa sfociare ben presto il documentario in un thriller dal ritmo serrato e dall'aria tesa difficile da respirare.
1994. Nicholas Barclay, 13enne della provincia americana litiga con la madre, scappa di casa, e non tornerà mai più.
1997. La famiglia Barclay riceve una chiamata dall'ambasciata americana in Spagna. Nicolas è stato ritrovato, ancora sotto shock, e si trova in una casa famiglia a Linares. Racconta di essere stato rapito dal mercato del sesso, di aver subito abusi e sevizie di ogni genere, e di essere riuscito a scappare per puro caso.
C'è un fatto strano, però, Nicholas aveva capelli biondi e occhi azzurri, il ragazzo ritrovato, oltre a dimostrare molti più degli effettivi 16 anni che dovrebbe avere, ha occhi marroni e capelli castani, e un accento marcato nel suo inglese. I cambiamenti non fermano però la sorella che vola di corsa in Spagna, lo riconosce senza esitazioni e non si fa turbare dai tentennamenti e dalla scarsa memoria del fratello.
Il documentario mette però le cose subito in chiaro: il Nicholas Barclay trovato in Spagna non è Nicholas Barclay, è un 23enne di origine francese, decisamente intelligente e furbo che pur di trovare sicurezza all'interno di una casa famiglia si spaccia per il ragazzo, spacciandosi prima per l'assistente sociale che l'ha trovato cercando in America un qualche caso di sparizione che potesse rassomigliarli.
Quando il suo gioco si spinge oltre, quando la famiglia Barclay non solo a sorpresa lo riconosce, ma lo accoglie senza esitazioni in casa, per lui inizia una nuova vita, basata sul sogno americano, seppur di provincia, incapace di credere, come noi, che l'amore e la perdita di un figlio o di un fratello possano far nascere speranze laddove non dovrebbero esserci.
Ma un detective privato nota delle incongruenze, l'FBI chiamata ad investigare sui suoi rapitori inizia a vedere delle crepe nella sua storia, e il cerchio attorno a lui si stringe portando ad un'ulteriore capovolgimento della faccenda.
Nel comporre questo documentario, Bart Layton misura con estremo calibro le svolte e i colpi di scena, facendo apparire la realtà sempre peggiore di quella immaginata. Ricostruendo la vicenda attraverso le interviste ai componenti della famiglia Barclay e all'uomo che pretese di essere loro figlio, si notano subito particolari inquietanti.
La scomparsa non così allarmante del ragazzo, il riconoscimento improvviso, le discrepanze dei racconti... perfino i numerosi tatuaggi su un 13enne sembrano nascondere una verità che il regista cercherà di indagare e di presentare.
Nel farlo utilizza così anche ricostruzioni decisamente efficaci, e immagini di repertorio ancora più scioccanti (l'arrivo all'aeroporto, le varie interviste televisive per far più solida la sua posizione) lasciando però la maggior parte del lavoro alle parole e ai gesti di un protagonista capace di inquietare e affascinare allo stesso tempo.
Una fotografia cupa, musica altrettanto suggestiva arricchiscono un prodotto che cattura fin dal suo esordio, lasciando aperte domande a cui nemmeno la realtà dei fatti è riuscita a rispondere e che rimangono ad aleggiare nell'aria con tutti i dubbi del caso, per un caso, e un personaggio, che hanno dell'incredibile e che fa sfociare ben presto il documentario in un thriller dal ritmo serrato e dall'aria tesa difficile da respirare.
17 luglio 2014
Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema
Alla fine anche la programmazione italiana c'è arrivata: se la gente non va al cinema, che senso ha proporre innumerevoli pellicole di scarsa qualità che con tutta probabilità le multisala ancora aperte non si degneranno neanche di acquistare?
Gran pochi quindi i titoli in uscita questa settimana, e dilazionati giorno per giorno.
