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18 ottobre 2024

Sometimes I Think About Dying

Lei, Fran, lavora in un ufficio anonimo.
E anonima sembra anche la sua vita.
Silenziosa e distaccata, precisa e puntuale, vive le sue giornate senza scossoni, senza grandi interazioni, come un automa che in quell'ufficio non ama perdere tempo, chiacchierare o stringere amicizia.
Le piace lavorare, e immaginare la sua morte.
Lui, Robert, è il nuovo assunto. Il nuovo arrivato anche, in quella cittadina quieta e tranquilla dell'Oregon dove c'è poco da fare, un solo cinema, in cui sfogare la sua passione cinefila.
Fran lo prende in simpatia, ci esce pure, chiede tanto, risponde poco. In uno strano rapporto fra due personaggi strani che chissà come fa ad andare avanti.
Ma qualcosa, impercettibilmente, cambia.


Tanto Fran era chiusa in sé, quanto può lasciarsi andare in situazioni in cui la si immaginerebbe in imbarazzo, giochi di ruolo in feste tra sconosciuti (niente di sessuale, assolutamente no, solo killer che si inseguono in silenzio) tanto era silenziosa quanto può lanciare frasi taglienti e essere la persona giusta a cui confidare tutto il dolore.
Tanto la carriera di Daisy Ridley sembrava lanciata grazie alla saga di Star Wars quanto ha subito un arresto brusco, tra critici e fan che mai l'hanno accettata e grandi ruoli che sono mancati.
Si è lanciata lei, nei piccoli film indipendenti, così piccoli da essere speciali, come spesso accade?


Non è questo il caso, purtroppo, non è troppo romantico, non è troppo originale, un film che gira attorno alle fantasie macabre di una protagonista difficile da inquadrare che non è divertente come Harold né problematico come Enoch, con fantasie non troppo ricorrenti né presenti.
Mettici poi che il lui della coppia è il poco conosciuto Dave Merheje e la sensazione di un piccolo film che non esplode resta.


Le potenzialità, tra film da condividere e vita d'ufficio in cui inserirsi, c'erano. È forse mancato il coraggio di approfondire, di arricchire, in una scrittura che si ferma sul più bello, pur arrivando da un testo teatrale e da un corto, prima.
Compensa, almeno, la colonna sonora dal sapore retrò che pesca dal mondo del cinema, a fare di questa Biancaneve una fiaba nera da cui risvegliarsi.

Voto: ☕☕½/5

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