[copia/incolla con modifiche dalla premessa di ieri]
Robert Pattinson protagonista maschile.
Mia Wasikowska protagonista femminile.
Gli Octopus Project alla colonna sonora.
Com'è non avevo visto prima Damsel?
La colpa potrebbe essere per il suo appartenere al genere western, di cui non sono certo fan.
Ma in tempo di quarantena e in tempo di Fase3 in cui si faticano a trovare nuovi film, si smaltisce quello rimasto per troppo tempo in un angolo.
Giustamente?
Non proprio, per fortuna.
Non, almeno, in una splendida prima parte.
In cui conosciamo il vantaggio di vivere nel polveroso western d'America: potersi rifare una vita solo con l'abito giusto.
Samuel ha una missione: salvare dalle grinfie del rivale Anton la sua bella Penelope, batterlo mostrando tutto il suo coraggio e con un gesto ancor più romantico, regalarle un raro pony/cavallo in miniatura e chiederle di sposarlo.
Ed è qui entra in scena Henry, che veste l'abito talare ma un vero e proprio prete non è.
Ricordate, vero, che nel western cambiare vita è così facile?
Ignaro, Samuel assolda Henry ed insieme partono in sella ai loro cavalli, fra le sconfinate pianure, fra boschi in cui gli indiani si nascondono, e Samuel non fa altro che raccontare del suo amore, fantasticare sulla vita futura da marito e moglie.
Finché non arrivano dove Anton la nasconde, nel bel mezzo del nulla, e tutto cambia.
Diciamo che le cose non vanno esattamente secondo i piani di Samuel, tanto che la seconda parte non lo vede protagonista.
Entra in scena lei: Penelope, ed è lei che una vita ora se la deve ricostruire.
Il viaggio a ritroso sarà diverso.
Più riflessivo, diciamo pure più pesante.
Non per colpa di Mia Wasikowska, sempre intensa, sempre bellissima, ma per come ormai i fratelli Zellner avevano dato un tono al film, ora abbandonato.
Robert Pattinson beone e piuttosto ottuso, offriva infatti l'ennesima prova per cui dispiace continuare a ripetersi e dire quanto si sia fatto valere dopo il suo ruolo vampiresco.
Ma tocca dirlo, perché ogni volta ci si sorprende.
I toni di questo western atipico sono quelli da commedia intelligente e bislacca un po' come fatto da un'altra coppia di fratelli -più nota- come i Coen e la loro Ballata di Buster Scruggs.
Non ci si prende volutamente sul serio e si gioca con i canoni e i cliché, primo fra tutti quello della damigella da salvare, ma che di essere salvata, una, due, tre volte... non ha proprio bisogno.
Tra preti falsari e ubriaconi, finti eroi e un pony come mascotte, in questo western diverso dal solito l'unica pecca è la mancanza di equilibrio tra la prima e la seconda parte.
E in soli 113 minuti è una pecca non da poco.
Voto: ☕☕½/5
Nonostante il calo nella seconda parte, potrei recuperare. Mia non la vedevo da un po'. Ho visto che hanno messo un altro film con lei, forse a tema circense o sui burattini.
RispondiEliminaQuello me lo sono appuntato anch'io, ora che gli smaltimenti da quarantena stanno per finire, potrei vederlo presto.
EliminaSono fan del western, ma quando fanno certi mediocri film, presumo anche questo, è un dispiacere..
RispondiEliminaDiciamo riuscito a metà, anche se la seconda parte non è male rallenta i toni della prima e la sensazione è di seguire due storie non della stessa forza.
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