Un solo titolo richiamerà come prevedibile orde di persone, gli altri, per lo più eventi unici, sono occasioni buone per gli appassionati.
Transformers 4 - L'era dell'estinzione
Non più Shia Labeouf (alle prese con seri problemi di megalomania), non più Megan Fox (alle prese con i suoi pargoli), il quarto capitolo della saga fracassona firmata Michael Bay ha per protagonista assoluto il poco sopportato Mark Wahlberg, che cercherà di salvare gli autobot che la CIA vuole eliminare dalla Terra.
Al via una nuova saga?
Trailer
Maicol Jecson
Saranno poche, le nuove proposte, ma non ci scampa la pellicola italiana indipendente e amatoriale. Al centro della scena due fratelli lasciati soli dai genitori in vacanza, e mentre uno cercherà di perdere la verginità con la ragazza dei suoi sogni, l'altro si appassionerà sempre più al re del pop. Nella loro strada, però, incontreranno un anziano si crederà loro nonno.
Anche no, Remo Girone.
Trailer
Il Buono, il Brutto e il Cattivo
Il capolavoro di Sergio Leone torna in sala solo per oggi, un'occasione unica per vedere su grande schermo gli occhi di ghiaccio di Clint e la simpatica faccia del da poco scomparso Eli Wallach.
Monty Python Live (più o meno)
In diretta dall'Arena O2 di Londra, il ritorno del sestetto inglese. Un appuntamento che i veri fan non possono perdere, e che solo 1500 cinema offriranno domenica 20 luglio.
Trailer
Duran Duran - Unstaged
Qualcuno dovrebbe spiegarmi cosa sta succedendo a David Lynch, che ha curato la regia di uno spettacolo del gruppo anni '80 tornato assieme per un tour acchiappasoldi, sperimentando e montando dal vivo quanto registrava.
Tutto questo ora arriva in sala, e, visto che non sono una paninara e questi progetti mi spaventano, lascio il posto agli appassionati.
Trailer
Gran pochi quindi i titoli in uscita questa settimana, e dilazionati giorno per giorno.
Un solo titolo richiamerà come prevedibile orde di persone, gli altri, per lo più eventi unici, sono occasioni buone per gli appassionati.
Transformers 4 - L'era dell'estinzione
Non più Shia Labeouf (alle prese con seri problemi di megalomania), non più Megan Fox (alle prese con i suoi pargoli), il quarto capitolo della saga fracassona firmata Michael Bay ha per protagonista assoluto il poco sopportato Mark Wahlberg, che cercherà di salvare gli autobot che la CIA vuole eliminare dalla Terra.
Al via una nuova saga?
Trailer
Maicol Jecson
Saranno poche, le nuove proposte, ma non ci scampa la pellicola italiana indipendente e amatoriale. Al centro della scena due fratelli lasciati soli dai genitori in vacanza, e mentre uno cercherà di perdere la verginità con la ragazza dei suoi sogni, l'altro si appassionerà sempre più al re del pop. Nella loro strada, però, incontreranno un anziano si crederà loro nonno.
Anche no, Remo Girone.
Trailer
Il Buono, il Brutto e il Cattivo
Il capolavoro di Sergio Leone torna in sala solo per oggi, un'occasione unica per vedere su grande schermo gli occhi di ghiaccio di Clint e la simpatica faccia del da poco scomparso Eli Wallach.
Monty Python Live (più o meno)
In diretta dall'Arena O2 di Londra, il ritorno del sestetto inglese. Un appuntamento che i veri fan non possono perdere, e che solo 1500 cinema offriranno domenica 20 luglio.
Trailer
Duran Duran - Unstaged
Qualcuno dovrebbe spiegarmi cosa sta succedendo a David Lynch, che ha curato la regia di uno spettacolo del gruppo anni '80 tornato assieme per un tour acchiappasoldi, sperimentando e montando dal vivo quanto registrava.
Tutto questo ora arriva in sala, e, visto che non sono una paninara e questi progetti mi spaventano, lascio il posto agli appassionati.
