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24 gennaio 2024

The Curse

Mondo Serial

Devo confessare una mia debolezza.
Il canale HGTV è il mio guilty pleasure.
È stato il mio decompressore ai tempi del lockdown, dopo un film, un paio di episodi, dopo le lunghe giornate passate in casa con la paura per quello che c'era fuori, seguire coppie mal assortite che però si amano recuperare/restaurare/costruire una casa per acquirenti dalle esigenze specifiche era il modo per chiudere la serata.
Passati i tempi peggiori, l'abitudine è rimasta.
Iniziando a voler bene a Chip e Joanna, a sopportare Ben e Erin, a sbuffare se altre coppie o altre donne in affari venivano trasmesse al posto loro. Conoscendo meglio Waco, Texas, Laurel, Mississipi e anche le più assurde case in Alaska.


Ora faccio la conoscenza di Asher e Whitney, e di Espanola.
Obiettivo simile, in quella che in questi quartieri e in questi paesini è diventata una bolla speculativa o semplicemente una gentrificazione di zone popolari in cui le case iniziano a costare troppo per chi ci ha sempre abitato, spostando l'ago della ricchezza sempre più in alto.
Asher e Whitney sono come la classica coppia da HGTV e stanno tentando di vendere il loro progetto: case passive, 100% ecologiche, in una terra che appartiene ai nativi americani cercando quindi di farseli amici, condividendo la loro arte e le loro tradizioni.
Va da sé che i due sono molto attenti al linguaggio, all'esteriorità, al sentirsi parte di questa comunità nascondendo -malamente- la loro natura poco sincera, i loro affari fatti da prestiti da genitori cancellati, il marcio che nel loro rapporto c'è.


Non lo conoscevo Nathan Fielder, non ho avuto il coraggio di vedere The Rehearsal in cui per chi ancora non sa come definire la parola cringe sembrano esserci più esempi.
La sua comicità si basa proprio su questo, sul far sentire a disagio lo spettatore, creando situazioni, mettendo in bocca al suo personaggio, parole difficili da giustificare o perdonare, in una chiave umoristica che si spinge sempre più in là.
Un nuovo Andy Kaufman verrebbe da dire.
Il suo Asher è succube di Whitney, anche del produttore televisivo che li segue, anche di una bambina che ha minacciato di maledirlo, anche di sé stesso e dei suoi limiti fisici.
Sempre fuori posto, sempre a cercare di stare in quel posto con battute che non funzionano e pezze che sono peggio del buco.


Whitney al contrario cerca sempre di inserirsi, di essere buona e permissiva, con una patina di falsità che non riesce a mascherare come crede.
Emma Stone continua così il suo filotto d'oro e dopo (o prima, visto che esce questo giovedì) di Povere Creature dimostra la sua bravura fatta di micro espressioni, di sguardi che cambiano per un attimo appena, giocando continuamente con la sua immagine riflessa e il suo scoprirsi a telecamere spente.
Non sono certo una coppia per cui fare il tifo, e nemmeno una con cui voler avere a che fare.


E The Curse quindi?
È una serie difficile da incasellare, in cui spesso non succede nulla, si seguono i due in un vortice di incontri, pessime scelte, soluzioni che sono cerotti più visibili della ferita.
Il disagio scorre forte ancor più se di mezzo c'è un Benny Safdie dal fare viscido, dal passato doloroso, che cerca di sfruttarlo e di metterli l'una contro l'altro.
Succede poco, ma succede tutto a livello interiore.
In sguardi e gesti, in meccanismi che si impara a riconoscere, in una relazione sempre più alla deriva.
Fino al finale, folle e assurdo, in cui li ritroviamo dopo mesi, dopo la messa in onda del loro programma, dopo un successo che non è arrivato e un'invidia notevole, in cui l'assurdo entra in quella casa passiva e aggressiva sotto forma di una gravità al contrario che è una metafora, è una maledizione, è in fondo una gran liberazione.


Prodotto strano, ma strano forte, che porta il marchio della A24, The Curse fa conoscere anche a me il genio di Nathan Fielder, che si prende gioco di dinamiche e programmi TV, dei miei guilty pleasure e di un certo modo di pensare corretto e senza offese che è diventato una nuova epidemia.
Sono tanti i momenti difficili da dimenticare, dal montaggio rivelatore di Whitney alle riprese che sembrano spiare dentro case altrui le discussioni dei due, case regalate e momenti artistici urlanti, le scelte, tutto sottolineato da una colonna sonora straniante e stridente.
Alza l'asticella con una comicità che non pretende di fare ridere, e nel suo mockumentary velato, non lascia indifferenti.
A disagio, quello sì.

Voto: ☕☕½/5

2 commenti:

  1. Non so cosa sia HGTV e forse per questo questa serie mi è sembrata ancora più assurda e folle di quanto già non sia. E lo è parecchio! :D

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    1. HGTV la mia droga, o il mio decompressore post film. Ormai sono esperta di ristrutturazione, del mercato immobiliare dell'Alaska e pure dei mercatini dell'antiquariato inglese :) programmi folli, ma mai come questa serie.

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