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4 settembre 2016

Venezia 73 - Diario di Bordo, Giorno 1-4

Sul mio profilo facebook, in questi giorni di Festival, sto tenendo un diario di quanto faccio, di quanto vedo in quel di Venezia.
Visto che non tutti sono miei amici, visto che l'entusiasmo per quanto scrivo è palpabile, raccolgo anche qui le mie epserienze, si parte con i primi quattro giorni.
Pronti?
Non odiatemi.

Nonostante la mia ritrosia, nonostante il tenere alla mia privacy (o forse penso solo che non a tutti interessa come passo le mie giornate) ho deciso per il mio quarto anno al Festival di Venezia di tenere un diario su quanto qui mi succede. Riuscirò a vincere il mio lato scostante? Ci provo.


GIORNO 1
Dopo una notte insonne in preda all'ansia, la sveglia suona alle 6.15, corro a prendere il treno, a prendere il vaporetto, e approdo al primo rifugio per la prima notte.
Tempo di depositare una valigia che contiene dai maglioni invernali ai vestitini estivi (non sai mai che temperature trovare al Lido, o nelle sale, habitat perfetto a volte per dei pinguini) e corro al Lido.
Mail minatorie hanno fatto terrorismo psicologico: più controlli! più attesa! arriva in anticipo! In realtà tutto si svolge in tranquillità, e quindi c'è il tempo per scattare qualche foto e godere del relax nel nuovo giardino che ha coperto l'orrida buca.
Si parte con le visioni, nel segno della pefezione di La la land che con la sua magia, il suo romanticismo e la sua nostalgia, mi conquista.
Ne scrivo subito ispirata dalla voce di Gosling e dagli abitini -che io posso solo sognare- della Stone.
La scelta poi è tra Muccino e Kim Ki-duk. Facile direte voi, ma se il coreano mi ha deluso nelle sue ultime 4 volte al Festival, non mi fido più, e vado di cliché e leggerezza con un Muccino troppo giovanile.
Prima della delusione The Light Between Oceans una lunga pausa da passare in relax, in sala stampa, sul red carpet a godere della bellezza scintillante della Stone e assistere a una lite sul senso del film The War Show. Visti pure i belli da invidia Fassbender-Vikander, non resta che tornare a casa, stanca e distrutta. Va da sè che mi perdo per calli sconosciute, ma approdo in una doccia inizialmente gelida, e finalmente sul letto da cui scrivo.
Domani è un altro giorno, e cercherò di essere meno asociale e più social. Ci provo.

GIORNO 2

Visto il successo del mio diario, non mi resta che proseguire. E per farvi capire quanto brava e quanto impegno nonostante tutto ci metto, sappiate che il post di ieri si era cancellato poco prima di andare in pubblicazione, facendomi tirare qualche eresia e perdere una preziosa mezzora di sonno. Vuoi il nervosismo, vuoi la frenesia da Festival, il sonno ha tardato ad arrivare comunque.
Volendo iniziare al meglio la mia giornata, ho fatto una capatina nell'altana della casa dov'ero ospitata, e che meraviglia, per quanto si dica che "Venezia è bella ma non ci vivrei", io ci vivrei immediatamente!
Ma passiamo al Festival, dove arrivo dopo essermi persa nuovamente tra le calli attorno a San Marco, dove si inizia alla grande con un Villeneuve re Mida, capace di trasformare ogni genere in oro. Arrival è una contaminazione che finisce lasciandoti pervaso dalla speranza e dall'amore.
Arriva poi il turno di Wim Wenders e se il film è ostico e difficile, tanto, troppo parlato, non hanno aiutato una proiezione in 3D e i sottotitoli ballerini, prima in italiano, poi su protesta degli stranieri, in inglese, con tanto di pellicola che riparte da capo dopo primi minuti già provanti.
Fatico a stare sveglia, cullata da canzoni splendide, ma esco, sbocconcello qualcosa -mia nonna me l'ha predetto, tornerò di sicuro con 2 chili in meno, avrà ragione? vi aggiornerò se ci tenete-, scrivo in velocità indecisa se vedere Prevenge, Laavor et Hakir (commedia ebraica sul matrimonio) o Hounds of Love (horror australiano di tipo ragazza rapita/seviziata/che si vendica). Visto che qui a scrivere sono una scheggia, vince il primo promettendomi poi un paio d'ore di pausa in cui scrivere ancora e godere del red carpet.
Prevenge è una sorpresa, un horror atipico, indie, ironico, pieno di sangue e con omicidi ordinati da una bambina ancora nella pancia di una madre che si fa serial killer. Segnatevelo.
Gli ormoni impazziscono, l'invidia va a mille sul red carpet con Michael Fassbender dal sorriso assassino e con Alicia Vikander che pur nel peggiore degli abiti, è di una bellezza semplicemente bellissima.
Da una simile bellezza a luoghi e persone privi di bellezza nel Cile povero di El Cristo Ciego visione non certo leggera, decisamente di nicchia.
La giornata al Lido è conclusa, e non me ne vogliano gli amanti dell'horror che vedono in Dario Argento e Refn che presentano Romero un orgasmo in tre parti, aspettare la mezzanotte, tornare a notte fonda, per me è già di per sé un film dell'orrore, tant'è che devo traslocare.
Vaporetto-casa dell'amico ospitante-vaporetto-nuova casa, il tutto con la solita valigia non certo leggera, in una Venezia più umida che mai.
Ed eccomi qui, in una nuova stanza più distante dal Lido ma decisamente bellissima, da cui scrivere.
Per la cronaca, anche questo post mi si era cancellato, ma scrivendolo su word ho fregato la tecnologia, e ripristinato il documento. Visto? Ce la posso fare.