Trailer
16 luglio 2014
Il Labirinto del Fauno
E' già Ieri -2006-
O io dopo la Notte Horror sono diventata improvvisamente coraggiosa, o wikipedia nel denominare questo film un horror ha qualche problema.
Certo, il suo regista Guillermo Del Toro è di solito avvezzo al genere, e, certo, Il labirinto del fauno i suoi momenti e i suoi personaggi da brivido ce li ha, ma da qui a categorizzarlo così ce ne passa...
In ogni caso, l'averlo così etichettato mi ha permesso di recuperarlo in questa settimana di blog un po' più tetra del solito, e il suo alone di cult (vedasi anche solo l'header di Mari's Red Room) gridava recupero.
E, beh, senza girarci troppo attorno, forse proprio il suo alone di cult, forse qualche inceppo in una trama fantasiosa, sì, storica, certo, ma anche prevedibile, con me non ha funzionato.
La scintilla non è scattata, Ofelia nella sua ingenuità e nella innocenza mi ha anche irritato un pochettino, ma non per questo la visione non è stata altamente fascinosa, merito di una fotografia povera a tratti, barocca e calda in altri, merito di effetti speciali che rendono le fantasie di Ofelia dei sogni spaventosi, inconsciamente affascinanti.
Il film si divide se non è chiaro tra storia e fantasia, tra vero e presunto vero, con le prove che Ofelia deve portare a termine per dimostrare ad un misterioso Fauno la sua discendenza reale di un regno dimenticato, durante la sanguinosa guerra civile spagnola, con partigiani nascosti nel bosco che combattono il perfido Vidal, patrigno appena acquisito della bambina, la cui madre sta attraversando una difficile gravidanza.
Nella casa/prigione in cui si ritrova, il libro che lo strano essere le regala diventa da subito una via di fuga da seguire, mentre a cercare di cambiare le cose ci provano il Dottore che segue la madre, e Mercedes, domestica e cuoca che collaborano segretamente con i partigiani.
In questo perfetto intreccio, a farla da padrone sono certamente gli scenari da sogno (o da incubo) che Ofelia si trova ad affrontare, mentre Vidal dimostra tutta il suo sadismo e la sua malvagità uccidendo, torturando e razionalizzando in nome di Franco.
I due diversi percorsi formano così un film in cui proprio il labile confine tra vero e fantastico lo rende più significativo, e in cui non mancano citazioni e riferimenti a renderlo invece più profondo.
Dalla mitologia greca richiamata con nomi e ambienti, alla Alice di Carroll i cui vestiti Ofelia prende in prestito, del Toro arricchisce il suo film facendone un prodotto accattivante, intelligente e perfino commovente.
Che sia reale o meno, la fantasia della bambina è il modo migliore per fuggire da una realtà difficile da digerire, da una guerra che non vuole finire, da persone così cattive che nemmeno nei suoi libri potrebbero finire a contrastare i buoni.
Come il film per lo spettatore, quindi, il sogno di una mente protegge e rende lieto anche il peggiore dei finali, rendendo immortale la sua protagonista.
O io dopo la Notte Horror sono diventata improvvisamente coraggiosa, o wikipedia nel denominare questo film un horror ha qualche problema.
Certo, il suo regista Guillermo Del Toro è di solito avvezzo al genere, e, certo, Il labirinto del fauno i suoi momenti e i suoi personaggi da brivido ce li ha, ma da qui a categorizzarlo così ce ne passa...
In ogni caso, l'averlo così etichettato mi ha permesso di recuperarlo in questa settimana di blog un po' più tetra del solito, e il suo alone di cult (vedasi anche solo l'header di Mari's Red Room) gridava recupero.
E, beh, senza girarci troppo attorno, forse proprio il suo alone di cult, forse qualche inceppo in una trama fantasiosa, sì, storica, certo, ma anche prevedibile, con me non ha funzionato.
