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5 settembre 2022

Venezia 79 - Les Enfants des Autres | L'Origine du Mal | Athena

Les Enfants des Autres

Un tranche de vie femminile e pieno di vita. 
Vita che Rachel cerca di generare, lei rimasta orfana di madre giovanissima, lei che si ritrova instant-mum nel momento in cui porta la relazione con Alí al passo successivo, accudendo la figlia di lui, adattandosi ai suoi orari e al suo divorzio. 
Lei, già madre di studenti di cui cerca di prendersi cura, vorrebbe un figlio proprio, l'orologio ticchetta, gli ormoni non collaborano, e nell'anno che la vede sfogare la sua passione, la sua vitalità, tutto questo non basta. 
Nemmeno per salvare una relazione in cui si insinuano crepe e silenzi.



Semplice e immediato, non è chiaro perché la Francia sia rappresentata in concorso da un film così poco da concorso. 
Femminile e vitale, retto da una Virginie Sfida di una bellezza e naturalezza sbalorditivi, lascia poca traccia, neanche fosse la risposta a un anno di distanza a un desiderio di maternità diverso, rispetto al Leone d'oro L'evenement

L'Origine du Mal

Un dramma francese che gioca a carte scoperte e fin dal titolo chiede di capire qual è l'origine del male. 
Se ne sta annidiato nella ricca famiglia di Serge, in una villa opulenta in riva al mare, ingombra di acquisti compulsivi, animali impagliati e odio reciproco? 
Una casa in cui cerca di entrare una figlia perduta, mai riconosciuta e che ora, senza casa e con un lavoro precario, cerca rifugio. A darle contro, una sorellastra che non le crede, e che quel padre-padrone lo ha privato di poteri e lavoro dopo un primo infarto.


Ma chi è Stéphane? 
Lei che mente, ma che sembra nel giusto, lei che con il padre stringe alleanza, e deve tenere a bada le gelosie di una fidanzata in carcere, violenta e assassina, è davvero chi dice di essere? 
I dubbi si sommano, mentre vengono a galla le dinamiche di una famiglia disfunzionale dove il denaro è potere e non si sa per chi fare il tifo. 
In un dramma con tensioni da thriller e svolte da giallo, c'è spazio per molto black humour a conferma che la contaminazione di generi regala sempre l'intrattenimento migliore.
Dopo la vittoria a Orizzonti lo scorso anno, - torna protagonista magnetica in un film molto diverso, che pecca di troppi finali, tutti però riusciti. 

Athena

Le proteste nelle banlieue sono diventate ormai un genere a sé nel cinema francese. 
Nel bene e nel male. 
Se due anni fa Les Misérables riportava a galla tutto L'Odio che in periferia si respira, in zone ghettizzate e dimenticate dalle grandi città, con la produzione Netflix le cose diventano più spettacolari. 
Nel bene e nel male.
Si fa della guerriglia, dei pestaggi e delle sommosse, delle coreografie ad alto tasso di pathos, con la violenza che diventa strumentalizzata.



Un bene? 
Viene da dire di sì, per come Athena è girato, con lunghissimi piani sequenza che tengono in ostaggio, con momenti e personaggi che sembrano tolti da un racconto epico per come si stagliano e per come urlano. 
Un male? 
A tratti, viene da dire di sì, per come si esagera, per come si eccede nella spettacolarizzazione anche della morte, e delle proteste che sembrano più sfondo da social che non avere radici sociali. 
Tutto sta in una famiglia, in tre fratelli che affrontano la morte del più piccolo fra loro, pestato dalla polizia, in modo diverso. 
Troppo? 
Sì, ma c'è bisogno anche di questa spettacolarizzazione per svegliare le coscienze altrui, c'è bisogno di un finale beffardo per dare alla generazione de La casa di carta il suo film sull'insurrezione popolare. 
E per come tutto diventa materia da cinema, nel bene e nel male. 

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