Andiamo al Cinema su Netflix
Non tutti i titoli in uscita valgono il mio tempo.
Con il tempo, appunto, ho imparato ad essere più selettiva, a capire che anche se la serie del momento, il film del momento, non fanno per me su carta, posso non vederli senza sentirmi in colpa.
Anzi, guadagno così tempo per qualcosa di più rilevante.
Ci ho messo del tempo, ovviamente, per arrivare a questa scelta apparentemente logica e banale, ma abbandonare un film o una serie TV dopo qualche minuto o qualche episodio, non è facile per una come me, amante della completezza.
Com'è che faccio tutto questo discorso sull'importanza del mio tempo, e parlo di Nonnas, un filmino Netflix che fin sulla carta sembrava non essere niente di ché, una classica storia buonista che incontra il gusto del pubblico sempre più generalista che affolla Netflix e che Netflix accontenta con produzioni di sempre più scarsa qualità?
Perché ogni tanto, un film innocuo, leggero fino ad essere effimero, prevedibile e decisamente fatto in economia, ci sta.
Ci sta in quelle serate in cui non si chiede altro, in cui non si ha voglia di altro.
Certo, finisce che si alzano spesso gli occhi al cielo, che si storce il naso, che si sbuffa e si sente scorrere via quel tempo, l'unico che abbiamo e che così sprechiamo, ma commedie simili servono anche a ricalibrare il senso del gusto.
Siamo a New York, Joe Scaravella ha appena perso la madre, quella madre che cucinava così bene e che portava avanti la tradizione della nonna.
Si ritrova con una cospicua eredità e con un sogno: quello di aprire un ristorante in cui vere nonne italiane possano cucinare le loro ricette forti.
Una follia?
Sì, soprattutto se non si ha un piano preciso su cosa significa aprire un ristorante, passare ispezioni, gestire consegne e clienti, coinvolgendo amici fin troppo buoni e rischiando davvero tutto per un sogno mal gestito.
Insomma, se l'idea è buona la realizzazione lascia molto a desiderare, lasciando in pena quelle 4 nonne così diverse tra loro chiamate a essere cuoche di un ristorante che forse non aprirà mai, loro che cucinando e confrontandosi hanno riattivato una vita finita in stand-by.
Lo si sente, no, il senso di leggerezza e di una sceneggiatura che si scrive da sola?
Purtroppo non aiuta il fatto che il film voglia fa' l'italiano, portando dentro quelle famiglie allargate italo-americane, quelle tradizioni di cucina, ovviamente ricche di cliché e di attori che non sono capaci di parlare un vero italiano, capisc?
Per avere un minimo di dramma e non solo scaramucce condite da lanci di cibo di nonne bisognose di primeggiare l'una sull'altra, va da sé che Vince Vaughn che doveva essere il protagonista, passa in secondo piano rispetto ai litigi di Lorraine Bracco, alle urla di Brenda Vaccaro, alla presenza scenica di Talia Sharia e di Susan Sarandon che zittisce le malelingue sulla sua fisicità in poche battute.
Quando a Vince, meglio ritagliargli una storia d'amore con Linda Cardellini per dare al suo personaggio quel minimo di interesse che altrimenti non avrebbe, portando avanti questo amore impossibile a suon di cliché.
Si cerca di essere un minimo fedeli all'italianità dei piatti e della cultura, in una battaglia fra Sicilia e Emilia-Romagna , ma la verità è che tutto resta così in superfice da non avere un minimo di rilievo.
Sembra una sceneggiatura non dico scritta dall'IA ma da chiunque si metta al tavolino di un bar a pensare a un film ambientato in American su qualcuno che vuole aprire un ristorante italiano.
Voglio dire, The Bear era riuscito a rendere l'ispezione finale di pre-apertura un episodio (ma volendo anche una stagione intera) carico di tensione e di ansia che qui svanisce in un soffio.
Questione di sceneggiatura, quindi.
Di regia, in cui la mano dell'indie Stephen Chbosky si fa irriconoscibile, fra luci melense e montaggio televisivo.
E di personaggi, che non lasciano il segno, con gli stessi Drea de Matteo e Joe Manganiello ad apparire in imbarazzo per i dialoghi al limite del banale che sono chiamati a interpretare.
A salvare Nonnas dalla banalità più assoluta e dal dimenticatoio immediato, il fatto che sia una storia vera.
Che il ristorante Enoteca Maria sia in attività a Staten Island con in cucina nonne da tutto il mondo.
Solo questa appunto mentale per un futuro e improbabile viaggio a New York e dintorni resterà fissato nella mia memoria, assieme alle scene girate nel ristorante a condire i titoli di coda.
Per il resto, un film volutamente mediocre e che non ambisce a niente di più si è già preso la mia serata e un mio post
Direi che può bastare.
Voto: ☕☕/5
Se di The Bear non sono riuscito a finire neanche la prima stagione, esasperato e ansiogeno, questo l'ho trovato una bella coccola. Televisivo e tutto, ma ci vuole.
RispondiEliminaNon so se impiegherò il mio tempo con un film come questo. Certo che se mi sono visto l'Eurovision, di tempo da buttare ne ho XD
RispondiEliminaDevo dire che qualcosina in più me l'aspettavo, anche nell'ottica di un film telefonato e televisivo. Così non è stato invece, peccato
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