7 gennaio 2023

Le Otto Montagne

Andiamo al Cinema

O il libro o il film.
Un credo a cui mi attacco per non rovinarmi il gusto dell'uno o dell'altro, ma che a volte deve essere spezzato.
C'entrano gli anni passati dalla lettura, o dalla visione.
C'entrano i nomi coinvolti nella realizzazione, tra registi e attori.
Con Le Otto Montagne qualche dubbio lo avevo, ma tra il ritorno della coppia Alessandro Borghi-Luca Marinelli e la regia del duo belga Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch che già con Alabama Monroe mi aveva conquistata (meno, invece, con Beautiful Boy), i dubbi sono diminuiti.
Con l'approvazione di Paolo Cognetti poi, coinvolto in tutta la realizzazione del film (anche se senza un ruolo preciso, tra consulente, scouting, pubblico) mi sono decisa.
Troppo tardi ormai, per aggiungerlo alle classifiche di fine anno, anche se ci sarebbe entrato di diritto.


Perché sembra di leggerlo questo film, che si prende il suo tempo e ha il suo respiro, fatto di un formato in 4:3 stretto e a tratti asfissiante come sembra la città per Pietro e a suo padre, stretto come stretta sembra stare la vita a Bruno, che però dalla sua montagna non se ne va.
Un respiro fatto soprattutto di vallate, di pascoli e di ghiacciai, di case e di alpeggi così belli da mozzare il fiato, e che incorniciati dalle bande nere acquistano quel fascino da cartolina consumata, nostalgica, come nostalgico è il racconto.
Fatto di un'infanzia felice, e divisa, tra le estati fra i prati e i ruscelli, e gli inverni in città.
Fatta di un'amicizia profonda, in cui però si fa spazio la gelosia.
Fatta dei rimpianti di un'adolescenza contro, contro i genitori, contro quella montagna, contro quell'amico, pure, che si lascia andare.


E poi arriva il presente, che sfuma in un rapporto più profondo, di ferite e lutti da superare assieme, di un posto nel mondo da trovare.
Che sta su quelle montagne, ovviamente, per Bruno.
Che sta in sentieri da colmare e lettere da leggere, e viaggi in giro per il mondo, per Pietro.
Che sta in una casa, da ricostruire e vivere, assieme.
Le Otto Montagne sono due visioni del mondo opposte, ma che si condividono.
È la storia di un'amicizia vera e profonda, in cui i silenzi, gli anni distanti, non contano.
Conta un padre, con cui continuare a fare i conti, che si è condiviso.
Le donne, madri e compagne, prese nel mezzo di uomini silenziosi.
Contano le montagne, in cui si è vissuto.


L'adattamento è il più rispettoso possibile, capace di trasmettere le stesse sensazioni della prosa concisa e densa di Cognetti. Con la macchina da presa che si perde in boschi e pietraie regalandoci brividi, con i dialoghi asciutti ma profondi, e una voce narrante a fare da legante.
Poi c'è la musica, con una colonna sonora intimista a rendere il tutto più importante.
E anche se il finale lo si conosce, si finisce nuovamente in lacrime, con la consapevolezza di aver rivissuto una storia d'amicizia profonda, e l'aver goduto di un cinema piccolo che si fa grande.
In cui il rispetto e l'amore sono palpabili.

Voto: ☕☕☕☕/5

2 commenti:

  1. Splendido, lento, poetico. Un vero abbraccio.

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  2. Mi sembra un po' troppo una "fordianata" per i miei gusti, però staremo a vedere... :)

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