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14 novembre 2022

Il Lunedì Leggo - E se c'ero, dormivo di F. Piccolo

Francesco Piccolo rappresenta per me un record: il suo Momenti di trascurabile felicità è forse il libro che più ho regalato ad amici, conoscenti e parenti.
Poi, però, quando di suo ho letto altro, anche i Momenti di trascurabile infelicità, l'entusiasmo non è stato lo stesso.
Troppo maschile e maschilista il racconto a tratti erotico de La separazione del maschio, troppo politico per una che di politica poco se ne intende Il desiderio di essere come tutti.
La voglia, di leggerlo ancora, di ancora scoprirlo, viste le sceneggiature e le collaborazione al cinema che solitamente funzionano, rimane.
E così questa volta ho scovato al mercatino il suo secondo romanzo, nostalgico al punto giusto, a raccontare dei turbamenti dell'adolescenza, degli amori sbagliati e degli ormoni che comandano mentre attorno l'impegno politico è alto.


Siamo nella Sicilia degli anni '70, quella capace, nell'infanzia del protagonista, di scendere in strada a protestare e distruggere archivi e vetrine, per il calcio.
Gli anni del liceo non sono più facili per un giocatore di basket affezionato al suo motorino, che nel mezzo di un'occupazione (una presa di posizione per un pestaggio di un compagno), è più impegnato a superare l'ennesima barriera che la sua fidanzatina gli mette davanti, quei palpeggiamenti che vanno per tappe da cui non si può certo tornare indietro.
Ma si sente parte del movimento, si sente importante, per come quel suo motorino tanto prezioso viene preso da Dario, il capo gruppo, pur rimanendo questo l'unico contatto che con lui avrà.
Dario che la gavetta politica l'ha fatta davvero, Dario che ci crede, Dario che occupa e aizza, Dario che rischia la vita, mentre il nostro protagonista non va al suo capezzale preferendo giocare la partita più importante della stagione di basket, ripensando agli anni appena trascorsi, al suo rapporto difficile, segreto, sfibrante e decisamente unilaterale con Claudia, lei sì compagna giudicante.

In questo suo correre indietro nel tempo, sempre più indietro in un capitolo che mostra tutta la distanza che corre fra lui -ancora bambino ignaro- e Dario -già pronto a scrivere pamphlet e a incendiare carte- c'è tutta la nostalgia per tempi più leggeri anche in mezzo agli impegni richiesti, a quel sentirsi inadeguati e sempre fuori luogo, con il cuore spezzato e la rabbia che rovina i rapporti.
Con la scrittura che si fa metascrittura, in un finale amaro che mostra la lotta politica che quando si scontra con le forse più grandi, viene a mancare.
Decisamente più nelle mie corde, decisamente attento ai turbinii di anni che non si dimenticano, finalmente con Piccolo ho fatto un po' di pace.

3 commenti:

  1. Ho adorato "Il desiderio di essere come tutti"... non è un libro di politica, parla d'amore! :)
    Amore per la politica, certo, per la sinistra in particolare, ma anche per "chesaramai", per un'infanzia che non c'è più, per dei luoghi dell'anima, per un mondo che è come lo vorremmo costruire. Questo non l'ho ancora letto, ma con i miei tempi (biblici) prima o poi lo farò

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    1. Ci eravamo già "scontrati" su quel romanzo dove -senza offesa- credo faccia la differenza l'età e l'impegno politico del lettore :)
      Qui, dove i protagonisti sono adolescenti tanto ormonali quanto passionali, Piccolo fa più per me.

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    2. ma davvero ci eravamo già "scontrati" su questo libro????
      Allora mi sa che hai davvero ragione te... dev'essere proprio un fatto di età! L'alzheimer incombe! ;) :D :D: :D

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