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30 maggio 2025

Paternal Leave

Andiamo al Cinema

Ci sono piccoli film che sono ancor più belli perché fanno capire di essere stati girati con amore.
Piccoli film dove contano i silenzi più delle parole, gli sguardi più dei gesti, gli attori in campo più della sceneggiatura.
Come un contrappasso, Luca Marinelli passa dalle montagne che lo vedevano figlio incompreso al mare che lo vede padre complicato.
Di una figlia di 14 anni che piomba nella sua vita come un'onda improvvisa e di un'altra di appena due anni con cui riallacciare i ponti, a cui chiedere scusa per prima, perché forse qualcosa nel rapporto con lei e con una madre che deve tornare a fidarsi, può ancora essere salvato.
E Leo come si incastra in tutto questo?


In 72 ore che sembrano fondamentali per Paolo, che cerca di nasconderla, che le chiede pazienza e silenzio, a lei, che è la vera protagonista, lei che è scappata dalla Germania a bordo di un treno senza biglietto, che è riuscita a stanarlo nel piccolo negozio in riva a Marina Romea dove si nasconde, lei che mente a una madre che le ha tenuto per prima il segreto sull'identità di un padre assente e mai visto.
Vuole intervistarlo, Leo, vuole capirlo e vuole incasellarlo. 
Conoscerlo chissà, perdonarlo improbabile.
Ha troppa rabbia dentro, ancora, ha troppe cicatrici che tiene nascoste e che Paolo, con i suoi errori, fa bruciare.
Vuole esserci e vuole che lui la veda, finalmente.
Vorrebbe fidarsi ma come fare se Paolo sbaglia tutto, in ansia com'è, alla ricerca disperata di cambiare, crescere, farne almeno una di giusta?


Alissa Jung esordisce alla regia e porta dentro un piccolo mondo di incomprensioni e tentativi di capirsi.
Impossibile non prescindere dal fatto che è la moglie di Luca Marinelli, legata così a doppio filo all'Italia, la sua sceneggiatura passa dall'italiano al tedesco con l'inglese come terra comune, per quanto fragile.
Perché quando si arrabbiano, Leo e Paolo, tornano alla loro lingua d'origine, in una distanza difficile da colmare in quelle poche ore dove chiedono troppo l'una all'altro. Dove sembrano entrambi immaturi e incapaci di venire a capo alla loro situazione.
Rischiano e passano il confine, con un martire rosa a farsi metafora.


L'occhio scruta in primi piani stretti vuoi Leo, vuoi Paolo, si allarga a quel mare che ha visto nascere e morire un amore, facendoci sentire la salsedine, il freddo, in un'arte di arrangiarsi che forse deve finire. Se si vuole crescere davvero e smettere di ferire gli altri.
Se la giovane esordiente Juli Grabenhenrich strega con la sua rabbia e la sua fisicità, è il volto scavato di Marinelli, i suoi occhi che si sgranano e i suoi nervi che esplodono a prendere di nuovo la scena.
Canta, improvvisa, si scosta e urla, dando profondità a un personaggio non facile da amare che si finisce per compatire.
È un film piccolo Paternal Leave, chiuso in poche ore e in ambienti che diventano familiari pur non essendoci aria di famiglia, fatto di silenzi e di musica, di mare fuori stagione, di letti di fortuna e di amici improvvisi che hanno dolori diversi e conflitti simili con chi sarebbe chiamato a crescerli.
È un film piccolo, che come la salsedine, come il freddo, come il più complicato dei rapporti, si appiccica addosso.

Voto: ☕☕/5

1 commento:

  1. Beh, Luca Marinelli ormai è una garanzia, quindi sono curioso di vedere questo piccolo film. Anche perché di solito preferisco i film piccoli a quelli "grandi"

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