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20 luglio 2022

Hustle

Andiamo al Cinema su Netflix

Mi ripeto: chiamalo effetto Last Dance, chiamalo semplicemente che il basket, al cinema come in TV, funziona.
Diciamo che a funzionare è la classica storia di chi deve farcela, della matricola, del diamante allo stato grezzo, della scoperta da far brillare.
Un classico, per Hollywood e non solo.
Un classico che prevede della diffidenza iniziale, delle promesse da mantenere, delle rivincite da prendersi.
Un'immancabile scena di allenamenti via via più riusciti (il - in gergo).
Una riuscita che viene minata all'ultimo da un ostacolo e infine, beh, il lieto fine.
Un classico, appunto.
Ma è come la condisci questa trama classica, come muovi le tue pedine e giochi le tue carte, che può fare la differenza.


Prendi Hustle.
Che sulla carta è il più classico film su una promessa tormentata da far brillare ad opera di un tormentato aspirante allenatore.
Prendi un outsiders, uno con un passato chiaramente difficile, di cui porta ancora le cicatrici, dentro e fuori.
Mettigli un sogno: quello di smetterla di girare per il mondo alla ricerca di talenti per la sua squadra, e di allenarla quella squadra.
Mettigli un ostacolo, che sta in una nuova direzione, in un nuovo talento che solo lui può trovare. 
E ora metti sulla sua strada un giovane della strada, un giocatore pieno di talento ma non di professione, uno che potrebbe fare la differenza.
Ma anche lui ha un passato difficile, un presente da ragazzo-padre, la tendenza a non fidarsi.
Una test calda, purtroppo, che per la sua testa calda compromette un contratto quasi in tasca.


E ora, mettici che Stanley Sugarman vede le sue potenzialità e non molla, investe in prima persona, perde il suo posto, dà tutto a quel ragazzo, a Bo: tempo, soldi, amore.
Diventando un padre e un amico, un allenatore e un confidente.
Il trucco sta tutto qui: nei personaggi giusti, quelli di un Adam Sandler che nei ruoli drammatici, lontano dalle sue commediacce, dal meglio di sé. Stropicciato, appesantito, annoiato, è una meraviglia.
E nel giovane Juancho Hernangómez, giocatore professionista, che buca lo schermo oltre che il cesto.
Più una Queen Latifah che si fa sempre volere bene, un Ben Foster che si fa sempre odiare.
Il rapporto fra i due, fatto di silenzi e di intesa, supera un copione di cui si prevedono facilmente le mosse.
A funzionare, sono poi gli allenamenti in cui vengono coinvolti nomi veri dell'NBA, in cui la fatica, l'impegno sono all'ennesima potenza tanto da potersi permette l'omaggio doveroso ma rischioso a Rocky, icona di Philadelphia e che di un certo cinema sportivo è la base.


Insomma, è la ragia, che fa la differenza, come si muove, quello che mostra, come lo mostra.
In un modo totalmente coinvolgente anche per chi tutte le stelle che passano sullo schermo, mica le sa riconoscere, nemmeno fra i titoli di coda.
Hustle è questo: una storia classica, ma che funziona.
Che non sarà originale, non sarà innovativo, ma come gira bene!
Come gioca bene le sue carte, i suoi diamanti.
Grezzi ma brillanti.

Voto: ☕☕/5

5 commenti:

  1. Devo vederlo assolutamente! Come scrivevo anche a Marco, Sandler qualche anno fa già brillava nel bello e struggente Reign over me.

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    1. Questo me l'ero persa, presa a snobbare Sandler. Qui, nella classicità della trama, regala un'altra gran prova. Apprezzerai!

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  2. La rinascita di Sandler e del basket a Hollywood. Cosa volere di più? Film che prende, anche chi come me non capita mai tutte le regole in campo.

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  3. Non posso che rispondere: un ottimo lavoro di squadra :)

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  4. Dai che ti stai trasformando in una tifosa di Adam Sandler! ;)

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