Tagliamo la testa al toro fin da subito: Il Miracolo è un miracolo per la serialità italiana?
In parte.
Lo è per la sua concezione, per l'essere stata creata e prodotta e pure diretta dal suo scrittore, Niccolò Ammaniti.
Lo è per un lato tecnico non certo da classica fiction italiana, curatissimo, capace di inquadrare, fregare e pure emozionare con singole scene, con singole canzoni -ah, che bella colonna sonora!-, ma in fondo, da Gomorra a 1992/93, passando per la seppur internazionale Young Pope, non ci si dovrebbe più stupire se pure noi italiani riusciamo a produrre serie tv di qualità.
Lo è per gli attori, nonostante qualche inciampo, qualche tentennamento tra i bambini e tra i personaggi che biascicano -o, per usare le parole di ZeroCalcare, usano il metodo del "pesce frascico"- che fa storcere qua e là il naso.
Lo è, soprattutto, per la costruzione di personaggi, diversi per estrazione, per storia, per sviluppo, tutti però accomunati dallo stare a un passo da quel miracolo.
La storia, di suo, è semplice: nel rifugio di un boss mafioso si trova la statua di una Madonna che piange lacrime di sangue. Non si ferma mai, produce litri su litri sfidando ogni legge fisica. Viene chiamato il Primo Ministro a decidere il da farsi, in crisi matrimoniale, personale, e pure elettorale, con un referendum alle porte che potrebbe segnare l'uscita dall'Europa dell'Italia. Ci studiano sopra scienziati, tra cui Sandra, che al miracolo ci crede, mentre sua madre a casa si spegne lentamente, e a dirigere le operazioni c'è un generale che pure lui crede, e indaga soprattutto, cercando di capire l'origine di quella statuetta e quindi di quelle lacrime.
Ci sono poi la moglie di quel premier che non disdegna avventure e non ha istinto materno, scagliandosi così contro la religiosissima tata, e un prete tutt'altro che devoto, dedito al gioco d'azzardo e alle prostitute e ai raggiri per sopravvivere e pagare i debiti accumulati.
Un universo torbido, un'umanità complessa fatta di ansie, di tormenti, di anime scure, che si trovano ad interrogarsi ma soprattutto a trovare una soluzione a quel miracolo che va tenuto nascosto, per il momento.
Sono personaggi che danno sui nervi, a tutto tondo, che si muovono tra cliché e tra spigoli che solo uno scrittore riesce a tirar fuori, tra monologhi ben sostenuti e stoccate politiche e ironiche che vanno a segno. Sono personaggi che infastidiscono pur se splendidamente interpretati, e i nomi di Guido Caprino, Elena Lietti, Tommaso Ragno e Alba Rohrwacher vanno per questo celebrati.
Bisogna essere onesti però, nel dire che ad interessare davvero sono le scene di apertura di ogni episodio, ambientati in una rurale Calabria che forse è la chiave per quel miracolo.
O forse no, perché in attesa di capire se una seconda stagione ci sarà -cosa che ci si augura- restano tanti, troppi punti di domanda e punti in sospeso, restano scelte incomprensibili, snodi frettolosamente sciolti e scelte fin troppo bizzarre da giustificare.
In questo senso, allora, Il miracolo è davvero un miracolo, riuscendo ad appassionare a dovere, ma a rimanere pure piuttosto incomprensibile.
Voto: ☕☕½/5
Irrisolto, imperfetto, ma non ho provato frustrazione stranamente, io che eppure di solito pretendo tutte le risposte. C'è più di qualche difetto, ma devo ammetterlo: tra gli intrecci del finale e la colonna sonora, mi ha intrigato e soprattutto emozionato. Molto. Con quel misto di stramberia e dolcezza caro a Niccolò.
RispondiEliminaSperavo in un coinvolgimento maggiore ma qua e là mi son distratta, lo ammetto. Restano però gran bei brutti personaggi e bei dialoghi, ora non resta che aspettare una seconda stagione, perché l'irrisolto va bene, ma non così ;)
EliminaNei primi 4 episodi di miracoloso c'ho trovato ben poco. Anzi, mi è sembrata decisamente inferiore a parecchie altre serie/fiction italiane degli ultimi tempi. Recitazione compresa. La voglie di vedere il resto quindi non è molta...
RispondiEliminaSono però d'accordo sul fatto che i personaggi danno sui nervi. :)
Ho faticato più di quanto pensassi, alla fine, ma qualcosa di miracoloso in fondo c'è, e a questi personaggi insopportabili son pure riuscita ad affezionarmi un po'. Ma poco, eh.
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