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26 gennaio 2018

Chiamami col tuo nome

Andiamo al Cinema

Da qualche parte nel Nord Italia, 1983
Un'estate di sole, di leggerezza, di primi amori e prime passioni.
Quelle estati capaci di segnare una vita, di essere indimenticabili.
È l'estate di Elio, come sempre al presso della famiglia nella tenuta di campagna, dove non mancano le calde notti, le colazioni tardi, la frutta maturata al sole, il fiume in cui andare a rinfrescarsi con gli amici dell'estate, che crescono come lui.
E uno studente, ogni anno diverso, chiamato dal padre-professore come un onore a trascorrere lì qualche settimana.
Quest'anno arriva Oliver.
Americano, bello, imponente, più grande di quello che i suoi 24 anni facevano pensare, ammirato da tutti, da tutti amato, e che trasuda vita, ad ogni dormita profonda, ad ogni pasto divorato, ad ogni bicchiere bevuto con sazietà.
Elio lo invidia.
Lo scruta.
E qualcosa si muove.
Ma può essere quel suo continuo allontanarsi, quel suo mostrarsi capace di inserirsi in ogni situazione -che sia una partita a carte o di pallavolo, o un pranzo- un sintomo in realtà di timidezza?
Di un muoversi simile, dentro?
Mentre Elio osserva, legge, suona e ascolta musica, lo insegue, gli lascia corda.


Chiariamo: nessun pruriginio, nessun nudo, niente di così esplicito, di così scabroso.
Non c'è il sesso di Adele, non ci sono manifesti di genere, ma c'è un racconto, una crescita, un amore e una passione, proprio come nell'altro film di Kechiche, Mektoub, My Love.
Nonostante l'età dei protagonisti (17-24 nella finzione, 22-31 nella realtà), nonostante il tema della scoperta del sesso, della propria sessualità, o semplicemente di chi può amarci e di chi possiamo amare davvero.
Ma c'è una delicatezza, un'intimità, nel racconto di questa, difficile da trovare e mantenere.
Certo, la passione si accende, eccede e coinvolge pure una pesca, ma certi sguardi, certe attese, certe notti e certi pianti, fatti di insicurezza e di dolore, non ce li si toglie più dalla testa.
Si respira vita, nel film di Guadagnino, si respira la stessa estate calda, appassionata, di A bigger splash, ma messi da parte il glamour e il giallo, qui c'è spazio solo per l'amore. Quello diverso solo di nome, con i nomi che per l'appunto cambiano, quello universale nel suo nascere, nel suo crescere, nel suo arrivare ad una fine.


Così, ci si ritrova nei dubbi, nella frenesia, nella scoperta di Elio e del piacere che non si sa contenere, ci si ritrova nella paura, nella responsabilità che si sente addosso Oliver, e che mette paletti, cerca di delineare confini.
Ci si ritrova nel racconto di un'estate piena di luce, di calore, di afa e corpi, ma che trova il suo habitat naturale al chiaror della luna, un contrasto che si ritrova in una colonna sonora che esplode piena di gioia invitando a ballare, ma che sa farsi più intima, più malinconica e più giusta, sulle note di Sufjans Stevens.
Come se quell'estate fosse già un ricordo, e scappasse via.
Ed è bello, poi, come questo amore sia così universale da non spaventare troppo per quell'uguaglianza di sesso, che Oliver ed Elio non sentano il peso dei loro baci, non lo facciano sentire a noi, che quei genitori capiscano, e sostengono, con parole profonde, forse eccessive in una sceneggiatura che dà spazio ai silenzi, al sottinteso degli sguardi, ma che trova in quel padre saggio il giusto pensiero, la giusta via.
Mostra un'altra grande bellezza Guadagnino, facendoci girare per borghi e nature incantevoli, facendoci fare un tuffo in un passato non così remoto ma ricostruito nei minimi dettagli, tra costumi da paninaro a giornali e autobus, facendoci soprattutto sentire il calore della luce, dei corpi, la loro passione, il loro cercarsi.
È un lavoro fatto di intimità, fatto da due attori come Armie Hammer e Timothée Chalamet dall'alchimia perfetta che trovano qui, in un'Italia che li ha resi ancora più uniti, il ruolo di svolta della carriera.
È una bellezza nostalgica, in cui il profumo dell'estate che sta per finire, della gioventù presto chiamata ad affacciarsi a quel mondo corrotto che qua e là fa capolino, si sente, e si ama.
E chiama a sé, ai nostri ricordi, per non farsi dimenticare più.