La scintilla non è scattata, Ofelia nella sua ingenuità e nella innocenza mi ha anche irritato un pochettino, ma non per questo la visione non è stata altamente fascinosa, merito di una fotografia povera a tratti, barocca e calda in altri, merito di effetti speciali che rendono le fantasie di Ofelia dei sogni spaventosi, inconsciamente affascinanti.
Il film si divide se non è chiaro tra storia e fantasia, tra vero e presunto vero, con le prove che Ofelia deve portare a termine per dimostrare ad un misterioso Fauno la sua discendenza reale di un regno dimenticato, durante la sanguinosa guerra civile spagnola, con partigiani nascosti nel bosco che combattono il perfido Vidal, patrigno appena acquisito della bambina, la cui madre sta attraversando una difficile gravidanza.
Nella casa/prigione in cui si ritrova, il libro che lo strano essere le regala diventa da subito una via di fuga da seguire, mentre a cercare di cambiare le cose ci provano il Dottore che segue la madre, e Mercedes, domestica e cuoca che collaborano segretamente con i partigiani.
In questo perfetto intreccio, a farla da padrone sono certamente gli scenari da sogno (o da incubo) che Ofelia si trova ad affrontare, mentre Vidal dimostra tutta il suo sadismo e la sua malvagità uccidendo, torturando e razionalizzando in nome di Franco.
I due diversi percorsi formano così un film in cui proprio il labile confine tra vero e fantastico lo rende più significativo, e in cui non mancano citazioni e riferimenti a renderlo invece più profondo.
Dalla mitologia greca richiamata con nomi e ambienti, alla Alice di Carroll i cui vestiti Ofelia prende in prestito, del Toro arricchisce il suo film facendone un prodotto accattivante, intelligente e perfino commovente.
Che sia reale o meno, la fantasia della bambina è il modo migliore per fuggire da una realtà difficile da digerire, da una guerra che non vuole finire, da persone così cattive che nemmeno nei suoi libri potrebbero finire a contrastare i buoni.
Come il film per lo spettatore, quindi, il sogno di una mente protegge e rende lieto anche il peggiore dei finali, rendendo immortale la sua protagonista.
15 luglio 2014
Notte Horror - Saw
Come si nota dai film che solitamente passano su questo blog, io e l'horror non andiamo molto d'accordo.
La mia personale storia con il genere si può riassumere in tre tappe fondamentali, più un piccolo prologo riguardante le visioni domenicali di X-files, in cui mia madre, incurante di quel bollino rosso in basso a destra del televisore, mi lasciava andare a letto tardi e piena di incubi per i mostri e gli alieni con cui Mulder e Scully avevano a che fare, in particolare, ricordo ancora un gran bene quel gemello siamese di un uomo super tatuato che lavorava in un circo...
Ma, lasciato a questo prologo il suo tempo, torniamo alle tre fasi:
1. It, il film che ha distrutto per sempre la fama dei clown nei circhi e nelle feste per bambini. Rivisto qualche anno fa mi fece fare grasse risate, ma all'epoca in cui, molto sovversivamente, lo vidi in TV, camminai distante chilometri da ogni tombino, e ogni palloncino aveva il potere di terrorizzarmi.
2. Scream, classico film estivo, classico film da guardare coraggiosamente assieme ad amiche e amici, ridendoci anche un po' su. Ma spento il televisore e sulla strada verso casa, quella maschera avevo paura di vedermela piombare addosso da ogni angolo, e non vi dico le corse a capofitto giù per le scale il cui interruttore della luce (maledizione) si trovava solo sul loro fondo.
3. Candyman, lasciati indietro questi traumi, provo da sola la tentazione di stare alzata e concedermi a questo terrore. Il risultato? Giorni passati ad evitare qualsiasi specchio, il ritorno delle scale da fare di corsa con conseguenze non troppo felici per il mio aspetto.
