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8 febbraio 2019

Green Book

Andiamo al Cinema

Ricetta perfetta per sbancare alle nomination degli Oscar:

- Essere tratti da una storia vera.
[Green Book è tratto da una storia vera, racconta l'amicizia tra il buttafuori/autista/cameriere Tony Villalonga e il pianista Dottor Don Shirley, nata durante la tournée di quest'ultimo nel 1962]

- Parlare di tematiche serie e impegnate, come razzismo, omosessualità, lotte per i diritti.
[Green Book parla dell'impensabile amicizia che nasce fra un italo-americano piuttosto retrogrado e un musicista di colore, che lo assume come autista/guardia del corpo per una tournée nel problematici Stati del Sud. Affronteranno ignoranze reciproche, pregiudizi, bigotti di ogni genere e polizia violenta]

- Parlare di tutto questo con una certa leggerezza, non rinunciando a momenti buonisti.
[Green Book pur parlando di razzismo e mostrandocelo in ogni sua forma, violenta o psicologica, è una commedia, di quella piena di momenti leggeri, di battutine scanzonate, con dialoghi e momenti che sì, sono buonisti, sono piuttosto ruffiani -e prevedibili- in alcuni punti, ma funzionano]



- Mostrare una crescita dei personaggi, un cambio della loro psicologia e del loro essere.
[In Green Book man mano che bruciano chilometri e tappe, Tony e Don imparano a conoscersi. Non solo Tony rivede i suoi pregiudizi nei confronti degli afroamericani, sentendosi spesso in soggezione nei confronti di un plurilaureato come Don, ma anche quest'ultimo si trova a dover ripensare ai suoi giudizi su Tony, imparando importanti e preziose lezioni di vita]

- Garantire un lieto fine, con tanto di crescendo nel prefinale con quei diritti che tornano alla ribalta, rinforzando i protagonisti.
[Green Book pur non sembrando natalizio, finisce per essere un perfetto film di Natale, con un finale dove regnano i buoni sentimenti, la corsa sotto la neve della vigilia. Prima, però, Tony e Don uniscono le loro forze, alzando la testa, stringendosi la mano]

Insomma, sì, Green Book è il perfetto film per concorrere agli Oscar.
Confezionato a puntino, con ogni momento e sviluppo della trama che un po' si prevede, un po' è bello ritrovarselo così.
Impegnato ma non pesante, in grado di regalare commozione e risate.
Ma com'era stato con Moonlight (che sempre di razzismo e omosessualità -e droga, e famiglie disfunzionali, e povertà- parlava) anche qui tutto questa prevedibilità non viene per nuocere.
Il motivo è sempre quello: il fattore umano, il cuore che Green Book ha.
L'onestà che ha nel mostrare quest'amicizia vera, davvero capace di cambiare le persone e il loro modo di pensare, con quelle frecciatine, quei momenti seri che non pesano sulla riuscita del tutto perché senti l'importanza che il film, la storia, ha.


Ci sono poi loro, i protagonisti, e non sai se è più bravo e naturale Viggo Mortensen a fare l'italiano (una goduria sentirlo in originale) e a mangiare quantità industriali di cibo, o Mahershala Ali a fare l'altezzoso ed elegante musicista, con una menzione speciale alla dolce Linda Cardellini, lettrice in disparte ma che quel cuore lo fa sentire.
L'unica nota dolente viene però dalla musica, con una colonna sonora confezionata appositamente per fare del film un film da Oscar, che sottolinea ogni momento importante, emozionante, commuovente facendo passare quella commozione per quanto ormai telefonata.
Ma ciò non toglie a Green Book la sua forza. Perché sì, è un film semplice, leggero e carino, ma quel carino per una volta è un complimento: quando il risultato è questo, non ci si può lamentare.

Voto: ☕☕/5


10 commenti:

  1. Concordo pienamente. Non mi resterà nel cuore, troppo furbetto, ma sono due ore di grande intrattenimento. E fa piacere se tanto ben scritto e recitato, se si ride un po' in mezzo alla solita pesantezza dei premi.

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    1. Furbetto, vero, ma è uno di quei film che ti senti di consigliare senza mai sbagliare e che rivedresti senza troppi problemi. Durante la visione, il giovine come il resto del pubblico aveva sul viso quel sorriso che non sempre si ha ultimamente.

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  2. Siamo sempre più sulla stessa pagina! Qui il rischio buonismo c'era ma viene sempre evitato all'ultimo grazie a due attori bravissimi, a un cuore che si sente per tutta la strada percorsa. Un gran bel viaggio, si esce leggeri e felici.

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  3. Secondo me film come Roma sono le vere ruffianate costruite apposta per sbancare agli Oscar...
    Peter Farrelly quando si è messo al lavoro su questo film non credo avesse la più pallida idea di girare un film da Oscar, anche perché le commedie, e soprattutto le sue, in genere non è che godano di tutto questo amore dall'Academy.
    Poi per carità è venuto fuori comunque un film piacione, però non penso ci fosse dietro un piano prestabilito.

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    1. Non credo nemmeno io fosse costruito a tavolino per le candidature, ma alla fine rientra nella scaletta classica del film da Oscar. Per fortuna, in un modo molto più genuino di altre operazioni. E no, non parlo di Roma ovviamente.

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  4. Ahia, non lusinghiere seppur giuste queste "lamentele", tuttavia meglio un film così che certi altri senza né capo né coda o convenzionali ;)

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    1. Il bello è che nonostante tutto quello che gli si può dire contro, il film resta una bellissima visione, leggera e capace di scaldare il cuore. Sì, meglio di molti altri.

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  5. Un film "da Oscar", senza dubbio, ma che coinvolge ed intrattiene alla grande.
    E loro due sono fenomenali.

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    1. Non so chi dei due preferire, Viggo è un qualcosa di meraviglioso, sboccato e menefreghista com'è, ma Ali è così elegante e fragile da essere altrettanto bravo. È una bella lotta.

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  6. Bello e specialista del luogo comune.

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