1991
Jelena e Ivan si amano, ma una guerra li sta per separare.
Una guerra che loro non sentono come propria, lei serba, lui croato, dovrebbero schierarsi su due fronti opposti, ostacolarsi, odiarsi. E invece no, si amano, si amano sulle sponde di quel lago ancora pieno di vita, di calore, di bellezza. Si amano diventando così uno zimbello per le famiglie, per gli altri, che del loro amore si vergognano, provano a fermarlo.
È l'inizio di quella guerra, in cui ancora non si sa quanto quell'odio potrà andare avanti, insinuarsi nel sangue, nelle diverse fazioni.
E quell'inizio, è scandito da uno sparo, partito quasi per gioco, senza rendersi conto delle conseguenze, del sangue, del dolore, dell'odio che finirà per provocare.
2001
Natasa e la madre, serbe, ritornano nella loro vecchia casa. La guerra è finita, ma ha lasciato segni evidenti, non solo nei muri di quella casa scavata dai proiettili, ma anche e soprattutto nelle persone, che in quella guerra hanno perso parenti, amici, amori.
Natasa ha perso il fratello.
E così, a tornare in territorio croato, a farsi aiutare per sistemare quella casa che cade a pezzi da un croato, Ante, non ci sta. E si aggira per quei muri spogli, per quella collina con il muso duro e la rabbia che ribolle. L'odio.
Finchè ci prova a lasciarsi andare, in quel lago una volta pieno di vita e di calore, ora lasciato vuoto, abbandonato, ci prova a concedersi con desiderio a Ante, a mettersi nei suoi panni, lui, che la guerra non l'ha fatta, lui che la stessa guerra ha privato di un futuro, unico giovane rimasto mentre chi può se n'è andato in città.
Ma forse è troppo presto, forse quell'odio, quella guerra, ha attecchito troppo in profondità.
Solo la gentilezza, può sradicarla. Se si è pronti ad offrirla, ad accoglierla.
2011
Luka torna a casa, torna lì dove si sta organizzando un rave, una festa non stop dove la musica, l'alcool, la droga scorreranno a fiumi.
Torna da una famiglia con cui non sa più che dire, non ha nulla da condividere, torna da quella donna che ha amato, ma che ha abbandonato.
Solitario, triste, disperato, Luka si muove in quel frastuono incurante del suo futuro, con quel passato che torna inevitabilmente a bussare.
E mentre quel lago rivive, ritrova la vita, il calore, anche se eccessivo, in un'onda terapeutica che finalmente esplode, da lì se ne va.
Cercando di fare pace con se stesso e con quel suo passato. Con quell'odio, quella guerra, lontana, vero, ma ancora presente.
Non se ne parla spesso di quella guerra che solo 25 anni fa ha risuonato a pochi chilometri da noi, dividendo persone, amici, parenti.
Se ne parla poco ma ultimamente se ne parla sempre di più.
Ed è un bene, perché non ci rendiamo conto di come quella guerra ha cambiato un popolo, delle persone, in nome della geografia, di antiche rivalità.
Non ci rendiamo conto che quei gommoni, carichi di speranza e di vita, sono prima arrivati da lì, dove a dividerci c'era solo un braccio di mare.
Dalibor Matanic ne parla in modo splendido, mettendo in scena tre atti, in tre epoche diverse, che hanno una forza inarrestabile nel mostrarcela con un solo sparo, quella guerra.
A dargli ancora più forza, la scelta di far interpretare sempre agli stessi (e bravissimi) Tihana Lazovic e Goran Markovic la coppia protagonista, portandoci di volta in volta a cambiare opinione su di loro, a dimenticare, per quanto possibile, un passato che non è il loro ma che ormai, come quella guerra, in noi si è sedimentato.
Ed è con questa struttura, con questo accorgimento, che il nostro sguardo si educa, facendo di Sole Alto un film importante, difficile da dimenticare, così potente, così drammaticamente attuale.
Regia Dalibor Matanic
Sceneggiatura Dalibor Matanic
Musiche Alen Sinkauz, Nenad Sinkauz
Cast Tihana Lazovic, Goran Markovic,
Nives Ivankovic, Mira Banjac
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Sarà anche bello, però mi sa comunque un po' di mattonazzo... :)
RispondiEliminaLo sapeva anche per me, ma la visione mi ha folgorato. Ha tutte le carte in regola per stupirti, fidati!
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