Leggo tutti i giorni o quasi alla sera, sonno permettendo, e il sabato e la domenica mattina, mentre il giovine ancora dorme.
Sarebbe stato più giusto chiamare questa rubrica "Il Lunedì parlo di libri", ma non sarebbe stato altrettanto bello, non sarebbe stato altrettanto bene con "La domenica scrivo" partito ieri.
Quindi, è così, Il lunedì leggo.
Ché di scrivere il Box Office e fare i conti in tasca ai cinema italiani mi ero un po' stancata, ché visto che di libri ne leggo abbastanza, per parecchi lunedì sono apposto, ché insomma, avevo voglia di scrivere ancora oltre la domenica.
Ma questo non significa che farò delle vere e proprie recensioni, che starò al passo con le nuove uscite o altro, per quello ci sono altri blogger ben più preparati di me e se non lo avete ancora fatto, Mr. Ink e il suo Diario di una dipendenza è quello da leggere e segnare per avere sempre ottimi libri e ottime opinioni, oltre che per avere ottimi post da leggere.
Inizio, quindi. Ma inizio male.
Fortuna ha voluto che il libro appena finito di leggere, non mi sia piaciuto.
Nemmeno un po'.
Forse solo nel finale, in cui allo stile così asciutto e descrittivo, ripetitivo, mi ero abituata.
Ho finito di leggere Tokyo Blues - Norwegian Wood (ora diventato chissà perchè solo Norwegian Wood) di Haruki Murakami, iniziato ancora in quel di Venezia e portato avanti e indietro per treni e vaporetti, code pre-film, e comodini diversi, e tutto questo amore per uno scrittore così amato, non l'ho capito.
Di suo, ho letto anche la raccolta L'elefante scomparso e altri racconti, di cui ho un vaghissimo, piacevole, ricordo.
Ma qui no.
E come fare allora se la fine di un libro poco amato corrisponde con l'inizio di una rubrica dedicata ai libri?
Se non solo quello stile, che non corrisponde ai miei gusti, ma anche la storia troppo malinconica, troppo solitaria, troppo simile alla mia, forse, non mi è piaciuta?
Lo si dice. Punto.
Con dispiacere, ovvio, perchè ho cercato di trovare nella solitudine, nella malinconia, nel tempo passato da Watanabe a leggere libri e metodicamente suddividere le sue giornate, qualcosa da apprezzare, cercare in un personaggio vivo e irriverente come Midori una scintilla di luce, ma saranno stati i troppi discorsi sul sesso, i troppi suicidi presenti (quattro, francamente, anche nel Giappone dell'harakiri mi sembrano troppi) o il riferimento non velato a un altro libro che mi è piaciuto ma non troppo come La montagna incantata di Thomas Mann, ma niente, non ce l'ho fatta.
Forse ci vuole un'età, una predisposizione diversa.
Ai tempi del liceo, per esempio, amavo e adoravo Banana Yoshimoto.
Scoperta in sordina con quel piccolo capolavoro che è Kitchen, che mi ha regalato uno dei finali più belli da leggere, riletta oggi in altri suoi libri, forse minori, forse solo meno adulti, mi ha subito stancato.
Proprio per quel suo stile ancora una volta troppo descrittivo, troppo asciutto, troppo ripetitivo.
O forse, più che l'età e la predisposizione, conta quel battesimo del tempo a cui credo fortemente, e che rappresenta l'unica frase che salvo di Norwegian Wood:
"Con questo non voglio dire che non mi fido della letteratura contemporanea in assoluto. È solo che non vorrei sciupare del tempo prezioso leggendo opere che non hanno ricevuto il battesimo del tempo."
E così, archivio Tokyo Blues - Norwegian Blues, comprato al mercatino dell'usato principalmente per il suo autore, certo, ma anche per quel titolo così malinconico che non poteva non attirarmi, a me, che di malinconia vivo.
Mi era capitata la stessa cosa con il più romantico Questo bacio vada al mondo intero di Colum McCann, e anche lì, ero rimasta delusa.
Mi faccio fregare spesso, io, dai titoli.
E anche se McCann mi ha fatto conoscere il mito del funambolo Philippe Petit poi celebrato in The Walk anche da Zemeckis, in quelle storie intrecciate, tra povertà e tristezza nella New York degli anni '70 che si ritrova tutta assieme con il naso all'insù a godere, temere e gioire di una pazzia che è una corda tesa fra due torri e un giovane a camminarci sopra, non c'ho trovato molto.
Come vedete, come leggete, questa rubrica non è quindi una classica rubrica su un libro, una sua recensione, ma parte da un libro per parlare di altri libri, o semplicemente di altro.
Così sarà, per i prossimi lunedì.
Ah, questa nuova svolta del blog mi piace sempre di più. E ti ringrazio per avermi citato! Il libro ce l'ho, ma quando l'ho iniziato a leggere non era tempo.
