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3 maggio 2024

Challengers

Andiamo al Cinema

Benvenuti signore e signori a questo incontro di stile.
Il film che ci apprestiamo a battere è Challengers, il nono di Luca Guadagnino la cui carriera è ormai decollata oltreoceano, e che ha in vista progetti su progetti, tra i più ambiziosi.
Challengers sembra un film datato, e in fondo lo è, doveva aprire la Mostra del cinema a Venezia ma causa sciopero degli attori e degli sceneggiatori è stato ritirato, come non far fare a Zendaya i suoi red carpet a tema? Come privarci di interviste e presentazioni e quello che gli stylist avevano in programma visto quanto lo stile conta nel film (e nella filmografia di Guadagnino)?

E quindi, 6 mesi dopo eccoci qui, a bordo campo, a girare la testa a destra e a sinistra, in un film che sembra uscito dai primi anni 2000.


Partiamo dal primo set:

Zendaya

Ormai una star, ormai un'icona, capace di far brillare tutto quello che tocca e finalmente chiamata a un ruolo adulto.
Dimentichiamo la Rue di Euphoria, la Chani di Dune, qui è Tashi Duncan, una promessa del tennis tradita dal suo corpo, che di tennis continua a vivere, allenando e gestendo un marito refrattario, che non ha la sua grinta, la sua fame.
Se lo mangia, Zendaya, quel marito, e si mangia un po' l'intero film forte di un carisma e di una presenza magnetica.

15-0


Josh O'Connor - Mike Faist

Sono i suo sfidanti, sono i suoi partner, sono gli amici e i nemici, i rivali che da sempre si battono per lei, la sua attenzione, il suo sguardo.
Belli a modo loro, affascinanti come sanno essere quelli belli a modo loro, ci mettono i sorrisi e gli sguardi per affascinare, per impressionare.
Diversi e complementari, tanto uno è stropicciato e provocatore, tanto l'altro cerca di essere ligio e rigoroso.
Il loro scontro diretto in un challenger minore -interrotto da flashback- è il centro di una sfida che dal primo momento in cui i loro occhi si sono posati su Tashi non ha mai smesso di essere giocata.

30-0


Ménage a Trois

Il tanto discusso e chiacchierato ménage a trois si ferma a un bacio.
Appassionato e passionale, divertito e divertente, con Zendaya/Tashi a prendere il timone.
Ma sempre di un bacio si tratta.
Il ménage continua poi in un presente che deve sciogliere tutti i nodi di un passato che va a ricomporsi, di tradimenti di corpo e di spirito, in cui il triangolo sembra avere un solo vertice, che si divide, tiene le redini.
In fondo, si parla sempre di tennis.

30-15


Tennis

Che è il centro, che è il tutto.
Per Tashi, in parte per Patrick che un'altra carriera non ce l'ha, non proprio per Art che è pronto a smettere.
Il tennis che però viene dato per scontato, con break point e match point, con colpi in rete che allungano il finale lasciando lo spettatore ignaro sempre lì, in attesa del colpo vincente.
Insomma, non si viene accompagnati per manina, è un bene o un male?
Di certo, a differenza di altri film sul tennis (Borg McEnroe ma anche La battaglia dei sessi), vengono penalizzati i non esperti, facendo però del tennis uno degli sport più cinematografici per la psicologia in campo. E per il campo stesso.

30-30


Regia

Esagera Luca Guadagnino.
Eccede, come al suo solito.
Se cerca di stare dentro una sceneggiatura che apre molte parentesi non sempre facili da seguire, non sempre interessanti per come si aprono cercando di mantenere il controllo grazie alle scritte in sovraimpressione, è sul finale che la regia di Guadagnino perde il controllo.
Si fa pallina da tennis, inquadra dal basso con un campo di vetro, dall'alto con un drone, rimbalza e salta e colpisce in una ricerca continua di originalità che finisce per stancare e far alzare gli occhi al cielo.
Non ce n'era così bisogno, visto il pathos già creato.

30-40


La regia di Guadagnino si sposta poi anche al campo artistico, con J. W. Anderson scelto come costum designer e la moda che irrompe nel film: in molti punti sembra uno spottone per marchi vari del tennis e non. Un difetto di chi ha una visione artistica e della moda molto personale, che quasi toglie luce e respiro al film, con i marchi in bella vista o nascosti, con la ricerca del capo icona che è già diventata una t-shirt con scritta, tormentone tra influencers o aspiranti tali.
Non certo la mia idea di marketing, anche se sta funzionando.
Se non si è capito, il tutto fare e impegnatissimo Guadagnino inizia a farmi un po' di antipatia nei suoi eccessi, nelle sue esagerazioni, nel suo stile ingombrante.

GAME,SET AND MATCH



Challengers riesce a essere una sfida appassionante con momenti molto buoni e altri meno, con attori perfetti o inscatolati nei loro ruoli, con il tennis come metafora e come tutto.
La sensazione di film venduto come evento è forte, e nonostante il naso che si arriccia in quel finale eccessivo e per le molte parentesi temporali, resta appassionante e appassionato, in un crescendo che anche se non fa urlare come davanti al miglior tennis, al miglior incontro di anime e corpi, un applauso lo fa scattare.

Voto: ☕☕/5

6 commenti:

  1. Ho il post in rampa di lancio quindi posso leggerti tranquillo, non mi piace il Tennis e non mi è piaciuto nemmeno questo copione, ho gradito l’enorme sforzo di Guadagnino nel provare a renderlo vivo e interessante, anche se in molti momenti opta per delle trovate da parodia involontaria. Ho gradito la colonna sonora e anche come hai giocato qui la tua partita ;-) Cheers

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    1. Il tennis, raccontato più che giocato visto che non capirò mai le regole, mi piace e mi affascina per la psicologia del singolo che scende in campo. Qui, funziona a tratti, tra buone musiche, moda opprimente e una certa estetica anni 2000 più per i giovanissimi che per me. Non so se dirmi delusa o dirmi abbastanza soddisfatta...

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  2. Per me uno tra i più riusciti di Luca. Un film corporale e tesissimo, esilarante, che non rinuncia all'intrattenimento. Meno spocchia, più cinema vero.

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    1. Mi sa che sono più per il Guadagnino spocchioso, con un'estetica meno giovane e meno patinata... Anche Bones and All aveva questi difetti, ma la sceneggiatura era più interessante. Vediamo fra i tanti progetti futuri cosa combinerà, l'agenda è piena.

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  3. A me è sembrata una paraculata all'ennesima potenza... scene di gioco assurde e assolutamente irrealistiche (sembra di vedere Holly e Benji), colonna sonora debordante e opprimente, e il tanto sbandierato erotismo? Zendaya che fa l'amore in mutande e golfino. Ma per favore...

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    1. L'erotismo anche con i vestiti addosso -e forse proprio per questo- l'ho sentito, saranno stati i sudori, gli sguardi, i gridi da tennis... Però questo Guadagnino giovanile e modaiolo mi ha convinto a metà, non nego la presa della sfida lunga un decennio, ma una certa confusione sul finale e sulle scelte di regia stanno tra i difetti.

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