Pagine

17 luglio 2023

Il Lunedì Leggo - Mattatoio N. 5 di K. Vonnegut

Ci sono modi e modi per scrivere di guerra.
Per raccontarne gli orrori, la brutalità, l'insensatezza.
Fredde analisi ben documentate, ricostruzioni drammatiche, dall'alto al basso, dai vertici militari ai soldati semplici.
Poi c'è chi della guerra non sa come scriverne.
Chi l'ha vissuta in prima persona, che non la vuole banalizzare  che ha paura a riviverla, a tornare a quei ricordi. E che fa un patto, cercando l'onestà, anche per quel che spesso tutti dimenticano: a combattere la guerra erano dei bambini.
Degli imberbi di 18 anni appena, mandati al macello impreparati, allo sbando della sopravvivenza.


Kurt Vonnegut, autore culto che annuso da anni, decide di raccontare la sua esperienza a modo suo.
Con dentro molto umorismo, molta metaletterarietá e molta fantascienza.
Una fantascienza metaforica, nemmeno troppo sottile, ma per niente banale.
Che fa dei viaggi nel tempo e nello spazio di Bill Pilgrim il modo di questo veterano ventenne di superare l'orrore degli orrori vissuti: il bombardamento di Dresda .
L'annientamento di una città intera, della sua bellezza e di tutto quello e di tutti chi ci stava dentro.
Non lui, Bill e non lui, Kurt, e non il resto dei soldati americani prigionieri dei tedeschi, nascosti dentro un mattatoio, il numero 5, tra i pochi edifici a reggere.


Ci racconta di come l'ha voluto scrivere questo romanzo, Kurt. Romanzando anche sulla sua vita, il ritorno di ex commilitoni, il ritorno a Dresda e la promessa fatta a una moglie arrabbiata, con l'inizio e la fine di questo romanzo ben esplicitate.
E poi ci racconta di Bill, che viaggia nel tempo, avanti e indietro nella sua vita fatta di matrimoni relativamente felici, figli che lo compatiscono, drammi che si susseguono ma che lo toccano perché già sa come andrà a finire. Poi ci sono i suoi viaggi nello spazio, rapito dagli alieni, esposto in uno zoo sul pianeta Tralfamadore assieme a un'attrice di basso livello, osservato da chi gli esseri umani cerca di capirli.
Viene preso per pazzo, quando ammette, annuncia e divulga questi suoi viaggi. Con una figlia che si preoccupa, la stampa che se ne interessa.
Ma dietro, ovviamente, ci sono i modi per superare i morti, l'odore, il sangue, le macerie incontrate.
Per dimenticare che lo voleva uccidere, a chi è sopravvissuto, in una ricostruzione che no, non dimentica che di bambini si trattava, un po' come Niente di nuovo sul fronte occidentale


C'è della poesia, quindi, in questo romanzo di fantascienza atipico che è diventato anche un film nel 1972 che sarei curiosa di vedere.
C'è maestria in un umorismo caustico che riesce ad uscire da uno degli orrori più grandi compiuti dall'essere umano, a dimostrare che la bellezza non svanirà, la poesia ci salverà.
Se si riesce a sorridere, a ridere pure, in mezzo a queste tragedie, il lavoro dello scrittore è compiuto.

4 commenti:

  1. Uno dei miei libri preferiti. E anche uno dei miei autori preferiti. Per me è meraviglioso Mattatoio N.5.

    Poi devo dire che, leggendo anche gli altri romanzi, è molto carino come alcuni personaggi ricompaiano qua e là nelle sue storie. Come mr. Rosewater che qui ha un breve passaggio e a cui dedica il romanzo Perle ai porci.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci giravo attorno da così tanto che adesso ho interi mondi e molti romanzi da scoprire. Non potrei esserne più felice!

      Elimina
  2. Eh sì, tanta roba il vecchio Kurt... io credo di aver visto anche il film ma non lo ricordo assolutamente: di certo non era memorabile come invece il libro (capolavoroI)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La curiosità per il film mi resta, anche solo per capire come hanno reso certi viaggi. Ma non sembra aver fatto la storia del cinema, meglio restare legata al romanzo e scoprire altro di Kurt.

      Elimina