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29 luglio 2023

Tremila anni di attesa

Andiamo al Cinema a noleggio

Oddio! Un Genio della lampada. Della bottiglia, va bene.
Il mio personaggio preferito dai tempi di Aladdin.
Come?
Non hai tempo per presentazioni canore o balletti? Vuoi solo i miei tre desideri?
Capito, capito....
Allora,

1. Vedere un film fico ed entusiasmante coma Mad Max: Fury Road.

Mi spiace, ma per Furiosa c'è ancora da aspettare

Ah.
Facciamo vedere un altro film fico ed entusiasmante di George Miller!

Questo si può fare. A noleggio su tutte le piattaforme è arrivato in sordina 3000 anni di attesa.


La storia di un genio, liberato da una bottiglia da un professoressa ligia e senza desideri.
Come fare a uscire dallo stallo?
Con le storie.
Quelle storie che compongono la vita di quella professoressa, che le ricerca, le analizza e soddisfano la sua vita solitaria e soddisfatta.
Riempiono anche la camera d'albergo dove questo genio racconta la sua, di vita, i suoi "padroni" momentanei, i loro errori e le sue sviste che lo hanno portato dopo 3000 anni lì, da lei.


Come una Shahrazād lei ascolta, sussulta, cerca di capire e anticipare, mentre lui passa dalla regina Sheba a Muhrad IV, mentre sfrutta e si innamora, perdendo la testa e la libertà.
È un confronto fra due sensibilità, fra due affabulatori che trovano nelle storie il loro punto d'incontro.
E così, noi malati di cinema che le storie le ricerchiamo, le staniamo e  ne vogliamo sempre di nuove, come Shahrazād ascoltiamo, riviviamo, partecipiamo al racconto grazie alle parole che Idris Elba snocciola aumentando il suo fascino, grazie a Tilda Swinton che si fa nostro doppio.
Così strana, così inafferrabile.
Entrambi calati perfettamente nella parte, si scrutano, si sfidano, raccontano di sé attraverso le storie dell'altro.


Chiusi in quella stanza per la maggior parte del film, non si è comunque dentro un bottle movie (nonostante l'importanza delle bottiglie), perché si viaggia nel tempo e nello spazio, ricostruendo e rivivendo battaglie e seduzioni in cui la regia di Miller può sbizzarrirsi tra colori, effetti davvero speciali e giri pindarici della macchina da presa, facendo la felicità di chi aspettava un suo film.
Pur tenendo a bada le esagerazioni, concentrandosi sulle parole. Curando quasi maniacalmente i dettagli, ricostruisce e si diverte nel Medio Oriente colorato e disinibito in cui compare di sfuggita pure Megan Gale.
Le parole che sostituiscono l'azione sono metafore, sottili e intelligenti, sono lezioni di vita e di amore.
Quando da quella stanza si esce e si affronta il mondo, il desiderio è uno soltanto, anche se ce ne sono ancora due a disposizione: trovare un'altra storia così bella, così ben raccontata, con un finale così perfetto.

Voto: ☕☕½/5

3 commenti:

  1. Il film di cui ho bisogno. Avevo praticamente dimenticato la sua esistenza.

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    1. Io lo aspettavo al cinema e me lo sono ritrovato a noleggio senza uno stralcio di pubblicità. Che peccato.

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  2. Ha colpito eccome! Due modi di fare cinema diversi ma che si completano, che poi pure qui infuriano sangue e battaglie, ma le parole fanno molto di più.

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