Coppie in viaggio, viaggi nel profondo nord, il dietro le quinte dei videogiochi e quello delle scuole elementari e per finire la nuova Tenente Colombo.
Sono le serie comedy che mi tengono compagnia a cena, tra cliché di conforto, grasse risate e pure qualche lacrima:
The Four Seasons
Tre coppie di amici, quattro stagioni in cui seguirli nei loro viaggi e nella loro organizzazione dei viaggi.
Tre coppie diverse, per stili di vita e per carattere, che si ritrovano presi alla sprovvista quando una di loro divorzia. In modo non propriamente pacifico, in modo non così felice, cambiando le dinamiche delle amicizie e inserendo pure una nuova fidanzata, molto più giovane, nella compagnia tra invidie, sane o meno.
Tina Fey adatta l'omonimo film di Alan Alda (presente anche in un cammeo) e lo fa rispettando i giorni d'oggi, con una coppia ad essere quindi omosessuale, i giorni d'oggi a essere quelli pieni di tentazioni via app e la mezza età ad arrivare un po' prima, con le sue crisi.
Dalla primavera all'inverno si seguono Nick, Anne, Danny, Caude, Jack e Kate in riva a un lago dove festeggiare (male) un anniversario importante, nell'esotico mare delle Hawaii dove fare i conti con la felicità altrui e la propria vecchiaia, in visita al college dove tutti si sono conosciuti e in cui alcuni nodi vengono al pettine e infine in un Capodanno diviso che finisce per unire in modo doloroso.
Si piange e si ride, ma soprattutto ci si ritrova in questa miniserie che parla a una generazione non propriamente di Netflix, che fa i conti con relazioni durature ma magari sbiadite dall'abitudine, con problemi di salute che si vogliono sottovalutare mettendo in chiaro il bisogno di comunicazione e confronto, con rispetto.
Certo, si usano toni magari un filo esagerati e situazioni che possono scadere nel grottesco, ma avendo gli attori giusti per farlo il rischio è evitato e si mantiene alto lo stile di tre coppie comunque benestanti: inutile ribadire il mio amore per Colman Domingo che in coppia con Marco Calvani fa faville, anche se il cuore me lo ruba Will Forte, marito ideale in tenerezza e goffaggine, per finire con un Steve Carell che invecchia bene e ha il ruolo più spinoso.
Accompagna la colonna sonora d'eccezione di Antonio Vivaldi, a elevare questi episodi buffi ma con dentro tanta vita vera, che con un calice di vino e gli amici giusti sembra sempre più superabile.
Voto: ☕☕☕½/5
North of North
Più a nord del nord del nord, per la precisione un piccolo paese in una piccola isola a nord del Canada, dove gli abitanti sono pochi, devono tener fede alle loro tradizioni ma anche con i nuovi abitanti bianchi, i pochi turisti e gli scienziati che arrivano per studiare l'ambiente.
La protagonista è Siaja, moglie e madre venticinquenne stretta in un ruolo che non le appartiene più. Passata dall'essere una figlia che si prende cura di una madre con problemi con l'alcol a una moglie rintanata in casa a crescere la sua, di figlia, ora che questa inizia la scuola vuole qualcosa di più. A partire da un lavoro. Il marito, idolo del villaggio, non sembra d'accordo e la cosa giusta da fare è ubriacarsi e mandare tutti… a quel paese.
Inizia così una serie comedy ambientata dove non te lo aspetti che racconta la rinascita -tra cadute e successi- di una donna che abbraccia le tradizioni della sua cultura e le modernità di oggi, cercando un lavoro, certo, ma anche l'amore. Le fa da contraltare una madre che lo spettro dell'alcolismo l'ha battuto ma che si ritrova a fare i conti con una vecchia fiamma e con vecchie ferite, rimanendo comunque su toni leggeri, spesso leggerissimi, e partendo da piccole rivoluzioni che passano per serate per anziani, baseball tradizionale e primi appuntamenti, con un'inevitabile triangolo amoroso.
Se spesso la trama dei brevi episodi si fa prevedibile e eccede in cliché da rom-com, la voce che si dà a una comunità isolata e a un'ambientazione particolare fa la differenza e rende godibile, e a tratti pure un filo commovente, le disavventure di -. Aiuta una colonna sonora che rimaneggia in lingua Inuk i successi pop inglesi.
Una seconda stagione è già confermata, può solo migliorare.
Voto: ☕☕½/5
Mythic Quest - Stagione 4 (e ultima)
Una di quelle serie sottovalutate che chissà perché con il suo parlare di videogiochi e di chi i videogiochi li fa, non ha avuto più successo.
Si arriva arrancando e stancamente a una quarta stagione che non sembra avere molte frecce al suo arco, e la cancellazione da parte di Apple TV+ ha visto cambiare il finale già trasmesso, che è quindi ora doppio.
Spingere su un amore più fisico tra Poppy e Ian aveva senso?
Alla luce del finale scelto, no.
Per fortuna se poco succede di interessante nello sviluppo dei personaggi, funzionano gli episodi in cui si sperimenta a livello narrativo, e spiccano così The Villain's Feast (4x04), ambientato in una magione isolata, con un gioco alla Poirot da portare avanti o The Fish and the Whale (4x06) raccontato da Brad/Daniel Puji come il più classico degli heist movie.