Ed ecco riassunto, neanche troppo brevemente, il mio rapporto con l'horror.
Quando però la congrega di blogger ha allestito il programma estivo con cui riportare in vita quel Notte Horror di Italia1 che, se la memoria non mi inganna, ben tre volte sono riuscita a vedere, ho deciso di affrontare tutte le mie paure, prendere tutto il mio coraggio e con l'aiuto e il sostegno del giovine, addentrarmi nuovamente nel genere.
Visto che l'esperto di casa (ebbene sì) questa volta era lui, la scelta è ricaduta su Saw, proprio perchè, secondo le sue parole, più che un horror è un thriller, in cui c'è poco sangue ma molta psicologia.
Le sue parole si sono rivelate piuttosto veritiere (a parte l'enorme chiazza rossa che sta al centro della scena), mentre ogni mia aspettativa sul film è andata man mano a sgretolarsi.
La mia idea era per l'appunto che si incentrasse su due uomini, sconosciuti fra loro, che si ritrovano legati alla caviglia all'interno di una stanza dove giace già un cadavere.
E fin lì ok.
Per uscirne, devono sottostare alle sadiche regole di un Enigmista che tutto vede e tutto sa.
E ci siamo.
Quello che non sapevo erano i numerosi flashback che arricchiscono ma anche disturbano un po' il film con il loro stile videoclipparo, andando a scovare le altre vittime del serial killer, presentando il poliziotto ossessionato David Tapp e le vite prima di finire lì dentro del dottor Gordon e del fotografo Adam.
Oltre ai flashback, anche la vicenda parallela della moglie non era prevista, e a darle quel brivido in più c'è la faccia sempre stralunata e sempre terrorizzante del Benjamin Linus di lostiana memoria, su cui già ogni mio sospetto era andato a posarsi.
Ora, mi chiederete, Saw ti ha sconvolto, ti ha terrorizzato?
Mica tanto, a dir la verità, la notte è passata incolume, e solo scendendo delle scale buie (non più le mie, questa volta) un leggero brivido è arrivato all'idea che il fantoccio Billy potesse materializzarsi.
Forse perchè, come ben mi aveva avvertita il giovine, la parte thriller e psicologica ha la meglio, forse perchè dopo anni di CSI a queste metodologie sono ben temprata, ma sta di fatto che no, nessun numero 4 va ad aggiungersi al mio percorso.
Dite che il fatto di essermi spoilerata il finale giusto qualche anno fa in una classifica sui finali più scioccanti della storia del cinema che vedeva al primo posto Il Sesto Senso mi ha in parte aiutato?
Può essere, nonostante questo, penso che mi considererò un filino meno fifona da oggi in poi!
Ricordate che come da tradizione la Notte Horror prosegue alle 23, sul Bollalmanacco, dove la più esperta Bolla parlerà di The Mangler.
Se volete scorrere anche le puntate precedenti basta passare da:
Il Giorno degli Zombi con Dovevi essere morta
Non c'è paragone con Mimic
Solaris con Brivido
Montecristo con Vamp
E per finire, rimanete sintonizzati, le Notti Horror proseguono per tutta l'estate, con il seguente programma:
La mia personale storia con il genere si può riassumere in tre tappe fondamentali, più un piccolo prologo riguardante le visioni domenicali di X-files, in cui mia madre, incurante di quel bollino rosso in basso a destra del televisore, mi lasciava andare a letto tardi e piena di incubi per i mostri e gli alieni con cui Mulder e Scully avevano a che fare, in particolare, ricordo ancora un gran bene quel gemello siamese di un uomo super tatuato che lavorava in un circo...
Ma, lasciato a questo prologo il suo tempo, torniamo alle tre fasi:
1. It, il film che ha distrutto per sempre la fama dei clown nei circhi e nelle feste per bambini. Rivisto qualche anno fa mi fece fare grasse risate, ma all'epoca in cui, molto sovversivamente, lo vidi in TV, camminai distante chilometri da ogni tombino, e ogni palloncino aveva il potere di terrorizzarmi.
