Pagine

9 aprile 2018

Il Lunedì Leggo - Il Professore va al Congresso di David Lodge

Lo avevo scoperto per caso, David Lodge.
Con un titolo (È crollato il British Museum) che non poteva che catturarmi, lì, nel mezzo del mercatino dell'usato, e una lettura poi che non poteva che conquistarmi.
L'ho ritrovato sempre lì, al mercatino dell'usato, come se Lodge fosse un autore di cui continuare a disfarsi. Perché mai?
L'ho ritrovato, dicevo, sempre immerso in quei mondi universitari, alle prese con ricercatori e professori, in dotti circoli del sapere di cui però si prende amabilmente gioco.
Ed è stata un'altra conquista.



Ad essere onesti ci mette un po' ad ingranare, questo Professore va al congresso, e proprio perchè il primo congresso a cui i professori partecipano, non è di certo entusiasmante. Un flop a livello organizzativo, un modo per Lodge di riprendere le fila di destini già conosciuti in un altro romanzo (Scambi, che io però non ho letto, e non per questo mi sono sentita tagliata fuori) e presentare altri protagonisti. Ma lasciata la triste Università di Rummidge, ci si mette in marcia, il romanzo ingrana e fa fare il giro del mondo.
Letteralmente.
Sono capitoli a paragrafi dedicati volta per volta al traduttore giapponese, al linguista australiano, al misterioso professore tedesco, alla romanziera femminista americana, al suo altisonante ex marito, al romanziere fallito inglese, a quello sempre inglese che cerca una svolta nella sua carriera, al critico spietato, al vecchio Maestro senza più ispirazione.
Tanti destini, che con il passare delle settimane e dei mesi si incroceranno di congresso in congresso, finendo per amarsi, desiderarsi, invidiarsi e odiarsi, con una cattedra offerta dall'ONU a fare da succulento premio a cui ambire, apertamente o segretamente.


A fare da trait d'union, un giovane studioso irlandese, che al suo primo congresso ha conosciuto l'amore, e che ora che l'ha perso lo ricerca in capo al mondo, come un vero e proprio cavaliere errante costretto e disposto ad ogni tipo di avventura per salvare la sua bella, invischiata in giri loschi di prostituzione. O almeno, così sembra ai suoi occhi.
C'è lascivia, in Lodge, c'è passione e c'è soprattutto un mondo che conosce bene del quale si diverte a mostrare difetti e mancanze, con quel narcisismo ed egoismo che caratterizza anche il più piccolo di questi studiosi.
Tutto finirà nel congresso dei congressi, il - di New York, dove il destino di tutti si incrocerà e si deciderà.
Partendo questa volta dalla letteratura cavalleresca, ne fa parodia, garantendo un'ironia piena d'intelligenza e intrighi geografici e anagrafici gestiti sapientemente.
Bè, non le fragorose risate che auspica Umberto Eco dalla quarta di copertina, ma forse, per un professore e letterato come lui, tutto questo è ancora più divertente.

4 commenti:

  1. Mi sa che questo libro mi era stato consigliato due o tre ani fa da un caro amico (professore all'estero e sempre in giro per congressi). Non ho ancora avuto modo di leggerlo, ma mi era anche passato di mente, come ho visto la tua recensione si è accesa una lampadina e adesso cercherò di procurarmi il libro :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Felice di avertelo ricordato ;) divertente e leggero, colto e ironico, è davvero una bella lettura!

      Elimina
  2. A me i titoli di questo autore, così, a scatola chiusa, non è che invoglino troppo alla lettura. Sarà che musei e congressi non mi scatenano un entusiasmo immediato. XD

    Se è pure sponsorizzato da uno degli uomini più spocchiosi nella storia dell'umanità alias Umberto Eco (con tutto il rispetto, eh) che con questo libro si è fatto grasse risate, mi sa che io girerò proprio al largo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La sponsorizzazione di Eco è un'arma a doppio taglio, soprattutto perchè le risate continue che promette non le ho trovate. Sorrisi e scorrevolezza sì, ironia e divertimento colto pure... però se non ti fidi di lui, fidati di me, che come bella presa in giro del mondo di Eco, Lodge merita.

      Elimina