GIORNO 3

Non so se si è notato in questi due soli post-diari, ma non sono una tipa con molti amici. Anzi, sono sincera, qui a Venezia mi muovo in solitaria, e non me ne dispiaccio neanche un po'. Certo, mi perdo spritz e aperitivi, ma ho la fortuna di stare bene con me stessa, di non apprezzare le chiacchiere di circostanza e se si deve fare un recap di quanto visto scontrandosi su pareri e visioni, evito. Preferisco i miei tempi, i miei silenzi, o forse devo ancora trovare la persona giusta con cui dividere questi giorni. Questa premessa nasce per farvi capire che no, difficile che qui si parlerà di party, e a mio favore depone il grande dramma di oggi: l'aver perso l'anteprima del nuovo film di James Franco. Motivo? Aver esagerato nella socialità, chiaccherando più a lungo di quel che dovevo. Esagerato? No, visto che sono rimasta fuori dalla sala per soli 7 miseri posti, l'equivalente esatto di qualche minuto di ritardo nel mettermi in coda.
Sperando di recuperare In Dubious Battle nei prossimi giorni, partiamo dall'inizio di questa giornata che si è aperta con altri due ottimi film americani: The Bleeder con un immenso Liev Schreiber -che mi ha fatto far tardi questa sera, facendosi attendere sul red carpet assieme alla moglie Naomi Watts di una bellezza scintillante- e Nocturnal Animals di Tom Ford proiettato in una Sala Grande con nessuna poltroncina vuota, e con una certa tensione della sicurezza, che si aggirava con fare circospetto e che non permetteva a nessun telefono di brillare nel buio, pena l'accecamento via laser verde.
Compiuta la mia eccessiva dose di socialità, rimbalzata da James Franco, mi sono infilata di corsa e al buio a vedere Le ultime cose che più di tanto non mi è piaciuto, troppo pessimista e tragico lì dove uno spiraglio alla leggerezza sarebbe stato gradito.
Il sole picchia forte in questi giorni a Venezia, in cui settembre non sembra essere arrivato, e così ben venga una lunga pausa rilassante.
I sudori tornano però a farsi sentire sul red carpet di Nocturnal Animals, non tanto per le paillettes riflettenti che infasciano la Adams, quanto per la bellezza di Jake Gyllenhaal, che già sullo schermo, con quei sorrisini piacioni, aveva smosso qualche ormone. Bello, bello davvero.
La giornata di visioni si conclude con un melodramma firmato Ozon, Frantz che ha dalla sua la classe francese ma a cui manca qualcosa, il guizzo, per emozionarmi appieno.
Domani la sveglia suonerà ancora prima perchè sembra cosa buona e giusta far durare un film 148 minuti (lo spettro Lav Diaz con i suoi 226 si avvicina pericolosamente), e quindi è meglio chiuderla qui, con un'immagine poetica: io, con il mio gelato tutt'altro che buono, che cammino verso casa sul Ponte Longo delle Zattere, affianco a me, una coppia si ferma e si mette poeticamente a "limonare duro". Sì, l'asocialità è una brutta bestia.

