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3 settembre 2016
Venezia 73 - Brimstone
Chi lo ha detto che il genere western è morto?
Dagli exploit di Tarantino, in attesa di vedere -sempre qui a Venezia- le incursioni di Ana Lily Amirpour (The Bad Badtch) e di Antoine Fuqua (il remake de I magnifici sette), nel vecchio e polveroso west ci andiamo con l'olandese Martin Koolhoven, in una produzione che però è americana.
Quello che vediamo è un'epopea in quattro capitoli (e 148 minuti di durata), in cui c'è spazio per la crudeltà del romanzo di formazione, per i brividi del thriller e per il sangue del dramma..
Al centro di tutto c'è lei, Liz, donna muta, madre di una figlia e matrigna di un ragazzino, che vive la vita perfetta nella semplicità di quei paesi di legno nel mezzo del nulla. La sua tranquillità viene scossa dall'arrivo di un nuovo predicatore, dal volto segnato, che sembra conoscerla e sapere il suo passato. Chi è quella giovane senza lingua? Da dove arriva?
Lo si scopre poco a poco, in flashback che vanno sempre più indietro nel tempo, fino a mostrarcela bambina e a rivelare verità ripugnanti su un predicatore che Dio sembra non conoscerlo proprio.
In questo passato, tra bordelli e veri e propri inferni, Emilia Jones prende il posto della sua versione adulta Dakota Fanning, cresciuta davvero bene. Insieme, danno vita a un personaggio a tutto tondo, anche se il premio a character più inquietante e più sadico, va ad un Guy Pearce indemoniato che mette i brividi. E sì, c'è pure lui, il Kit Harington di Jon Snow, che appare per pochi minuti, nei quali dona speranza dalla luce divina.
Il passato che conosciamo viene quindi a chiedere il conto nel presente, dove il sangue da versare sarà altrettanto copioso, e dove la fuga non può essere una soluzione.
Il risultato di questi 4 capitoli che si muovono avanti e indietro, è un po' troppo pasticciato, un po' troppo lungo, e non aiutano frasi ad effetto che però portano alle risate più che agli applausi. Il tutto è godibile, sicuramente ben recitato e ben girato, con una fotografia che dà il suo meglio in mezzo alla natura, come dimostrano l'inizio e il finale del film.
Suona strano trovarlo in concorso un western, e soprattutto un western simile, ma d'altronde, chi l'ha detto che è un genere morto?
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