L'avevo detto che quello di Julio Torres era un nome da tenere d'occhio.
Fantasmas me lo ha fatto conoscere e mi fatto cercare questo piccolo folle film, targata A24 in cui ritrovare la sua creatività e la sua inventiva.
Il tema di partenza non è troppo dissimile, anche se fuor di metafora.
Alejandro è un giovane immigrato salvadoregno a New York.
Il suo sogno, da sempre, è quello di inventare giocattoli ma purtroppo per la Hasbro la sua Barbie con dita incrociate e i suoi pupazzi con smartphone non sono abbastanza per dargli un posto come tirocinante e quindi la Green Card per rimanere negli Stati Uniti.
Come fare?
Cercare qualunque tipo di lavoro possibile per mantenersi, pagare le spese legali e sperare così di trovare uno sponsor che firmi la sua richiesta per rimanere. Il rischio di essere deportato in 30 giorni pesa sul suo collo in un incubo kafkiano moderno, purtroppo.
Tuttofare e affitta-letto, finisce per conoscere la vedova e critica d'arte Elizabeth.
Come?
Staccando accidentalmente la spina del marito, che pur di non sentirla più si è fatto congelare.
Non sembra la persona più indicata e più stabile per fargli da sponsor, ma Alejandro ci prova, asseconda tutte le sue manie, ascolta tutte le sue invettive, accetta qualunque mansione pur di avere la sua firma.
Degradandosi, certo, ma allo stesso tempo vivendo strane e folli avventure, arricchendosi al fianco di una donna che non sembra avere né arte né parte ma ha lo spirito e la schiena dritta per farsi sempre ascoltare.
E dico sempre.
Sarà abbastanza?
Come si dice, non è la meta ma il viaggio quello che conta, e quello di Alejandro per vedere realizzato il suo sogno e per rispondere alla visione di una madre che teme per il suo destino e tratta il loro giardino come un museo abbandonato, è fatto dalla mimica ingenua di Julio Torres e di tutte le sue trovate che già con Fantasmas me lo avevano reso speciale.
Non serve troppa immaginazione per vedere nella trama tratti autobiografici, con il suo sogno di approdare negli Stati Uniti, la predizione di una nonna sarta e gli studi che invece che designer hanno finito per portarlo al Saturday Night Live dove ha fatto scuola.
Un esempio su tutti? Papyrus I e II sono frutto della sua penna.
Al suo debutto su grande schermo ha dalla sua A24 e l'indipendenza che la contraddistingue, ma anche Emma Stone nei panni della produttrice. Per non parlare di partner su schermo come Isabella Rossellini, narratrice affidabile, e Tilda Swinton che si cala nei panni artistoidi che le sono congeniali e che rendono speciale un personaggio facile da odiare, ma alla fine anche da ammirare.
Insieme, lei e Julio in giro per i sobborghi di New York, a recriminare e implorare, a cercare di gestire un catalogo mal catalogato, ad esporre quadri di uova, tra bugie bianche e lavori fetish, valgono il biglietto. O meglio, la ricerca.
Anche solo per emozionarsi un po' in un finale futurista e surrealista, come sembra la comicità di Julio Torres.
Un nome di cui sentiremo sempre più parlare.
Voto: ☕☕☕½/5
Stesso discorso fatto per Fantasmas: promettente, spero non sia troppo problematico trovare Problemista da qualche parte ;)
RispondiEliminaNon dovrebbe essere troppo problematico, mentre il film è confuso in modo speciale da sorprenderti!
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