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31 agosto 2017

Venezia 74 - First Reformed

Paul Schrader torna a Venezia per cercare di dimenticare l'onta di The Canyons.
C'è riuscito solo in parte, però, perchè il suo verboso e politico lavoro, non si può certo dire leggero. C'è spazio per l'ambientalismo, per la crisi personale e di fede, c'è spazio per l'amore e i grandi interessi, in un dramma di campagna, in un dramma di un prete pastore solo, depresso e pure malato, che scopre una nuova fede.



In First Reformed siamo totalmente immersi nella vuota vita di questo pastore, vuote sono le sue stanze, vuota la sua chiesa, prossima a festeggiare i 250 anni dalla fondazione. Ma non è il solo ad essere solo.
La devota Mary chiede il suo aiuto, il marito è un ecologista e attivista convinto, e non vorrebbe mettere al mondo quel figlio che lei aspetta. Ma negli scontri verbali che ne nascono, ad  avere la peggio è proprio lui, un padre che un figlio non ce l'ha più, che in quelle posizioni radicali si ritrova e ne resta affascinato.
Il riferimento alla politica negazionista di Trump è chiaro ed evidente, le battaglie di Ethan Hawke -sempre convincente, anche con il colletto bianco- cercano di scalfire chi ha troppi interessi per pensare all'ambiente, ma trovano una soluzione solo nella radicalizzazione di se stessi.
Raccontato così, il film sembra sì non certo leggero, ma anche necessario e interessante, ma qualcosa che non va c'è. Ci sono scene oniriche che strappano sorrisi involontari, c'è una pesantezza di troppo che si sente in fase di scrittura, con lunghi dialoghi, lunghi monologhi e soliloqui. C'è poi un finale, che lascia in sospeso e piuttosto perplessi, che con il suo romanticismo cambia un po' troppo le carte in tavola.
E allora, caro Paul, come la mettiamo? Si sta stretti in quello schermo stretto, si sta scomodi ma giochi da vero maestro nelle riprese e nei colori depressivi ci sono. La musica poi c'azzecca anche quando sembra non centrare, ma non basta ancora per convincere del tutto. Mi spiace.

2 commenti:

  1. Un Paul Schrader impegnato non è una cosa che si vede tutti i giorni...
    La pesantezza di dialoghi e monologhi mi spaventa un pochino, però resta uno dei film veneziani che più mi incuriosiscono.

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    1. A distanza di qualche giorno, ammetto di averlo quasi del tutto rimosso. Non é un bene, purtroppo.

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