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17 ottobre 2017

The Keepers

Settimana Crime

Chi ha ucciso Suor Cathy?
Siamo nel 1969, Catherine Cesnik esce dal suo appartamento per andare a fare compere, saluta l'amica e coinquilina, e non fa più ritorno a casa.
La sua auto viene trovata a pochi metri da quell'appartamento, la portiera è aperta, l'interno è pieno di fango, di lei non c'è traccia.
La scomparsa viene denunciata, partono le indagini, viene coinvolta anche l'FBI, ma solo dopo due mesi il suo corpo viene trovato, nel mezzo dei boschi di Baltimora.
Chi l'ha uccisa?
Il mistero non verrà mai sciolto, le indagini si fermano, e un giornalista testardo sa che c'è qualcos'altro sotto.



Passano vent'anni e una donna si fa avanti. Jane Doe, meglio chiamarla, lei sa qualcosa su quell'omicidio, su quella scomparsa: lei il corpo di Cathy lo ha visto prima della polizia.
Quel che più è rilevante, questa Jane Doe accusa Joseph Maskel, prete e vecchio preside dell'istituto Kenough dove Cathy insegnava, non tanto dell'omicidio -anche se il suo coinvolgimento sembra ovvio- quanto di averla violentata, più e più volte. Assieme a lei, si fa avanti un'altra donna, accusando l'uomo degli stessi orrori, aprendo un vaso di pandora che però il tribunale e la diocesi di Baltimora stessa, non riconoscono come vero.
Caso chiuso.
Torna il silenzio.
Passano altri vent'anni e più, e quel giornalista ancora ricerca la verità, e altre due donne oltre lui.
Sono ex studentesse della Kenough, ex alunne di Cathy, che vogliono la verità sulla sua morte.
Hanno ormai 70 anni, sono in pensione, e come reali Signore in Giallo, passano le loro giornate tra archivi e biblioteche e parlando con chi c'era a quei tempi, ricercando dettagli, indizi, che possano dire la verità.
Diciamolo subito, però: la verità -quella tangibile e incontrovertibile- non è ancora venuta a galla.
Perché The Keepers va oltre una semplice indagine su un omicidio, mostra e racconta gli orrori che all'interno di mura scolastiche avvenivano, sevizie e stupri, violenze fisiche e psicologiche, ai danni di almeno una ventina di alunne. Almeno. E mostra soprattutto i muri eretti per mettere a tacere tutto.


The Keepers racconta quindi di chi è rimasto, di chi è sopravvissuto e proprio attraverso il lavoro di queste due donne agguerrite, sta cercando di guarire, di aprirsi, di confessare quanto subito. Perché sì, anche a quasi cinquant'anni di distanza, il dolore c'è, la vita è rimasta segnata, e parlarne ora non mostra debolezza, non fa meno male.
Una lezione per i leoni da tastiera che alle voci che in questi giorni si alzano accusando un uomo o gli uomini di potere e urlano"Potevi dire no", "Potevi parlare prima", "Ma chi ti crede dopo tutti questi anni?". Sentite le parole di Jean Wehner, guardatela negli occhi mentre racconta la sua esperienza, il suo processo di guarigione che no, non è ancora finito.
Ascoltatela e capite, per favore.
The Keepers è quindi una docuserie di quelle che non lasciano indifferenti, che proprio come Making a Murderer (siamo sempre in casa Netflix, a proposito) punta il dito sui veri colpevoli, ne racconta il male, ricostruisce i fatti e le accuse, ma alla fine preferisce concentrarsi su un progetto più ampio, di condivisione e lavoro su sé, che proprio suor Cathy ha ispirato.
In tutto questo, quel potere apparentemente inscalfibile, viene fatto a pezzi: chi ha nascosto, chi ha taciuto, chi continua a rinnegare -la Chiesa, la polizia, la politica- viene messo alle strette, dando un motivo in più a una simile docuserie di esistere e di essere stata prodotta.
Dannatamente efficace a livello narrativo, in grado di tenere con il fiato sospeso, di stuzzicare con indagini e nuovi indizi, con veri o falsi colpevoli, la ricerca della verità coinvolge e mostra chi nella ricerca di questa verità ha speso la sua vita, di famiglie che il lutto continuano a portarlo e che un colpevole, una verità, non hanno. A quasi cinquant'anni di distanza.
E se il male che mostra non può che minare la nostra fede non tanto in una religione, quanto nell'umanità stessa, vedere che quell'umanità colpita e ferita, si rialza, si unisce, alza la voce per sfondare i muri del silenzio, dà speranza.
Ieri, come oggi.


4 commenti:

  1. Lo so che se la guardassi probabilmente la troverei molto interessante.
    Però la voglia di iniziare una fordianissima docuserie crime con dentro pure le suore è sempre troppo poca... :)

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    1. Il problema non sono le suore, sono i preti, e credi a me: è una di quelle serie fordiane, sì, ma che inizi e non puoi più mollare. Sei avvertito ;)

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  2. L'ho sempre incrociata, e tu mi hai ricordato che è una vera priorità.
    Però, finita la sessione, mi aspetta prima Fincher. :)

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    1. Fincher aspetta a breve anche me, ma ricordati di non dimenticare questa piccola perla. Indignazione e commozione garantite.

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