RispondiEliminaO, forse, io e Murakami proprio non ci piaciamo. Di suo, mi consigliano Kafka sulla spiaggia, che però sfiora le seicento pagine. Mi ci devo avvicinare prima con qualcosa di più breve, sennò addio. :)
I suoi racconti li avevo trovati molto più belli, ma si parla come minimo di una decina d'anni fa quindi chissà come la penserei oggi... In ogni caso sí, meglio avvicinarti con qualcosa di più leggero prima, giusto per sondare il terreno :)
Eliminami accodo a Ink per i complimenti per come stai gestendo il blog...
RispondiEliminaforse la chiarezza fa proprio bene, rende più bello il blog
il libro in questione è nella wishlist da tempi immemori...
É una nuova stagione per il blog, avevo bisogno di svecchiarlo e personalizzarlo un po' di più :) grazie!
EliminaUno dei miei libri preferiti, così triste e malinconico, ma l'ho letto una dozzina di anni fa. In generale amo Murakami, ho letto parecchi suoi libri (11?), alcuni decisamente migliori di altri, spesso molto onirici. Probabilmente Tokyo Blues è uno dei più realistici, nonostante l'alto numero dei suicidi. Vorrei rileggerlo.
RispondiEliminaAmo i libri, questa aggiunta al tuo blog mi sembra ottima!
Proprio perché amo leggere, mi é sembrato giusto parlarne anche qui.
EliminaTokyo Blues lo vedo più per gli anni universitari, la malinconia e i sentimenti in gioco sono quelli. Letto oggi, mi ha pesato, anche se gran parte della colpa sta nello stile distante dai miei gusti.
Ormai qui su In Central Perk è rivoluzione totale!
RispondiEliminaDobbiamo aspettarci una rubrica nuova ogni giorno? ;)
Quanto a Tokyo Blues, non l'ho letto ma ho visto la versione cinematografica e non è che mi avesse convinto granché, quindi appoggio sulla fiducia la tua opinione negativa.
Tranquillo, i cambiamenti sono finito, almeno per il momento ;)
EliminaNon sapevo esistesse un film di questo libro, ma visto quanto é descrittivo Murakami é come se lo avessi già visto e no, non mi é piaciuto troppo...
Ma davvero non ti è piaciuto, Lisa?
RispondiEliminaPensa che questo è uno dei libri della mia vita: l'ho adorato, mi ha devastato, mi ha travolto, lo tengo continuamente sulla scrivania per rileggerlo un pezzettino alla volta, per non farmelo mancare mai. E' proprio vero di quanto i gusti personali possano essere diversi da una persona all'altra... ho perso il conto di quanti amici e conoscenti l'ho regalato, e (quasi) tutti mi hanno ringraziato. E' un libro dolorosissimo eppure, a dispetto di tutto, così pieno di vita e di emozioni! E quanto sono belli i ritratti delle due ragazze... ma non voglio farti cambiare idea, sia chiaro. Probabilmente dipende dal momento, dal contesto, dal nostro carattere. E i suicidi, il sesso, i viaggi... fanno parte di una realtà che certo è lontanissima dalla nostra ma che è parte integrante di un popolo e di un modo di essere. A me ha colpito soprattutto la delicatezza di come vengono raccontati. Vabbè. Scusa la divagazione :D
p.s. il titolo doppio ha una spiegazione: "Norwegian Wood" è quello originale, ma nella prima edizione italiana (pubblicata da Feltrinelli) venne cambiato in "Tokyo Blues" per non incorrere in problemi di diritti d'autore con l'omonima canzone dei Beatles. In seguito, Einaudi (che nel frattempo aveva acquistato i diritti del libro) l'avrebbe ripubblicato ripristinando il titolo originale con cui è conosciuto in tutto il mondo...
Purtroppo sì, Sauro, non mi é piaciuto. E non tanto per una storia così malinconica e piuttosto belle mie corde, quanto per lo stile di Murakami troppo descrittivo, troppo lento. Se sono entrata in sintonia con Watanabe, ho avuto difficoltà con le due ragazze, ma mi capita sempre con i personaggi femminili, nei libri come nei film. Forse, letto ai tempi dell'università il risultato sarebbe stato diverso, chissà...
EliminaGrazie invece per la spiegazione del titolo, su Wikipedia non me li spiegavano ;)
Mi unisco a sauro, ho adorato Norwegian wood. In un'ipotetica classifica dei miei libri preferiti starebbe probabilmente in alto, ma é assolutamente sacrosanto che possa non piacere. Io ho trovato mortali libri amati da tutti, e i gusti non si discutono. Mai. :)
RispondiEliminaNonostante non mi sia piaciuto, posso capire come proprio i punti (la lentezza, le lunghe descrizioni, la malinconia) per me più ostici possano essere per altri i punti di forza del libro. É sempre una questione di gusti:)
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