Regia Luca Guadagnino
Sceneggiatura James Ivory
Musiche Sufjan Stevens
Cast Timothée Chalamet, Armie Hammer, Michael Stuhlbarg
Trailer
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Voto: ☕☕/5

17 commenti:

  1. vado domenica colma di speranza...

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    1. Speranza ben riposta, io lo vorrei già rivedere :)

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  2. Sapevo che, questa volta, avrebbe fatto breccia. Come poteva il contrario?
    La faccia di Chalament, nei titoli di coda, merita più di qualsiasi Gary Oldman.

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    1. Esatto, senza trucco, senza parrucco, a nudo con le sue lacrime e il suo dolore. Basta quella scena.

      Comunque, mi spiace solo non averlo visto su grande schermo, ma anche doppiato, conto di vederlo quando sarà in programmazione nel lontanissimo marzo qui da me.

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  3. Secondo me il fatto di non mettere dei nudi in una storia che pure parla di sessualità è stata una scelta azzeccata. Non sono un puritano, sia chiaro, ma a volte è più poetico un non vedere e un suggerire, che mostrare tutto. Peraltro avevo letto che erano state girate, delle scene di nudo integrale, ma poi rimosse. Fortunatamente.

    Nella vita di Adele comunque i nudi erano fittizi (non ho visto il film, ma mi chiedo, non era meglio allora non far vedere?)

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    1. Non sono puritana nemmeno io, ma i nudi avrebbero fatto parlare solo di quello, mentre il film è altro, è passione, sì, ma anche amore, scoperta, intimità. E visti certi sguardi, certi tocchi, non se ne sente il bisogno davvero.

      Quanto a La vita di Adele non so cosa intendi per fittizi, ma lì le scene erano ben esplicite ma giustificate e quasi necessarie in un film che raccontava appunto la vita di Adele, la sua scoperta del sesso e dell'amore. Forse eccessive per durata, ma per me non gratuite. E recuperalo, che qui è stato pure film dell'anno ;)

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    2. Urca :), una bella investitura.

      Fittizie perché i genitali femminali erano praticamente fatti col pongo (o qualcosa del genere) messi sopra gli originali. Una cosa del genere XD

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    3. Questa cosa dei genitali mi era sfuggita, ma credimi che non si nota ;) Immagino fossero scelte contrattuali delle attrici -e che posso capire- anche qui leggo che sia Hammer sia Chalamet hanno firmato perchè non ci fossero scene di nudo frontale. E ribadisco, da pudica, li capisco, e che poi, neanche servono.

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  4. L'ho visto qualche giorno fa, dunque non mi sbilancio in attesa del post che pubblicherò lunedì.
    Si accettano scommesse se riuscirà a convincere anche me, oppure se nascerà l'ennesima Blog War con Cannibal. ;)

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    1. Attendo lunedì, anche se qualche pronostico lo potrei anche fare. Davvero difficile che non convinca entrambi :)

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  5. Ed è bello pure questo post.

    P.S.
    Evvai. Finalmente un header non cartoonesco/fordiano su In Central Perk. ;)

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    1. Grazie!

      E chissà se Ford mi ruberà pure questo, e continueremo ad andare a braccetto ;)

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  6. e dopo quella di Mr|Ink, un'altra bella|appassionata recensione!
    le aspettative si fanno sempre più alte, così alte che quasi|quasi temo una delusione. prossima settimana dovrei andare a vederlo e lo scoprirò

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    1. Pure le mie aspettative erano altissime, era da Natale che sui social se ne parlava come di un capolavoro, e a me quella parola fa tanta paura, oltre che antipatia.

      Invece, è bellissimo, intimo, intenso davvero, e già lo vorrei rivedere. Intanto, buona scoperta :)

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  7. Finalmente l'ho visto e posso commentare anch'io!
    Un film di cui t'innamori all'istante, c'è poco da fare... e se in "A bigger splash" si parlava di un amore malato e violento, qui i sentimenti sono con la "S" maiuscola, un ritratto efficacissimo dell'amore primordiale, assoluto. La cosa più incredibile è che la sceneggiatura l'abbia scritta il 90enne James Ivory, che ha tirato fuori uno script che più vitale e passionale non potrebbe essere!

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