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10 marzo 2017

Il Cliente

E' già Ieri -2016-

Premessa 1
Questo è il primo film di Asghar Farhadi che vedo. Esatto, non ho visto né il tanto acclamato Il Passato né tanto meno il vincitore del Premio Oscar Una Separazione. Troppo distanti da me, e sì, poca voglia di dover affrontare pellicole che sulla carta non gridano certo leggerezza.
Premessa 2
Non ho mai letto o visto nemmeno Morte di un commesso viaggiatore, opera teatrale di Arthur Miller portato al cinema già due volte, quindi, nonostante gli stralci che ne Il Cliente si mostra, non so bene se ho capito la correlazione fra le due opere. E sì, posso arrabbiarmi solo in parte con Farhadi per lo spoiler sul finale, visto che tale spoiler, in fondo, c'è già nel titolo.
Premessa 3
Ritengo l'Oscar assegnato ancora una volta a Farhadi decisamente politico e poco meritocratico, perchè diciamolo, grazie al Muslim Ban i giochi in tavola sono cambiati, e poter avere una dichiarazione di chi per scelta contro un tale atto politico e anticostituzionale, non si è presentato a Los Angeles, era un bel momento per tutti.
Così è stato, e anche se il mio cuore nella cinquina batteva per lo svedese A Man Called Ove, credo che mai come quest'anno i candidati stranieri fossero privi di mordente, con i migliori -Verhoeen, Dolan, Larraìn- lasciati in panchina.


Messe da parte queste premesse, parliamo del film e non di tutto quello che gli sta attorno.
Siamo in Iran, siamo in una condominio che nel cuore della notte si sveglia e sta per crollare: crepi, finestre che si rompono, rumori angoscianti. L'evacuazione è obbligatoria, i lavori in corso nella strada affianco hanno provocato il tutto.
La coppia di attori Emad e Raana si ritrova così senza un posto dove stare, e tra ospitate da amici e notti in teatro, trovano una sistemazione forse più che temporanea in un altro condominio.
L'appartamento in questione, però, apparteneva a una donna dalla dubbia condotta, che non viene a ritirare quanto lì lasciato.
Tutto cambia una sera, Emad si ferma in teatro, Raana torna a casa, lei ha le chiavi, promette di aprirlo. Così, quando suona il citofono, apre senza nemmeno chiedere chi è, lascia la porta aperta, viene aggredita da uno sconosciuto.
Chi era? Perché l'ha aggredita?


Da qui, da una semplice svista, da una semplice domanda non fatta, parte un vortice fatto di rabbia, vendetta, silenzi e trauma. Un modo diverso, fra marito e moglie, di affrontare questo trauma, un ricercare una verità che non  può che far male.
Ci si muove, allora, assieme a Emad per strade affollate, lo si vede recitare un dramma che lo rappresenta, lo si vede insegnare con passione.
Quello che dice ai suoi alunni, quello che recita su quel palco, il suo personaggio, quello della moglie moglie anche nella finzione, e soprattutto quel palazzo, pericolante, pieno di crepe, di spaccature insanabili in cui l'azione si ferma.
C'è tensione, ce n'è parecchia, ci sono questioni morali difficili da digerire e affrontare, ma c'è anche un linguaggio che è distante, da me, dal pubblico, che in quelle metafore di cui sopra si perde.
Per la premessa 1, 2 e 3, Il Cliente non è di certo il miglior film straniero dell'anno, e no, non è meno tra i peggiori, viste le carte che gioca e per come le gioca, ma finisce in quel limbo di "sì, ma" che è -tristemente- parecchio popolato.


Regia Asghar Farhadi
Sceneggiatura Asghar Farhadi
Cast Shahab Hosseini, Taraneh Alidoosti
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6 commenti:

  1. Per me, un gran film, come tutti quelli di Farhadi. Un livello di intelligenza che Hollywood si sogna. Il consiglio è di recuperarti i suoi film, About Elly su tutti: se entri nel mood, poi è difficile non amarlo.

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    1. A breve lo farò, sono anni che me lo riprometto e a mancarmi fisicamente è proprio About Elly. Qui, non so, è mancata la scintilla e la chiave giusta con cui vederlo.

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  2. Fahradi è un grande autore, io recupererei Una separazione, per me il suo film migliore.

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    1. In programma per i prossimi mesi di secca al cinema, una bella settimana tutta per lui, sperando vada meglio che con Il cliente.

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  3. Io invece ho visto gli altri due più celebri, e li ho piuttosto apprezzati, mentre questo mi manca.
    La sensazione di un Oscar politico l'ho avuta comunque, anche senza vederlo... :)

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    1. La cinquina finale era davvero misera rispetto ai grandi esclusi. Si è giocata la carta politica senza ferire nessuno, ma di meglio, c'era sicuramente.

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