Non più un fenomeno, ormai una certezza.
E come tale, a ogni uscita c'è il rischio che Zerocalcare faccia un passo falso, che si crogioli nei suoi temi, nel mondo che ha creato, senza davvero dire niente di nuovo.
Probabilmente, è il suo incubo ricorrente.
Le buone notizie è che né in un fronte né nell'altro, Zerocalcare scivola.
Perché i suoi fumetti si dividono fra quelli militanti e informativi, in cui racconta tramite disegno chi resiste in guerre che l'Occidente dimentica, neanche ci fosse una classifica di gradimento sulle guerre di cui parlare di mese in mese, e i racconti più personali, sulla sua famiglia, sui suoi amici, sul suo stato di adulto nostalgico che non sa come stare al mondo.
Il faro che tiene acceso su gruppi che cercano di fare comunità, sulle piccole rivoluzioni in angoli di mondo di cui non si sente più parlare, non è un modo per lavarsi la coscienza anche se probabilmente è un modo per far pace con la notorietà, ma è soprattutto un modo per schierarsi dalla parte giusta della Storia e di raccontarle da dentro queste rivoluzioni.
Dopo Kobane Calling, No Sleep Till Shengal ci riporta fra le montagne e le zone occupate nel confine tra Turchia e Iran, e anche se il viaggio e breve e fitto di ostacoli burocratici, la luce è ben accesa su chi è stato chiamato a resistere e combattere, su chi è fuggito rischiando tutto, su chi non è più tornato.
La voce la prendono loro, con racconti che fanno male, con Zerocalcare che si fa da parte sapendo come spezzare la tensione, come coinvolgere, includendo le sue ansie e i suoi dubbi cartesiani.
Non solo rispetto al momento della scrittura ma anche rispetto al momento della pubblicazione le cose sono cambiate, e tocca affidarsi a un fumettista per saperne di più visto come altre guerre hanno preso il posto di questa.
Storia diversa per Quando muori resta a me, che fa parte della categoria di fumetti famigliari di Zerocalcare.
Se Dimentica il mio nome (che resta il mio preferito) parlava della famiglia materna, qui si passa a quella paterna originaria delle montagne che vedo dalla finestra.
Uomini silenziosi, burberi e duri, a cui quel papero del padre non sembra appartenere. Ha ereditato però una vecchia casa, malandata e maledetta, che ha bisogno di cure urgenti.
Il viaggio in macchina da Roma per sistemare le beghe che il tempo ha portato, potrebbe essere un viaggio riconciliatore, dove le ferite di un divorzio, di una crescita divisa, di sensi di colpa mai espressi e di un giorno che continua a bruciare, si possono lenire. Ma la realtà è diversa dalle serie TV e dai film, e a essere scoperchiati sono solo i segreti di famiglia che la montagna non dimentica.
Più attento a non rivelare troppo in una storia intima diversa dal solito su cui rischia di scivolare, Zerocalcare mette le mani avanti in continuazione, ma riesce a stare in equilibrio in quelle ansie, in quei comportamenti, in quel rimandare e parlare per gesti di una generazione non a suo agio nel confronto diretto.
Riesce a commuovere e far sentire lo spaesamento e il dolore di chi è rimasto indietro, di chi è andato avanti con rabbia o di chi semplicemente ha cercato un altro centro, in una giornata di pioggia che resta indecifrabile.
Degno di un racconto horror, con una casa maledetta in cui anche il fido Armadillo cade vittima, è un racconto di sentimenti e di confronti mancati, in cui l'orgoglio si alterna al rammarico.
Inutile dire che le lacrime sono scese copiose, che quel finale sospeso e non chiarificatore è perfetto così.
"Shengal" mi è piaciuto, ora dovrei recuperarmi l'altro, sembra promettente e grazie per l'avanscoperta ;-) Cheers
RispondiEliminaSegreti di famiglia, rapporti complicati, imbarazzi e tormenti: nonostante l'impegno civile, è lo Zerocalcare che preferisco. Vai a colpo sicuro!
EliminaPenso che la lettura di Quando muori resta a me potrebbe devastarmi come e più delle sue serie, quindi non so se sono pronto...
RispondiEliminaHa devastato anche me, complici le montagne vicine. L'equilibrio però c'è sempre, e i paletti sul privato li mette ben in vista.
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