2. Scream, classico film estivo, classico film da guardare coraggiosamente assieme ad amiche e amici, ridendoci anche un po' su. Ma spento il televisore e sulla strada verso casa, quella maschera avevo paura di vedermela piombare addosso da ogni angolo, e non vi dico le corse a capofitto giù per le scale il cui interruttore della luce (maledizione) si trovava solo sul loro fondo.
3. Candyman, lasciati indietro questi traumi, provo da sola la tentazione di stare alzata e concedermi a questo terrore. Il risultato? Giorni passati ad evitare qualsiasi specchio, il ritorno delle scale da fare di corsa con conseguenze non troppo felici per il mio aspetto.
Ed ecco riassunto, neanche troppo brevemente, il mio rapporto con l'horror.
Quando però la congrega di blogger ha allestito il programma estivo con cui riportare in vita quel Notte Horror di Italia1 che, se la memoria non mi inganna, ben tre volte sono riuscita a vedere, ho deciso di affrontare tutte le mie paure, prendere tutto il mio coraggio e con l'aiuto e il sostegno del giovine, addentrarmi nuovamente nel genere.
Visto che l'esperto di casa (ebbene sì) questa volta era lui, la scelta è ricaduta su Saw, proprio perchè, secondo le sue parole, più che un horror è un thriller, in cui c'è poco sangue ma molta psicologia.
Le sue parole si sono rivelate piuttosto veritiere (a parte l'enorme chiazza rossa che sta al centro della scena), mentre ogni mia aspettativa sul film è andata man mano a sgretolarsi.
La mia idea era per l'appunto che si incentrasse su due uomini, sconosciuti fra loro, che si ritrovano legati alla caviglia all'interno di una stanza dove giace già un cadavere.
E fin lì ok.
Per uscirne, devono sottostare alle sadiche regole di un Enigmista che tutto vede e tutto sa.
E ci siamo.
Quello che non sapevo erano i numerosi flashback che arricchiscono ma anche disturbano un po' il film con il loro stile videoclipparo, andando a scovare le altre vittime del serial killer, presentando il poliziotto ossessionato David Tapp e le vite prima di finire lì dentro del dottor Gordon e del fotografo Adam.
Oltre ai flashback, anche la vicenda parallela della moglie non era prevista, e a darle quel brivido in più c'è la faccia sempre stralunata e sempre terrorizzante del Benjamin Linus di lostiana memoria, su cui già ogni mio sospetto era andato a posarsi.
Ora, mi chiederete, Saw ti ha sconvolto, ti ha terrorizzato?
Mica tanto, a dir la verità, la notte è passata incolume, e solo scendendo delle scale buie (non più le mie, questa volta) un leggero brivido è arrivato all'idea che il fantoccio Billy potesse materializzarsi.
Forse perchè, come ben mi aveva avvertita il giovine, la parte thriller e psicologica ha la meglio, forse perchè dopo anni di CSI a queste metodologie sono ben temprata, ma sta di fatto che no, nessun numero 4 va ad aggiungersi al mio percorso.
Dite che il fatto di essermi spoilerata il finale giusto qualche anno fa in una classifica sui finali più scioccanti della storia del cinema che vedeva al primo posto Il Sesto Senso mi ha in parte aiutato?
Può essere, nonostante questo, penso che mi considererò un filino meno fifona da oggi in poi!
Ricordate che come da tradizione la Notte Horror prosegue alle 23, sul Bollalmanacco, dove la più esperta Bolla parlerà di The Mangler.
Se volete scorrere anche le puntate precedenti basta passare da:
Il Giorno degli Zombi con Dovevi essere morta
Non c'è paragone con Mimic
Solaris con Brivido
Montecristo con Vamp
E per finire, rimanete sintonizzati, le Notti Horror proseguono per tutta l'estate, con il seguente programma: