Pagine

1 aprile 2022

Fuori di Cresta

La Promessa 2022

Ci sono film che rappresentano così bene un'epoca che visti al momento giusto, finiscono per essere dei cult generazionali.
Quelli che formano uno stile, un pensiero, un modo di vivere.
Quegli stessi film, visti con qualche anno di ritardo, creano un effetto nostalgia che aiuta a capirli di più, quegli anni che ci si è persi.
Penso a Trainspotting, cult anche per me che nel 1993 avevo appena 5 anni, che l'eroina nemmeno sapevo cos'era.
Poi ci sono i film più piccoli, anche quelli generazionali, che scopri ancora più tardi, che sembrano fratelli minori di Trainspotting per temi e per stile.
Penso a Human Traffic, scoperto grazie al solito amico che invece lo aveva visto al momento giusto rendendolo un suo grande classico.
Infine, ci sono film ancora più piccoli, sempre generazionali, che scopro con immenso ritardo oggi, grazie a una Promessa e al consiglio di un'amica così fuori di testa che un film come Fuori di Cresta, anno 1998, poteva conoscerlo solo lei.


A differenza degli altri due titoli, siamo dall'altra parte dell'Oceano, a Salt Lake City per la precisione.
E siamo in piena epoca Punk.
O Mod, per alcuni.
Ma non per Stevo e Bob che con i loro capelli colorati, con le loro creste da capogiro, vivono come dei veri punk.
Non sono posers, non fanno per finta, non si atteggiano come chi gira con la Union Jack tatuata, e non disdegnano il fregarsi la donna, il picchiarsi senza ragione, il vivere punk.
Droghe?
No, quelle no.
Non per Bob, che ha paura degli aghi, che ha paura delle alterazioni.


Al centro del film sta la loro strana amicizia, che li unisce anche se provengono da due famiglie opposte (ricchi e accondiscendenti genitori divorziati contro un padre ubriacone e senza cuore), assieme a tutto l'universo di strani compagni di bagordi che girano attorno.
Un film che racconta episodi, feste, concerti, creando istantanee.
Proprio per questo Fuori di Cresta è più importante per com'è fatto, che per quello che racconta.
Quel folle di Matthew Lillard (sì, lo Stu di Scream) infrange la quarta parete, parte a razzo con lunghi ed esilaranti monologhi, si destreggia tra flashback e parentesi aperte e richiuse, mostrandoci com'è l'essere punk a Salt Lake City, spiegandocelo.
Quello che racconta, in fondo, non è che la vita del regista James Merendino, che attinge a piene mani dalla sua gioventù, tra leggende metropolitane ed esperienze vissute, nell'inquadrare perfettamente lo stile punk, vero o finto che sia, pronto a scivolare al primo accenno di amore e a scontrarsi con la vita vera.


Con la colonna sonora giusta, il piglio giusto e soprattutto il cast giusto (presenti anche dei giovani e già adorabili Jason Segel e Devon Sawa), anche se visto con ritardo, questo Fuori di Cresta ambisce a diventare un cult generazionale mancato.
Del film esiste anche un sequel realizzato nel 2016, ma ho come la sensazione che la magia, sotto la luce nostalgica della ricerca di un nuovo successo, non sia la stessa.
Meglio puntare i riflettore sul misconosciuto Beats, che riporta agli anni dei rave, delle amicizie più intense.

5 commenti:

  1. Ragioniera, che perla mi ha tirato fuori *.*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahah, allora di fan ce ne sono! Io che vivevo all'oscuro di tutto...

      Elimina
  2. Anche uno fuori di testa come me lo conosceva. :)
    L'avevo visto ai tempi credo su Tele+ e ricordo che mi aveva esaltato non poco, pur fermandosi a un passo dal cult.
    Dovrei recuperarlo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chissà perché su di te non avevo dubbi :)
      Anche visto oggi, resta notevole. Mi spaventa, invece, il sequel nostalgico che sembra pure marketing.

      Elimina
  3. Chissà come ha fatto a sfuggirmi fino a questo tempo!
    Un po' come gli Antò, di cui ora mi hai messo la pulce nell'orecchio...

    RispondiElimina