Andiamo al Cinema
Il peggio che può capitare a uno scrittore è un blocco creativo.
Iris potrebbe aggiungerci anche il lutto improvviso di un mentore e amico come Walter, che ha deciso di andarsene senza pensare a chi resta.
Iris potrebbe infine metterci anche il fatto di aver ereditato suo malgrado il cane di Walter.
Non un cane qualunque, ma un alano gigante, grande per chiunque, figurarsi per lei e il suo piccolo appartamento in un condominio che non accetta cani.
Insomma, ne ha di problemi da affrontare Iris, scrittrice in crisi, amica in lutto, proprietaria di un cane che così educato non è e che sembra molto più triste di lei.
Come la spieghi, in fondo, la morte a un cane?
Il romanzo The Friend di Sigrid Nunez è diventato un film dal sapore di una volta.
Un po' commedia, un po' dramma, ambientato in quella New York borghese e radical chic dove scrittori ed editori si trovano per cena, per festeggiare un Capodanno, abitando in appartamenti piccoli ma zeppi di vita in quella città che non sembra così grande e così affollata.
Sembra pure un film natalizio arrivato al cinema fuori stagione, con le decorazioni da smaltire e il senso di abbandono a farsi più forte tra cappotti pesanti e sciarpe a coprire.
Sembra pure un film più classico di quello che il romanzo, vincitore del National Book Award è in realtà.
Classico in un senso d'altri tempi, confortante e aperto anche a chi gli animali non li ama troppo.
Perché diciamolo: cani e film sono un binomio pericoloso, sembrano chiedere a forza lacrime e commozione allo spettatore.
Ma Apollo è diverso.
Cane triste, sì, presenza ingombrante, eccome!, è quasi una metafora -grande e pelosa- di un lutto che devasta. Che osserva e distrugge, che non si sa come accudire e di cui verrebbe facile disfarsi.
Ma poco a poco, e come da previsione, Apollo diventa un compagno fedele per la solitaria Iris, che ne capisce gli spazi, che ne rispetta i tempi, e che inizia ad accudire davvero iniziando una battaglia personale contro i proprietari del suo condominio per tenerlo con sé. E per venire a capo a se stessa.
La creatività del romanzo di una scrittrice che sta vivendo il suo momento d'oro (suo anche il materiale di partenza de La stanza accanto di Pedro Almodovar), i registi Scott McGehee e David Siegel la fanno emergere in una sola scena in quello che è un esperimento terapeutico in cui finalmente Iris affronta di petto il suo lutto.
L'Amico Fedele pecca forse di gestire male i suoi tempi, un equilibrio che apre parentesi, apre battaglie e che proprio quando sembra finito, apre un nuovo capitolo.
Ma non toglie il fatto che un film classico e fuori tempo, riesce a coinvolgere e far apprezzare il ritmo rallentato, i personaggi non urlanti, la ricerca di un tono.
Naomi Watts brilla così per naturalezza e ricorda che grande attrice è, anche in una filmografia ormai fin troppo variegata, con Bill Murray a impreziosire ricordi e confronti ma soprattutto il gigante Bing/Apollo a rubare la scena in quello che è il suo debutto nel mondo del cinema.
Da fiera proprietaria di un Bloom di qualche centimetro appena più "piccolo" di Apollo, mi sono rivista negli sguardi stupiti dei passanti, nella gestione del peso, della forza, della presenza e di quegli sguardi quasi umani.
Forse per questo le lacrime sono scese in un finale meno lacrimevole del previsto, in una filosofia magari un filo banale per chi amici a quattro zampe ne ha da una vita.
Nella sua classicità, L'Amico Fedele ha il pregio di far rimpiangere certe commedie e una certa New York e, mentre si coccola quel cane sempre ai piedi del divano, fa venir voglia di cercare il romanzo di Sigrid Nunez per conoscere meglio, in modo più creativo, Apollo.
Voto: ☕☕☕/5
Non amando i cani né i film sui cani, per me si preannuncia un incubo.
RispondiEliminaTra questo e il nuovo di Wes Anderson non so quale mi spaventa di più, ahahah