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12 marzo 2018

Il Lunedì Leggo - Storia di chi fugge e di chi resta di Elena Ferrante

Sono lontanissimi ormai i primi tempi di titubanza, fatica, perplessità davanti a Elena Ferrante, ora, davanti al terzo volume che racconta della crescita, dell'età di mezzo di Elena e Lila, si resta incantati, e si corre velocissimi su pagine che non pesano, e finiscono troppo in fretta.
Pure in questo caso, si ricomincia lì dove ci si era lasciati, con il primo romanzo di Elena pubblicato, e una voce dal passato che di staglia sul pubblico venuto ad ascoltarla.
Nino.
Sembra ancora vicina quell'estate passata insieme nel mare di Ischia, sembra ancora fresca la passione che era esplosa fedifraga fra lui e Lila, e invece, di anni, di cambiamenti, ne sono passati.
Lila è ancora sposata, quel figlio che credeva di Nino, di Nino non è, fa la madre devota, chiusa però in un mondo stretto fatto di rimostranze e di odio nei suoi confronti, si dedica al figlio, non al marito, non al lavoro né alle attività con cui i Solara la tentano in continuazione.
La stessa Elena, nel mentre, è fidanzata, prossima a sposarsi lontana dal rione, in una famiglia acculturata e snob, con un marito non perfetto, non certo amato dal profondo.
Insomma, il tempo, da quel loro essere bambine, immerse in un mondo piccolo e ristretto, geograficamente e mentalmente, è lontano. Per Elena l'Italia non è più un confine, c'è la Francia, ci sono l'Austria e la Germania, ci sono città italiane lontane da Napoli. Per Lila, c'è Napoli, sempre.
E così, quando si tratta di lei, cambia pure la scrittura.
Si fa più forte, più impegnata, le pagine si intersecano con la Storia d'Italia, con le lotte politiche, i movimenti studenteschi, le frange più estremiste -di destra e di sinistra- che si scontrano e si vanno a incagliare con i destini dei giovani del rione, con le università in cui Pietro -il marito di Elena- lavora, con gli articoli che Nino scrive.



Ma sono ancora una volta le pagine dedicate a Lila quelle che più interessano, quelle che prendono il cuore e la gola raccontando la fuga da un matrimonio finito sul nascere, lo svilimento di una vita priva degli agi conosciuti, le fatiche del lavoro più duro -in fabbrica- e i tentativi di cambiare le cose, cambiarle davvero, però, non fermarsi a parole che riempiono la bocca di figli di papà e di signorini nati con la camicia che giocano alla rivoluzione, al femminismo che perde però i suoi contorni, dimenticando la vera situazione della donna nel mondo più vero.
Non a caso, più delle parole di Elena, filtrate dalla famiglia di cui ora fa parte, dal suo risentimento e dalla sua reclusione di madre e moglie insofferente, restano più incisive quelle di Lila, ora lavoratrice, madre, schiava.
Sono queste pagine, poi, che insinuano un dubbio, che riportano a quella premessa necessaria di un'Elena invecchiata e nostalgica, che spera con queste parole lunghe quattro volumi di richiamare a sé l'amica geniale scappata senza lasciare traccia. Viene da chiedersi, questo stile diverso, forte, sicuro, questi dettagli su momenti e su decisioni e pensieri, li ha scritti Elena? O Lila è riuscita davvero ad insinuarsi nel suo computer, forte di quelle lezioni sui "calcolatori elettronici" dopo cena, con la stanchezza e il buio tutto attorno, assieme a Enzo?


Io una mia risposta me la sono data, nonostante la risposta dubbiosa che nell'ultimo volume arriverà.
Tra chi fugge e chi resta, tra chi decide di tagliare i ponti con una famiglia invadente, con una famiglia lontana da aspirazioni e mondi che ormai si frequenta e di cui quindi ci si vergogna, e chi rimane, lottando per la propria indipendenza -per la propria vita in realtà- fronteggiando avances, soprusi, botte e calunnie, difficile decidere. Difficile trovare e provare amore, verso queste due eroine non facili e non certo "simpatiche", deboli di fronte alla passione, allo stesso uomo, ma li raccontano bene entrambe, i dubbi, i timori, le fatiche di gravidanze non del tutto desiderate, di una maternità non sentita, di figli che crescono e che limitano la vita. Non sono madri modello, non sono donne perfette, e continuano a sbagliare, a stuzzicarsi e a scrutarsi con gelosia, con invidia, ma a loro modo pure con affetto.
E per questo, nonostante tutto, Elena e Lila restano appiccicate addosso.

2 commenti:

  1. Ti avverto, dalla recensione del secondo volume in poi i miei commenti saranno tutti, tutti uguali: ma perché sono ancora fermo al primo?
    Mi ripeto, perciò, anche oggi. :)

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    1. Fortuna allora che c'è solo un altro lunedì dedicato alla Ferrante davanti, in cui ti esorterò ancor più a rimetterti in pari, tutto diverso, tutto molto più convincente e additivo ;)

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