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15 marzo 2023

Women Talking

Andiamo al Cinema

Donne che parlano, discorsi da donne, donne che discutono del loro futuro.
Restare?
Andarsene?
Combattere?
Chi combattere?
Gli uomini della loro comunità che le hanno drogate e poi stuprate. Che hanno abusato di loro e delle loro figlie, che hanno prodotto figli, chiamando i loro lividi, i loro dolori, i loro parti, punizioni di Dio.
Da dove andarsene o dove restare?
Da una comunità che le donne non le rispetta, che le vuole illetterate e silenziose, lavoratrici instancabili a cui non è concesso di pensare.
Ma quando gli uomini  non ci sono, le donne parlano.
E devono decidere.
Restare, andarsene o combattere?
Che fare, mentre quegli uomini pagheranno il riscatto di chi è stato messo in prigione per stupri che non vogliono ammettere?


Siamo in un fienile, siamo in una comunità religiosa decisamente retrograda, siamo in mezzo a donne che esprimono tutte le loro paure, le loro speranze, la loro rabbia e i loro sogni, per decidere.
Testimone è August, il maestro di scuola, insegnante solo di quei figli maschi che rischiano di perpetuare un modello sbagliato.
Cosa fare, è difficile deciderlo, con generazioni, posizioni e idee a dividere.
Ma si confrontano, litigano, cambiano idea e si interrogano ancora queste donne, mentre il tempo passa, il tempo stringe.
Sembra di essere fuori dal tempo, lì in quella comunità rurale.
Siamo in realtà in un presente che fa paura e che pur basandosi su fatti reali, sembra una grande metafora dell'oggi.


Sarah Polley adatta il romanzo di Miriam Toews, che andava a raccontare un fatto vero accaduto nel 2011 in una comunità boliviana.
Sarah Polley, soprattutto, torna alla regia.
Lei che era stata capace di stracciarmi il cuore tre volte: con la storia di un amore che sbiadisce (Away from Her), con la storia di una presa di coscienza (Take This Waltz), con la sua, di storia (Stories We Tell).
Ora affida tutto a una sceneggiatura densa, giustamente premiata agli Oscar, e a un cast di altissimo livello dove Claire Foy, Jessie Buckley, Rooney Mara, Frances McDormand e Ben Whishaw primeggiano, e ancora non mi spiego la mancanza di una candidatura per almeno una di loro.
Affida tutto a una fotografia che toglie i colori come si tolgono speranze, che accende fiori come si accendono i sentimenti e porta indietro nel tempo anche se così indietro non siamo.


Vorrei aver amato di più un film così denso di parole, così battagliero nel fare proprio delle parole le armi.
Ma in queste parole, mi ci sono un po' persa quando le parole mancavano. Nelle uscite da quel fienile, da un'impostazione teatrale, ho visto tentativi riusciti di scene bellissime, che rompevano però il ritmo.
Come se si volesse prendere aria, schiarirsi i pensieri, prima di tornare a confrontarsi.
Come August, mi sono ritrovata spettatrice di una storia dolorosa e difficile.
Dove però si ride, si riesce a ridere e a ridersi in faccia senza provocare violenza.


Restare, andarsene o combattere?
In un film che racconta la lunga e non facile decisione da prendere, a vincere è il confronto. In un messaggio chiaramente politico e sociale che non toglie potenza alle sue parole.
Se solo il ritmo non mi avesse lasciato indietro.

Voto: ☕☕/5

6 commenti:

  1. Questo film mi ispira molto, spero di vederlo presto

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  2. Siamo in contemporanea oggi ma a me è piaciuto molto di più. Claire Foy e il suo giusto odio mi rimarranno impressi per moltissimo tempo.

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    1. Proprio quando entravo in un personaggio, si usciva a prendere aria.
      Forse ho solo bisogno di una seconda visione vista la densità della sceneggiatura, non certo un film facile.

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  3. Io l'ho amato parecchio e l'ho trovato anche con un buon ritmo, nonostante un'ambientazione sulla carta non proprio delle più appealing. :D
    Con il senno di poi, tra i candidati per il miglior film per me è l'unico titolo che avrebbe meritato di contendere l'Oscar a Everything Everywhere All at Once

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    1. Sono ancora qui a chiedermi com'è che il ritmo mi ha perso per strada.
      Il mio cuore degli Oscar però resta diviso tra EEAAO e Gli spiriti dell'Isola, qui avrebbero meritato le attrici e, giustamente, la sceneggiatura.

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