Andiamo al Cinema
Lei è una ragazzina pronta a lasciare la Corea del Sud per il Canada con la famiglia, ma è anche una ragazzina che si prende una cotta, che non sa scegliere il suo nuovo nome occidentale e piange se non è la prima della classe.
Lui è un ragazzino che compete con lei, che soffre per la sua partenza, che continua a cercarla.
La trova, o meglio, si fa trovare dopo 12 anni.
Lei, ora, vive a New York dove studia per diventare sceneggiatrice.
Lui è ancora in Corea, ancora vive con i genitori, studia ingegneria, si diverte con gli amici.
Iniziano a sentirsi, sempre più spesso, sempre più di frequente, a passare le ore davanti al computer connessi con Skype. Ma nessuno dei due fa il passo decisivo.
Hae Sung non va a New York.
Nora non torna in Corea.
Passano altri 12 anni.
Lei è sposata, per amore ma anche per avere la green card, continua a scrivere e mettere in scena le sue sceneggiature, vive in un piccolo appartamento nell'East Village con il marito, scrittore a sua volta.
Lui è in pausa di riflessione con la sua ragazza, è un lavoratore ordinario, con una paga ordinaria, senza grandi aspirazione e decide, finalmente, di andare a New York.
Per vedere Nora, finalmente.
L'incontro, non può che scombussolare il cuore e le vite di entrambi.
La sintonia, la chimica, è ancora lì.
È rimasta dai tempi della scuola, è cresciuta con la lontananza, con le conversazioni davanti a uno schermo, con l'immaginazione, anche.
Ma c'è una vita, di mezzo.
Ci sono scelte e sono proprie queste che fanno male a entrambi.
I grandi se, i grandi ma, i what if... che avrebbero potuto cambiare quello che sono.
La loro vita attuale, perché chissà, in qualche vita passata si sono sfiorati, in qualche altra si sono lasciati, in qualche altra si sono traditi. In questa, hanno scelto diversamente, ma forse nella prossima potranno finalmente amarsi.
Celine Song al suo debutto alla regia sceglie una storia piccola capace di esplodere.
Una storia che dentro ha molte storie, compresa la sua.
Parte dall'incontro con un suo vecchio amico, venuto a trovarla a New York, e il ponte fra culture che si è trovata a interpretare mentre cercava di mantenere la conversazione traducendo vuoi per il marito, vuoi per l'amico.
Past Lives parla anche di questo, di culture diverse e del difficile trovare e sentirsi a casa per chi emigra, sentendosi straniero in entrambe le terre che dovrebbero appartenergli.
Tema frequente, ora che l'industria cinematografica si è aperta alle nuove e alle seconde generazioni. Se n'è accorta l'Academy, se si pensa alla Cina raccontata dai Daniels e ai vari universi possibili nati dalla scelta di emigrare o meno, ma anche le varie produzioni, da quelle comiche come Joy Ride alla più commovente Tigertail a cui è impossibile non pensare qui per la similarità della storia.
Non sono tutte uguali le tristezze degli emigrati e degli amori interrotti.
In un film d'amore struggente che lavora per sottrazione, innamorarsi di questi innamorati viene facile, un po' meno per Nora che ha il volto di una Greta Lee spesso troppo altera, mentre ci si strugge anche per quel marito che capisce prima e meglio cosa sta per succedere.
Come i grandi film d'amore, è sempre una questione di tempismo sbagliato, di scelte non fatte.
When you gonna realize it was just that the time was wrong?, dicevano i Dire Straits, ma i tempi sono giusti per questi racconti intimisti e minimali in cui dentro trovare tanto altro oltre l'amore.
Voto: ☕☕☕½/5
Se ne avessi sentito parlare meno, se fosse rimasto uno di quei piccoli film che tanto piacciono a noi, lo avrei apprezzato di più. La sovrapposizione me lo ha fatto trovare un po' deludente purtroppo; il solito film.
RispondiEliminaIo ringrazio la mia regola aurea "non googlare, non guardare trailer". Mi rovinano sempre la sorpresa e meno ne so, meglio sto. In questo caso, non sapevo dell'incontro virtuale di mezzo, e struggermi è stato immediato.
EliminaSono riuscito a vederlo prima che venisse osannato, che poi i film troppo acclamati li fanno diventare antipatici, quindi me lo sono goduto in pieno :)
RispondiEliminaSono riuscita a rimanere immune dalle tante esaltazioni, anche se le classifiche di fine anno americane mi avevano messo più di una pulce.
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