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1 luglio 2019

Il Lunedì Leggo - Le Otto Montagne di Paolo Cognetti

Un padre e un figlio.
E poi le montagne.
Ad unirli prima, a dividerli poi.
Perché è sempre così.
Si cresce felici fra quei monti d'estate che fanno respirare, che fanno dimenticare il grigio e lo smog della città. Quel padre lo si vede partire all'alba e tornare con il buio, i polmoni pieni del verde dei boschi, dell'aria rarefatta delle cime, iniziando poco a poco ad accompagnarlo, assisterlo.
Ma si finisce per crescere troppo, per arrivare a quell'adolescenza in cui quel padre non lo si vuole più seguire nelle sue conquiste, non lo si ascolta più nei suoi silenzi, e ci si distacca.
Ad unire solo una madre, che fa da tramite, rasserenando gli spiriti di entrambi.



Un figlio e un amico.
Quello diverso, quello che in quei monti non abita solo d'estate, ma ci è nato e ci vuole morire, che fa scoprire tesori e sentieri.
Finché non si cresce, non ci si perde di vista, scoprendo solo poi come quell'amico sia stato quasi più figlio per quel padre, che il tempo può passare ma certi sentimenti, certe amicizie restano.
E possono ripartire, con un progetto da portare a termine, con una nuova vita -per entrambi- da costruire ad onorare quelle che non ci sono più.


Cognetti torna sul mio comodino, e lo fa con il suo libro più celebre.
Vincitore del Premio Strega nel 2017.
Torna dopo avermi rubato il cuore con quella Sofia e i suoi vestiti neri.
E ovviamente, lo fa un'altra volta.
Lo fa di nuovo con i turbamenti dell'adolescenza, con le speranze dei giovani adulti, con i rapporti difficili in famiglia.
Lo fa tra i monti delle Alpi e del Nepal.
Tratteggiando un protagonista in cui rispecchiarsi, a cui volere bene.
Un padre dei vecchi tempi, testardo e silenzioso.
Un amico che ci prova sempre e comunque.
E finisce che anche questo romanzo resta nel cuore, sprona a tornare in quelle montagne, come da bambina, avvolgendo in una nostalgia palpabile verso certe amicizie, certi padri.

2 commenti:

  1. Risposte
    1. Continuerò ad assaggiare Cognetti a piccoli sorsi, se scrive sempre così meglio andare con calma.

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