Si potrebbe iniziare con l'elogiare l'interpretazione di Amy Adams, l'ennesima grande prova da attrice di un'attrice che sembra non sbagliare più un colpo, nonostante lo snobismo da parte dell'Academy. Una che arriva dalla sofferta intelligenza di Arrival e dal pragmatismo affascinante di Animali Notturni, qui, fa soffrire ancora di più, mostrando un corpo gonfio e ferito in ogni suo spazio, un corpo che ha una storia, che si perde dentro uno sguardo perso e triste, dentro una bottiglia di vodka da cui mai ci si separa.
Si potrebbe poi elogiare il resto del cast, visto che si è iniziato parlando di interpretazioni, in cui non spiccano gli eroi o le eroine, ma tante personalità odiosamente sfaccettate, dalla gelida e pacata Patricia Clarkson alla supponente e lolita Eliza Scanlen, di cui -non c'è neanche da scometterci- sentiremo ancora parlare.
Per non parlare poi di piccoli ruoli necessari, chiave, e difficili da dimenticare come quello di Taylor John Smith (John Keene), di Elizabeth Perkins o dell'ormai lanciata Sydney Sweeney (già in Everything Sucks e The Handmaid's Tale), passando per un Chris Messina, unico faro di bontà assieme ad un datore di lavoro paterno, che sottolineano bene il male presente a Wind Gap.
O si potrebbe parlare della colonna sonora, che si fa una protagonista a parte, che si fa libertà, valvola di sfogo, accompagnamento necessario a coprire grida, silenzi, dolore, con i Led Zeppelin a farla da padrone.
O, infine, della regia di Jean-Marc Vallée, che dopo Big Little Lies c'ha preso gusto con i progetti a lungo termine, con le storie che possono diramarsi e svilupparsi in più episodi, con racconti letterari e femminili, dando voce a queste donne ferite, ai loro pensieri, mettendoli in scena con un montaggio sopraffino, che insinua presenza, ricordi, cicatrici. Che continuamente arricchisce il racconto, lo rende meno lineare ma allo stesso tempo più ricco.
Si può parlare di tutto questo, di quello che sta dietro la storia per dire quanto grande sia Sharp Objects come serie TV, ma se si dice che pure la storia affonda i denti nella nostra carne, il quadro finito sa di perfezione.
Perché sì, siamo ancora in quella provincia americana in cui tutti si conoscono e tutti parlano di tutti, siamo in quella provincia piena di segreti che viene sconvolta dalla morte violenta di due giovani ragazze. Quella provincia era la casa di Camille, ora giornalista, ora inviata a raccontare quel che nel suo paese succede, quel paese dal quale è scappata, tornando in seno ad una famiglia dai colori pastello e dall'eleganza d'altri tempi, in cui la sua aurea nera, il suo passato -e presente- di autodistruzione, non è benvoluto. Non lo è mai stato.
Indaga, Camille, scava nei soliti sospetti -un fratello, un padre-, scava dentro di sé, con il ricordo di una sorella che non c'è più ad attanagliarla, e una nuova sorella che la provoca e la sfida. E deve fare i conti, alla fine, durante, con tutto.
Così, uno dopo l'altro, si inanellano episodi densi e sofferti, in cui non sono le indagini ad interessare, quanto la guarigione, o il resistere, di Camille. Fino al finale, all'apparenza frettoloso, dalle tinte oscure dell'horror che dirompe poi in una luce che non ci si aspetta. Fino al vero finale, che arriva all'ultimo, che arriva sui titoli di coda e pure dentro, pure dopo di questi, e che è un colpo al cuore, un pugno allo stomaco.
E quindi, sì, si potrebbe partire anche solo dalla storia, uscita dalla penna di Gillian Flynn, per dire quanto sia grande Sharp Objects, ma per fortuna, oltre a una storia così, c'è molto di più.
Voto: ☕☕☕☕☕/5
Come sai, questa volta mi dispiace essere la sola voce fuori dal coro, ma lo trovo veramente piattissimo. A onor del vero, non mi era piaciuto neanche il romanzo della Flynn, con un bel trio al femminile ma una trama da poco. E vederla dipanata in otto episodi lenti, introspettivi, di un'ora ciascuno, purtroppo non giova. Mi sfuggono i personaggi tristi e catatonici, mi sfugge l'indagine (di cui, all'episodio in cui sto, il penultimo, si parla perfino raramene), mi sfuggono i plausi. Non me ne voglia Amy, bella anche se spenta, che sarà un piacere rincrociare sul tuo header.
RispondiEliminaWow voto altissimo! Devo dire che c'è una parte di me che spera di apprezzarlo, ma devo dire che una piccola parte di me ha paura di ritrovarsi nell'idea di Mr Ink. Vediamo appena potrò iniziarlo.
RispondiEliminaCon un voto così, è molto probabile che un'occasione gliela concederò, speriamo bene ;)
RispondiEliminaAnche io ho adorato questa serie per tutti questi motivi.
RispondiEliminaC'è dentro una cura ai dettagli, dal montaggio alla colonna sonora, quasi maniacale, eppure il risultato riesce a essere molto umano ed emozionante e a non apparire stucchevole.
A non convincere del tutto c'era giusto il pre-finale. E infatti poi arriva il vero finale, pure per me una mazzata del tutto inaspettata. Shyamalan, batti questo! XD