Grazie alle piattaforme e alle arene estive, ques'estate mi sono goduta del buon cinema italiano.
Non perfetto, non indimenticabile, ma genuino:
Mixed by Erry
Se c'è una cosa che sa fare bene Sydney Sibilia è trovare le storie.
Quelle vere, particolari, quelle da raccontare.
E poi, trovarci i personaggi, saperli conoscere ma anche ricamare, adattare, rendere più grandi.
Dopo la trilogia di Smetto Quando Voglio e L'isola delle Rose, ora parla di Erry.
Erry, quello dei mix.
Quello che se eri del sud Italia, di Napoli in particolare, conoscevi, adoravi, amavi.
Quello che piratava la musica, faceva le compilation, consigliava generi e autori e che per primo se ne usciva con la raccolta dei brani sanremesi.
Quell'Erry!
Ma per chi, come me, appartiene alla generazione di E-Mule (anche se usavo il misconosciuto Morpheus con più facilità), quella di Erry è una storia da scoprire.
La storia di chi crea un impero, crea un business, da una passione mancata: quella di fare il DJ. Quella di chi -come da cliché partenopeo- si arrangia, aggirando leggi e schivando arresti, coinvolgendo l'intera famiglia e ispirandosi ai piccoli raggiri di famiglia, fatti di whiskey al sapore di the freddo.
Sibilia prende una storia già grande e la fa, con quel sapore pop, internazionale, godibile soprattutto come sa fare lui: con un montaggio serrato, con personaggi riconoscibili, con la sfida tra poliziotti testardi e un Erry che si gode poco il successo, impegnato com'è a gestire un business.
Qualcosa però, manca.
Ancora non l'ho capito qual è l'ingrediente che non ha fatto di questo Mix un successo simile alla trilogia, alla storia di Giorgio Rosa.
Forse gli attori, meno convincenti.
Forse il lasso temporale che richiede salti di anni non gestiti al meglio.
Forse una musica meno centrale rispetto ai mix promessi.
Perso al cinema per una serie di impegni sovrapposti, recuperato su Netflix trova lì la collocazione adeguata. Quella di un film leggero ma non troppo, che salva la serata ma che lascia un pizzico di amaro.
Romantiche
Pilar Fogliati aveva molto da dire.
E ha deciso di iniziare a dirlo da sé, scrivendo, dirigendo e interpretando un film a episodi dove diventa le molte donne che si sente.
La sceneggiatrice sicula che al Pigneto non riesce a sfondare, la mangiauomini dei Parioli che però gli uomini non li sa capire, la viziata aristocratica alla ricerca di una nuova strada, la ragazza di provincia che sogna un amore più grande e romantico.
Romantiche sono tutte queste quattro donne diverse.
Ma tutte vanno dalla stessa psicologa che fatica a indirizzarle, a capirle.
Un po' come me, che a certe caratterizzazioni forzate non sono portata, che i film ad episodi poco li sopporto, e che qui trovandomi a mio agio solo in alcune delle personalità interpretate da Fogliati ho faticato.
La voce -in tutti i sensi, quella scritta, quella capace di camuffare accenti e dialetti-, Fogliati ce l'ha.
E ha anche l'occhio, giovane e vivace che inquadra una Roma a misura di abitante.
Aspetto però un componimento unico per giudicare al meglio.
Io Vivo Altrove!
Mollare tutto, per vivere in campagna.
Una scelta che sempre più giovani fanno e che pure un bibliotecario di città decide di fare, erede unico del casale di nonna, dove si trasferisce assieme a un malinconico elettricista che vive ancora con la madre e ha bisogno della sua libertà.
Quello che sempre ci si dimentica di dire, è che la natura non è amica.
E così cercando di avere la corrente elettrica, di coltivare un orto e di fare la birra, questi due stranieri in terra di contadini sono visti in malo modo dai locali che li giudicano e li disprezzano. O che vogliono semplicemente la loro terra.
Stefano Battiston esordisce alla regia con una storia di rinascita e di amicizia.
Una storia molto genuina, come il suo film.
Che non eccelle in una sceneggiatura a tratti banale, a tratti esagerata e fatta perlopiù a episodi, ma che come i suoi protagonisti che si aiutano e che litigano e che fanno la pace, finisce per farsi voler bene.
Assieme a Rolando Ravello dà vita a una coppia di teorici più che pratici, e pur facendo imbestialire il lato campagnolo che è in me, diverte nella sua semplicità.
Voto: ☕☕½/5
Dei tre ho visto solo Io vivo altrove! Spunto interessante (ispirato a non ricordo che autore francese) ma alla fine poco incisivo per i motivi che hai citato. Comunque si lascia guardare.
RispondiEliminaI primi due carini, anche se come dici con qualche margine di miglioramento.
RispondiEliminaMixed By Erry in effetti poteva dare più spazio alla musica, già che c'era :)
Pilar Fogliati ha scelto il film a episodi, genere che pure io non amo, però l'ha fatto con personalità e al prossimo film (sperando non sia più a episodi) può esplodere definitivamente
L'esordio di Battiston regista invece mi manca...