Quando quel bambino muore in circostanze particolari, ucciso per incidente (forse) da una sua amica?
Succede che tutto l'universo che attorno a lui ruotava, si ferma. E inizia a interrogarsi. A elaborare il lutto, a confrontarsi, ad analizzare quanto successo e cosa c'è da fare.
Il tutto in 157 minuti che, credeteci davvero, non si sentono. Il merito è di una sceneggiatura precisa e calibrata, fatta di dialoghi densi, di lunghe scene in cui a muoversi sono le parole. Che vanno così a segno. Adulti e ragazzini si confrontano, e quasi ci si dimentica di chi non c'è più, quel morto che solo alla fine ci viene mostrato.
È una sorpresa che non ti aspetti dalla Norvegia, una sorpresa che in mezzo a tanta densità lascia spazio per risate improvvise, per uno humour caustico che spezza la tensione. Gli applausi sono garantiti.
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