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3 settembre 2016

Venezia 73 - Home


La gioventù di oggi mi fa paura.
Mi fanno paura anche i genitori che l'ha cresciuta, questa gioventù, e non è solo un fatto generazionale, ma la maggior parte dei giovani di oggi, attaccati ai loro telefoni, impegnati in una vita più social che sociale, anafettivi, chiusi in se stessi, mette i brividi.
Il sentimento cresce di fronte alla visione di Home, opera prima della belga Fien Troch presentata nella sezione Orizzonti.

Quello a cui assistiamo, sono giornate passate a non far niente, a girare video, fumare, bere, andare sullo skate, e va bene, ma vediamo anche una mancanza di educazione, nei confronti di professori come di genitori, una mancanza di rispetto per gli altri, per se stessi. Con i sentimenti, i corpi, svenduti.
E poi ci sono loro, genitori incapaci di ascoltare e di mettere paletti, che si lamentano della manzanca di comunicazione ma che sono i primi a non renderla possibile, con pressioni e interrogatori.
La prima parte del film ruota attorno a quanto di più non si sopporta in questa gioventù allo sbando, con relazioni amorose non così profonde, con l'arrivo a casa -ma non la sua, quella del cugino- di Kevin, rilasciato dal carcere dopo aver pestato a sangue un uomo in strada e essere stato incastrato da un video.
Gli zii gli concedono una chance per cambiare vita, iniziando a lavorare con loro, dandogli una camera, il suo spazio, perfino una TV. La tensione è però palpabile, e Kevin per primo sa che gli basta un niente per scattare e per far partire una rissa.
Lo si sente, allora, che l'incubo, la tragedia, è in agguato, e abita però in una casa diversa, all'apparenza perfetta, dietro muri dove si consuma un rapporto di amore e odio tra un figlio e una madre, possessiva, sola, malata.
E così, nel sangue, il film svolta, cambia piano, facendo rabbrividire e dimostrando, se fosse necessario, che se i figli son così, la colpa è dei genitori, che minimizzano, tacciono.
Nonostante tutto, nonostante i sentimenti, i sorrisi, sembrino albergare altrove, un filo di speranza il finale ce lo lascia.
Senza filtri, senza censure di sorta, la Troch ci mostra una generazione che con le sue sole forze prova ad andare avanti, capendo gli errori, capendo dove sta il giusto.
Home, dal titolo semplice e non troppo incisivo,è asciutto, nel suo linguaggio come nella messa in scena, e si sostiene grazie alle interpretazione naturali di giovani attori tra cui spicca il bel Sebastian Van Dun. A fare capolino, in un montaggio e in una sceneggiatura non sempre chiari e lineari, una musica elettronica che ben si sposa alle immagini, difficili da digerire, difficili da dimenticare.

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