Si prendono troppo spazio personaggi secondari senza peso e senza storyline interessanti, affondano personaggi di primo piano che non possono più evolvere e la sensazione è che si poteva chiuderla prima.
Restano questi pochi episodi, un doppio finale ma soprattutto le prime entusiasmanti stagioni, per chi vuole conoscere Mythic Quest e le sue espansioni.
Voto: ☕☕½/5
Side Quest
A proposito di espansioni, per indorare la pillola Apple TV+ ha prodotto quattro episodi speciali che ruotano attorno al mondo di Mythic Quest.
Abbiamo così lo sviluppatore vessato da un capo anche in vacanza e che deve prendere una decisione importante se vuole salvare la sua relazione (forse il più debole con cui partire), per poi entrare in territorio nerd, con una fumetteria in cui avventori storici e nuovi arrivati si contendono l'unica copia arrivata di Mythic Quest dimostrando l'amore e la frustrazione di un business tutt'altro che facile da mantenere, per proseguire nel sogno diventato realtà per una violoncellista che entra a far parte dell'orchestra che gira il mondo suonando la colonna sonora di Mythic Quest ma che perde il tocco, la magia, l'amore per un sogno diventato un lavoro e può ritrovarlo solo vivendo davvero, almeno un po'. Chiude il cerchio un episodio che porta finalmente dentro al videogioco, con un gruppo di amici da seguire nella loro campagna personale che corrisponde anche alla fine di un'era con la partenza per il college alle porte.
Quattro episodi divertenti ma con un retrogusto amaro, che espandono un universo e lo abbelliscono.
Voto: ☕☕☕/5
Abbott Elementary - Stagione 4
Quarto anno a Philadelphia e le cose sembrano migliorare per gli studenti della Abbott.
Complice un campo da golf in costruzione che potrebbe cambiare il quartiere, l'unico modo per sopravvivere è corrompere ed essere corrotti, che male c'è se gli studenti possono finalmente avere il materiale necessario per stare a scuola come si deve?
Questo il filo conduttore di una stagione che vede Janine e Gregory finalmente e amorevolmente insieme, e che mostra la mitica Preside Ava al suo meglio, soprattutto quando si prende le colpe di questa corruzione sacrificandosi a nome dei suoi insegnanti.
Al quarto giro Quinta Brunson riesce a rimanere pungente, divertente e originale e riesce pure a fare uno spin-off con l'altra serie storica della città, fortuna quindi che ho iniziato un lento recupero di It's Always Sunny on Philadelphia godendomi l'entrata in scena di Charlie, Mac, Dee, Danny e Frank.
Tra una serata al karaoke, una cena con il morto, una gara scientifica e una visita al museo, e gli immancabili episodi a tema per Halloween, Natale e San Valentino, si prendono il loro spazio anche gli studenti, soprattutto quelli arrivati al fine del loro ciclo e pronti a sbarcare al liceo.
Si ride e si piange come tradizione, con quei professori imperfetti ma tenaci che avremmo voluto avere tutti, alle elementari.
Voto: ☕☕☕½/5
Elsbeth - Stagione 2
Elsbeth Tascioni da spin-off su cui avere dubbi è diventato un successo su CBS dove è presto diventata una serie conforto per molti.
Episodi verticali, in uno stile più scoppiettante e più rosa rispetto al Tenente Colombo, l'avvocato che non è avvocato ma non è nemmeno un detective che lavora al fianco della polizia di New York si ritrova a investigare volta per volta su omicidi nell'alta società.
Niente di nuovo rispetto alla prima stagione, se non piccoli tentativi di avere uno sviluppo orizzontale mal riuscito nonostante la presenza di Michael Emerson (marito della protagonista Carrie Preston nella vita reale).
I 20 episodi sembrano troppi per gestire davvero nuovi casi e nuovi sviluppi, si fanno così ricordare le tante guest star di grido (Matthew Broderick, Eric McCormack, Alyssa Milano, Nathan Lane, Vanessa Williams, Mary-Louise Parker tra gli altri), un episodio a tema per San Valentino che collega New York alla profonda Scozia e un finale musicale che riprende Chicago dietro le sbarre.
Purtroppo, di mezzo ci sono tanti casi non sempre interessanti, forzature investigative e intuitive non sempre ben gestite.
Lo si gusta così, un episodio a settimana senza voler chiedere di più a una serie buffa con una protagonista buffa e colorata, ma con l'uscita di scena di Carra Patterson/Kaya Blanke già ventilata in questa stagione, ci sarà un nuovo equilibrio da cercare per la terza, vedremo, se lo si troverà.
Voto: ☕☕½/5
Vista solo The Four Seasons. Super promossa! Che bravi! Che scrittura, nella sua classicità.
RispondiEliminaThe Four Seasons non mi sta entusiasmando molto, forse perché il suo obiettivo è essere deprimente più che entusiasmante. Non so. Comunque mi manca ancora l'ultimo episodio che potrebbe ancora ribaltare tutto...
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