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16 ottobre 2017

Il Lunedì Leggo - Crime Week

Il libro è sempre lo stesso, sul comodino, ma avanza un po' più veloce.
Al cinema poco di nuovo e interessante c'è, e visto il successo dello scorso anno, ci si concede un'altra settimana a rispolverare vecchie passioni: quella per il Crime.
Perché sì, nonostante la fifona lacrima-facile che c'è in me ora, la mia adolescenza è stata segnata da letture e visioni che scandagliavano il male che sta intorno a noi.
E così, questa settimana ci si dedica a investigazioni, serial killer e misteri, con documentari e serie TV che ce li raccontano, andando a titillare quel lato che al fascino del male non si sa sottrarre.
Parto dai libri, però, quei libri che fanno parte dei primi anni da lettrice indipendente e che come già confessato per la Settimana Horror, compravo e leggevo senza alcun problema o remore.
Oggi, invece, non sono nemmeno negli scaffali della mia libreria, ma sono rimasti nella casa materna, lontano da sguardi indiscreti e da sussulti del cuore.



Jeffery Deaver era una sicurezza.
Era un nome che già imponeva attenzione. E dei suoi libri, che ora si confondono nella memoria, ne ho letti anche troppi, forse.
Se di Pietà per gli Innocenti ricordo poco, se non il fatto di essere uno dei primi libri acquistati in solitaria, smaltita almeno un po' la biblioteca casalinga, La Lacrima del Diavolo è quello che me lo ha fatto conoscere e amare.
La scrittura fluida, che si faceva divorare, gli incastri e il twist finale che ovviamente era la ciliegina sulla torta al tutto, sono ancora vividi nella memoria.
Il fatto poi che a fermare un serial killer di quelli anonimi, di quelli assoldati per terrorizzare compiendo stragi fra civili ignari e fra i civili ignari si nascondeva, fosse un semplice calligrafo, me lo rendeva ancora più affine.
Parker Kinkaid, studioso con una sua tragedia alle spalle, viene chiamato infatti dall'agente speciale Lukas per decifrare l'unico indizio a disposizione delle indagini: una lettera, che chiede soldi in cambio della fine di queste stragi random fra le strade di Washington.
A rileggerla ora, questa trama, si rabbrividisce per l'attualità del tutto.

Pensare che un semplice segno su una T può far capire la tua personalità e può aiutare la giustizia, ha fatto sì che il ramo della psicologia criminale fosse per anni nella mia cerchia di interessi ai tempi delle medie, poi, al liceo, studiare giurisprudenza sembrava quasi obbligatorio, complice sì Ally McBeal ma anche il Legal Thriller di John Grisham, altra presenza fissa in casa, altra lettura che stava nel comodino materno e che poi è passata anche nel mio.
Ora dubito di quei libri in cui nella copertina il nome dell'autore è in caratteri maggiori rispetto al titolo stesso, ma L'uomo della pioggia resta una piccola perla, tra arringhe perfette e svolte impreviste, con addirittura le mie prime sottolineature a matita, fedelmente riportate nel diario delle citazioni, a confermarlo.
Non chiedetemi del film con Matt Damon, all'epoca vigeva già il mio dogma: "O il libro, o il film".

Per darmi un tono ho provato anche i brividi del Marchese De Sade, che tuttora non so se considerare thriller, horror, o semplici classici dalle connotazioni noir e rosso sangue tipici del gotico.
So che, letti oggi, in un mondo in cui violenza e pornografia e libertà sessuale imperano, impallidiscono, e poco riescono a coinvolgere.
In tempi più recenti, chiusa quella parentesi adolescenziale e affinati i gusti letterari a favore di classici e Autori con la A maiuscola, nel thriller ci sono però ricascata.
Complice il tam tam generale, Io Uccido di un allora sorprendente comico Giorgio Faletti che si dedica alla letteratura di genere, è finito anche sotto i miei occhi.
Niente da ridire sullo stile, di quelli che non possono che prendere, di quelli scorrevoli e che non molleresti più (e come vorrei fosse così anche con l'attuale libro in lettura!), e nemmeno sul soggetto, su un serial killer che si muove nel principato di Monaco, efferato e spietato, che non lascia indizi, se non la sua voce, che corre nell'etere, che si fa sentire in radio, provocando altri brividi. Ma sarà che da lettrice scavata di gialli non me la si fa tanto presto, sarà che qualcosa non mi tornava, il finale shyamalaniano lo avevo intuito. E quando intuisci il finale, in un giallo, l'amaro resta.
Non mi resta allora che nutrire quell'adolescente affascinata dal male che è in me a suon di documentari crime, che quelli sì non deludono, chè la verità -purtroppo- sa essere più spietata e spaventosa della finzione.
Questa settimana nel blog sarà quindi densa e nera, a domani per saperne di più.

8 commenti:

  1. Deaver sai che è uno di quegli autori che non riesco proprio a farmi piacere?
    Devo provare con La lacrima del diavolo, allora.
    Di Faletti, invece, Io uccido è forse quello che meno preferisco: colpa di papà, che quel finale me l'avevva spoilerato troppo subito subito (mi sarei vendicato leggendo prima di lui Niente di vero tranne gli occhi). :)

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    1. Metto le mani avanti, a parlare di quello stile scorrevole è un'adolescente che ancora non aveva letto Autori considerevoli e affascinata dalla storia, oggi chissà cosa ne direi!
      Di Faletti, mi sono fermata a quell'inizio ben scritto ma deludente, lo spoiler di un giallo è un gran colpo basso ;)

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  2. Io uccido invece a me all'epoca era piaciuto tanto ma ammetto che, dovessero chiedermelo ora, non ne ricorderei nemmeno la trama. Le opere seguenti, per contro, non mi erano piaciute per nulla, peccato.
    Di Deaver invece avevo letto la sedia vuota, carino ma nulla di che...

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    1. Deaver fa ancora parte del periodo dei prestiti della biblioteca, per cui chissà se quella sedia l'ho letta. Di certo, non ricordo altre trame oltre quella del calligrafo, e qualcosa vorrà pur dire ;)

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  3. Sono giorni abbastanza crime anche dalle mie parti, tra il film Wind River e la nuova serie Netflix Mindhunter.
    Chissà che non sia arrivato il momento per rispolverare anche qualche lettura di questo genere?

    Mistero... :)

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    1. Non per me, che il solito libro è da più di un mese a prendere polvere. Finita questa settimana crime più documentaristica che altro, mi darò alla finzione di Wind River e Fincher.

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  4. io, che invece di gialli sono alquanto digiuna, trovo che Faletti sia strepitoso... e non mi hai citato la regina delle regine, Agatha Christie e la sua straordinaria penna!

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    1. Agatha Christie e i suoi 10 piccoli indiani (unico Christie nella mia libreria, ma dell'Orient Express ho visto la versione film e attendo quella nuova) li avevo già inseriti nei libri da brividi e non volevo ripetermi, ho fatto luce sugli scheletri dell'armardio della mia adolescenza questa volta :)

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