C'è il Soderbergh classico, intrigato da spie, omicidi, grandi cast, e c'è il Soderbergh sperimentale, quello che usa gli introiti dei primi film per progetti un filo più strani.
Alterna queste due anime in una vasta filmografia, senza mai stare fisso in generi cosa che lo rende imprevedibile.
Girare con uno smartphone?
Fatto, per la precisione con un IPhone 7 Plus.
Girare con il tempo limitato dal set scelto?
Fatto, durante una crociera transatlantica, che finisce in sceneggiatura.
Girare in piena pandemia?
Fatto, per primo pure, con un cast limitato e un'agorafobia che diventa funzionale.
Pure con le serie TV riesce ad alternare i suoi due mondi, nello stesso anno -il 2023- se n'è uscito con un dramma investigativo/familiare ma anche con uno strano progetto sui viaggi nel tempo girato in economia nella sua stessa casa e disponibile solo in un sito web apposito.
Insomma, sperimenta Soderbergh, si diverte e diverte convincendomi più in questi progetti interessanti per il dietro le quinte e per come sono nati.
Prima di Black Bag, quindi, c'è stato Presence.
Ancora una volta David Koepp alla sceneggiatura ma questa volta il set è tutto in una sola casa, tutto è girato con il punto di vista di… una presenza.
Un fantasma, che aleggia in quella casa, che sembra ossessionato o semplicemente molto protettivo verso Chloe, figlia non troppo amata da una madre che ha occhi solo per il figlio maschio, più promettente, più divertente; sorella poco amata da un fratello che la vede come una minaccia alla sua popolarità; ma soprattutto, Chloe, sta soffrendo, per la perdita improvvisa della migliore amica, che non aveva problemi di droga ma ha avuto un'overdose.
Solo il padre sembra capire il suo dolore e cercare di darle una spalla su cui piangere, solo quella presenza sembra vegliarla e proteggerla.
Una presenza che solo Chloe sembra percepire, creduta quindi ancora più strana dalla sua famiglia, che però con eventi paranormali deve fare i conti, arrivando a rivolgersi a una spiritista.
Un film teso, senza essere horror.
Un film angosciante, senza essere un thriller.
Non puri almeno, contaminati dal dolore ancora più forte in adolescenza, da un dispiegarsi di motivazioni che rendono la visione ugualmente tesa e angosciante.
Tutto, poi, girato con il punto di vista di questa presenza, che si nasconde, che agisce, che si muove in una casa da cui non sembra poter uscire e in un tempo che non sembra capire.
Qui sta la particolarità, unita alla scelta di piani sequenza che in quella casa si muovono di scena in scena, portando a soli 33 tagli di montaggio.
Difficile amare Lucy Liu in un ruolo poco amorevole e difficile non simpatizzare per il bonario Chris Sullivan, ma quella che si segue, quella su cui la presenza punta continuamente lo sguardo è Callina Liang.
Meno straniante del candidato agli Oscar Nickel Boys, la scelta di girare in prospettiva rende intrigante, misterioso e appassionante non solo il film, ma anche il set. Con una casa vuota, piena, vissuta e abbandonata a diventare protagonista, con un operatore a diventare fondamentale e personaggio nascosto in più.
Almeno fino al colpo di scena finale, che lascia spiazzati e cambia l'intera percezione della storia.
Sono questi i progetti di Soderbergh che ammiro, quelli in cui non sembra stancarsi di sperimentare e di giocare con i mezzi a disposizione.
Si dice che ogni storia d'amore è una storia di fantasmi, Soderbergh l'ha preso alla lettera regalandoci uno strano film su cui continuare a pensare.
Voto: ☕☕☕½/5
Sempre apprezzato pure io il Soderbergh più sperimentale, questo non l'ho ancora visto ma promette bene...
RispondiEliminaIo ho rischiato più volte di addormentarmi. Pessimo, salvo per il finale e la realizzazione.
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