Era stata una personale delusione lo scorso anno.
Solo mia, o quasi, che ai reali inglesi fatico ad affezionarmi, che in una gara di bravura e di fedeltà storica, finivo troppo spesso per addormentarmi.
Lo riconoscevo, il mio limite, la mia poca propensione a questa lezione di storia, pur riconoscendone ogni grandezza (QUI).
Quest'anno, la sorpresa: gli occhi non si chiudono, si appassionano, il cuore batte più forte, la lezione è davvero di quelle succulente. Sarà che non sono servite introduzioni, sarà che gli anni raccontati (dal 1956 al 1964) sono apparentemente più anonimi rispetto a quelli iniziali di un regno e quindi tutti da scoprire, sarà che le vacanze hanno aiutato la maratona e nei bisticci domestici, in quella alterigia e comportamento passivo-aggressivo mi ci sono rivista tanto.
Sarà tutto questo, o sarà semplicemente che ho aperto gli occhi, e dalla bellezza e la perfezione di The Crown mi sono lasciata travolgere.
Siamo in anni in cui la guerra è lontana, certo, il primo ministro non cambia, ma siamo in anni in cui ad entrare in crisi è un matrimonio usurato. L'abitudine, il velo del tradimento, un lungo viaggio che assomiglia a una separazione e i tabloid di mezzo.
L'inizio -lo splendido Misadventure- basta.
Ma, cosa che avevo dimenticato, The Crown non è solo una lezione cronologica di storia, è una lezione di scrittura, con episodi scritti e strutturati per argomento, che non disdegnano flashback a raccontare due infanzie traumatiche e segnanti, o che fanno luce su un'amicizia impensabile, quella fra una regina e una first lady, o l'ennesimo, ma per questo non meno travolgente, amore complicato.
Se da una parte abbiamo infatti Claire Foy e Matt Smith che battibeccano, che nulla dicono, ma che a modo loro, con pochissime parole risolvono, dall'altra abbiamo la malinconica e bisbetica Vanessa Kirby/Margaret, che cerca un marito e la vendetta, cerca di sistemarsi e colmare vuoti di potere e di amore, appunto.
E fra i tre, immensi, non si sa chi preferire, chi amare di più.
Gli episodi da incorniciare sono quindi tanti, sono praticamente tutti, capaci come sono di insegnarci come si è vissuto, cosa la Storia ha nascosto, come si costruisce una serie televisiva soprattutto.
E sapere che si è arrivati alla fine di un ciclo, con gli anni che avanzano inesorabili e gli interpreti chiamati a smettere i panni di regine e principi, avvolge il tutto in un alone di malinconia maggiore. I nuovi nomi attesi al varco, sono avvisati, la sostituzione non sarà di quelle semplici.
Io, nel mentre, non posso che chiedere scusa, inginocchiarmi di fronte a una stagione, una serie TV, capace di tanto, e che ha saputo sostituire in fretta gli sbadigli con gli applausi più sinceri.
Per me la sorpresa c'era stata con la prima stagione, che mi era piaciuta nonostante non fosse per niente il mio genere.
RispondiEliminaCon questa seconda la conferma e in effetti è stata ancora superiore. La sceneggiature e le interpretazioni sono strepitosi, al punto da farmi dimenticare che io e i reali inglesi non abbiamo mai avuto tutto 'sto gran rapporto. Fino ad ora.
Sono un po' preoccupato del fatto che nella prossima stagione gli attori cambieranno e al posto di Vanessa Kirby ci sarà Helena Bonham Carter?!?
Ok, brava eh, però in quanto a fascino c'è una "leggera" differenza tra le due... :)
Io e i reali inglesi andiamo d'accordo, ma ho sempre le mie titubanze, e i sonnellini della prima stagione ancora li ricordo anche se sembrano lontanissimi dalla tensione e la bellezza che ho trovato qui.
EliminaIl nuovo casting mi lascia perplessa, pure la Colman per quanto brava fatico ad immaginarla silenziosa e passivo-aggressiva, vulcanica com'è di solito. E dopo la scelta di Margaret temo quella di Filippo.