GIORNO 4

E' stata una giornata particolarmente calda e particolarmente umida.
E no, non vuole essere un commento alla presenza e alla visione celestiale di Jude Law.
Venezia è sotto la morsa del caldo, e lo si deve accettare, con tutto il sudore, la pelle unta e i capelli ricci del caso.
E accettiamolo allora di svegliarsi in un'alba grigia e uggiosa per poi cuocere sotto il sole.
Fortuna che le sale offrono un ottimo riparo, soprattutto quando di film di facili e semplici 90 minuti non se ne fanno più.
La mattinata è iniziata sotto il segno di Sorrentino e del suo The Young Pope, i primi due episodi della serie Sky che andrà in onda ad ottobre promettono scintille, promettono un House of Cards sorrentiniano e soprattutto nel Vaticano. E sì, è un Sorrentino in grado di convincere anche i più fervidi anti-sorrentiniani visto come si trattiene nelle sue riprese lasciando andare le parole.
Presa una breve boccata d'aria, giusto il tempo di prendere un kit kat che uscita dal negozio mi si è squagliato in mano, e si rientra per un western pieno di sangue e vendetta e crudeltà, che fa strano trovare in concorso. Non che Brimstone con i suoi 148 minuti sia brutto, anche se non si capisce quanto e come si prende sul serio lui per primo.
Questo quarto giorno vede anche un netto picco verso l'alto nella mia socialità, con gli amici del Teatro Montegrappa -motivo per cui ho il mio bell'accredito blu- di passaggio per un film, Home, visto assieme. Se volete dei figli, o se ne avete che stanno per entrare in fase adolescienziale, non guardatelo, perchè il ritratto di una generazione senza sentimenti, senza empatia e senza possibilità di comunicazione nonostante i canali social sempre aperti, fa paura. Altro che #FertilityDay.
Salutati gli amici, tornata nella mia cara solitudine, scopro che la vodafone mi ha fatto pagare ben 6 euro al giorno negli ultimi 4 giorni per uso improprio di internet, ovvero uso di smart phone come hotspot cosa non prevista dal mio piano tariffario (con questi paroloni mi faccio paura da sola). Avvertire prima? Rendere il wifi del Festival più potente? Quindi, addio scrittura rilassante nel mezzo del verde del giardino, benvenuta fredda e stressante sala stampa, sempre affollata, sempre scomoda.
Fortuna che qui la mia velocità di scrittura è impressionante, e così ho tutto il tempo di godere della bellezza di Jude Law sul red carpet, dal faccino giovine, dai capelli che incredibilmente resistono.
Ultimo film, Spira Mirabilis di cui a fatica ho parlato nel blog, non essendo abituata a un genere di film che mi permette di pensare alla lista della spesa, all'arredamento di una possibile casa nuova e pure a cosa scrivere questa sera sul mio diario. La mente vaga, torna in carreggiata solo nel finale, ma basta? No.
Questa sera decido di non aspettare Jon Snow, tanto che ne sa lui, e di andare dritta a casa a mangiare, e per chi dice che Venezia non cambia mai, sappiate che invece cambia: il supermercato di fiducia che chiudeva alle 23 ora chiude alle 22, il kebabbaro dietro l'angolo non c'è più, sostituito da una libreria, e allora non mi resta che andarmene a letto con un gelato, buono questa volta, cercando di non maledire il nuovo kebabbaro che stava proprio a due passi da casa a mia insaputa.

2 commenti:

  1. Ma ci interessa sì come passi le giornate!

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  2. Più che un semplice post, un greatest hits!

    Occhio però che Mark Zuckerberg non ti richieda l'esclusiva su quanto hai già scritto sul suo regno Facebook. :)

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