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6 marzo 2024

American Fiction

Andiamo al Cinema su PrimeVideo

Allora, vediamo, è un film che parla di uno scrittore in crisi creativa, potresti giocare su quello.
Iniziare il post lamentandoti del non saper trovare il modo giusto per parlare di un film che è arrivato a sorpresa agli Oscar, ma anche su PrimeVideo.
Spiazzando in entrambi i casi perché mica te lo aspetti su una piattaforma senza un minimo di preavviso o pubblicità né agli Oscar perché ha quell'aria indie, che già ha Past Lives, però qui si è più creativi, dalla parte di Woody Allen ma anche di Charlie Kaufman volendo, quel Charlie che sul blocco dello scrittore ha fatto il film migliore sul blocco dello scrittore, Adaptation.
Ecco, visto, fingere di avere un blocco ti ha sbloccato la scrittura, sei riuscita a partire con la marcia giusta e adesso sei in quel momento di frenesia in cui bati sulla tastiera con un sacco di errorir perchPé non riesci a staredietro ai pensieri e a quelloche hai da dire sul film.
Fermati, allora.
Fermati perchP ce ne sono di cose da dire.
Ok. Respira.


C'è una cosa fondamentale sul protagonista in questione, su Thelonious Monk.
Primo che no, non è quel Thelonious Monk.
Si chiama così solo di nome in onore al musicista, da qui il soprannome Monk, ma il vero cognome è Ellison, fa lo scrittore di libri alti, libri impegnati, che vendono poco ma che lo rendono fiero.
Ora, non ha niente da consegnare al suo editore.
Ma ha una madre di cui prendersi cura e soprattutto un lutto imprevisto che lascia la famiglia a pezzi, da gestire. Tornare a casa significa sì avere a che fare con una madre che perde colpi a causa dell'Alzheimer, con una domestica che chiede di più ma anche con un fratello che finalmente vive la sua omosessualità in libertà, ma soprattutto con la presenza di un padre ingombrante che non c'è più.
Inserita più per parlare di queste questioni irrisolte e per mostrare i vari lati di Monk, c'è anche una vicina con cui iniziare una storia amore.


Ma c'è dell'altro.
C'è sempre dell'altro, e in questo caso si tratta di lavoro.
Di letteratura.
Con una nuova ondata di letteratura nera che esagera i cliché a favore di lettori bianchi che la venerano, premiano, leggono.
Monk quasi per scherzo in un momento di creatività, scrive sotto pseudonimo il suo di romanzo fatto di spacciatori, ragazze madri, frasi da ghetto e gangster, e incredibilmente riceve l'attenzione e un contratto con un editore, interessato anche a lui -Stagg R. Leigh- che si finge un ricercato dall'FBI, che non mostra il suo volto, che camuffa la voce e i modi.
Ma leggiti, guarda, stai raccontando troppo!
E in realtà non stai approfondendo…
Non stai facendo più che un riassunto di una trama che dentro ha molta genialità nel parlare di quel razzismo sottile di cui ultimamente si parla di più, non stai dicendo di quanto è bravo con quella sua aria altera Jeffrey Wright a rappresentare un Monk così, beh, altero, né quanto diverte vedere in svesti così libere Sterling K. Brown.


Si ride, soprattutto, questo non l'hai detto. 
Si ride in American Fiction di quel riso intelligente in cui l'ironia e la figuraccia che facciamo noi lettori, editori e registi bianchi.
Ho sempre invidiato all'America il rispetto verso gli scrittori e la letteratura, meno le mode che si cavalcano per lavarsi la coscienza.
Potrebbe sembrare che nella stagione dei premi American Fiction figuri come la quota nera necessaria, ma non è così. Anche perché rappresentata da Rustin e Il Colore Viola.
Forse le 5 nominations agguantate in mezzo ai filmoni più di rilievo fanno strano comunque, ma non toglie che il film di Cord Jefferson è un buon film, intelligente e ironico e sorprendente soprattutto in un finale che si fa meta-cinematografico.


Questa dovrebbe essere la parte in cui vado in meta- anch'io, ma rileggendomi, pur trovando meno inventiva e meno originalità di quel che speravo, mi sembra di aver fatto comunque un buon lavoro.
E di dover lasciare qualche effetto sorpresa a un film che si gode meglio senza sapere troppo.
E cavoli, ho già detto troppo.
Meglio se mi fer_

Voto: ☕☕½/5

6 commenti:

  1. Mi è piaciuto forse perché non mi sono fatto "impressionare" dal numero di nomination, ho il post in rampa di lancio ma siamo allineati, tanto per cambiare ;-) Cheers!

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    1. Me l'ero segnata dai tempi dei Golden Globe perché sembrava originale il giusto, per fortuna PrimeVideo ci è venuto in soccorso e ora capisco il tanto parlarne. Mi ha ricordato un po' anche Vero come la finzione, meno metaletterario, più metacinematografico però.

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  2. Carinissimo, ma lo avrei nominato solo per la sceneggiatura. Quest'anno le aspettative e le nomination mi hanno fregato.

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    1. Diciamo che in mezzo ai titoloni più importanti si fa notare per essere "semplicemente originale". Ma se le nominations gli hanno portato pubblicità, visto che difficilmente vincerà qualcosa, ben venga!

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  3. Almeno per il momento, io invece sono stato preso dal blocco dello scrittore e non sono ancora riuscito a realizzare un post su questo film, ricco di spunti e di idee. Tra i miei preferiti di questi Oscars 2024. Se solo riuscissi a scriverne... :)

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    1. Come vedi, ti capisco. O meglio, ti capivo :)
      Arriverà il momento frenesia sulla tastiera, o l'apparizione dei personaggi del film a caricarti.

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