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7 settembre 2014

Venezia 71 - Riflessioni Finali

I premi (d'oro e di caffè) sono stati consegnati, il red carpet è stato arrotolato, le luci della ribalta spente.
Anche questa edizione numero 71 della Mostra del Cinema di Venezia si è conclusa.
Al mio secondo anno al Lido qualche riflessione è d'obbligo, a partire dai film visti.
Fin dall'inizio si denunciava la mancanza di pellicole di grido, con i quasi sicuri Malick, Burton e Paul Thomas Anderson non presenti e passati sulle sponde di Toronto, ma Barbera è riuscito a mettere insieme registi di fama, star nazionali e internazionali di comunque alto livello tra un doppio Al Pacino, un premiato James Franco, un cast all stars per Innaritu che sono riusciti a coniugarsi con la qualità. Certo, questa è sicuramente più presente fuori che dentro il concorso, in cui perfino io ho faticato a trovare la pellicola migliore, senza però riscontrare la stessa umanità, lo stesso amore a prima vista che è invece scattato per Retour à Ithaque, presentato nelle Giornate degli Autori.


Dando uno sguardo poi alle varie nazionalità, è innegabile come il livello italiano quest'anno sia stato molto molto alto, con i tre film che gareggiavano (Il Giovane Favoloso, Hungry Hearts e Anime Nere) che non hanno deluso, anzi.
Discorso diverso invece per i francesi, che sembrano aver puntato sulla quantità e non sulla qualità: in concorso (3 coeurs, Le Rançon de la Gloire e Le Dernier Coup de Marteau) sono stati quasi imbarazzanti e fischiati (se si esclude l'ultimo titolo), fuori, mine vaganti su cui non si sapeva se si poteva contare.
Passando invece alle pellicole americane, tutte sviluppate su grandi nomi d'attore e di regia, ci sono state le sorprese più leggere e più gradite (She's funny that way e Burying the ex), ma anche le riflessioni più scontate e patinate (99 homes, Good kill), portando così un bilancio alla pari, e li si ringrazia almeno per aver riempito il red carpet e aver portato le solite orde di fan a bordo del Palazzo del Cinema.


A tal proposito, impressionante come ragazzine di ogni età si trovassero già dalle prime ore della mattina a presenziare in attesa del proprio idolo. Per Andrew Garfield, approdato alle 22, già dalle 9 si scorgevano le prime instancabili, per James Franco, il delirio, scemato però alla vista del suo nuovo look (per esigenze di copione) con pelata con tanto di tatuaggio, tamarraggine e baffetto inquietante.


Tirando le somme, poi, il pubblico e gli accreditati che si aggiravano da una sala all'altra, non era certo moltissimo, con posti sempre disponibili anche se le code partivano a più di mezzora dall'inizio del film.
Colpa anche del tempo, non certo clemente in quanto a temperature e a sole?
Forse, sta di fatto che ovunque si andasse, la maledetta aria condizionata sparata a mille non mancava mai, chiedete al pubblico rimasto congelato in PalaBiennale per credere.
E parlando di sale, un plauso per il perfetto rimodernamento della Sala Darsena, che ha finalmente acquistato fascino ed eleganza.


A conclusione di queste riflessioni, dall'alto dei miei 38 film visti in 9 giorni (la domenica, ahimè, è stata sabbatica), restano negli occhi e nel cuore l'amore e la fame per il cinema che mai sarà saziata, la visione di splendide amicizie, di amori pericolosi, di scelte di vita che si fanno politiche che porterò nel cuore.
E se possono sembrare tanti, sappiate che ci sono almeno altre 3 pellicole che spero presto di recuperare, e che quindi consiglio anche a voi.
Mi sembra coerente, vista la missione nella mia scampagnata veneziana, concludere con questi:

- Heaven Knows What di Ben e Josh Safdie

- Boxtrolls di Anthony Stacchi e Graham Annable

- Court di Chaitanya Tamhane

1 commento:

  1. Vero, stupendo il film di Cantet! Comunque sulla mostra (i premi non li commento: si commentano solo per il gusto di far polemica) ti copio/incollo un commento fatto anche a Sauro: "buoni" film non fanno un gran festival. Film "eccezionali" fanno un gran festival. Dove per "eccezionali" non intendo solo "molto belli", ma "d'eccezione". Quest'anno non ho visto niente di "eccezionale", non c'è stato un "Moglie del Poliziotto", uno "Spring Breakers", insomma film che possono piacere o non piacere, ma che non puoi mettere in discussione per la loro natura "eccezionale" nel bene e nel male, per come portano il linguaggio-cinema in dimensioni inesplorate (lo scopo del festival?). Un giorno diremo "quello era l'anno di Spring Breakers" o "l'anno della Moglie del Poliziotto"...ecco.

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