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15 novembre 2025

Che Fine Ha Fatto Baby Jane?

#LaPromessa2025

Due attrici grandi, ma grandi davvero, che però per l'industria hanno fatto il loro tempo.
Due attrici che sono due dive, ognuna con un modo diverso di intendere il talento, tramite la bellezza, tramite l'impegno.
Due attrici ai ferri corti con Hollywood, impossibilitate a trovare un ruolo che faccia al caso loro, alla loro carriera, alla loro età, che si ritrovano a scontrarsi in un B-Movie che appartiene al genere horror. Un'apparente follia che però nomi come i loro potrebbero riabilitare.
Siamo nel 1962 e le attrici in questione sono Joan Crawford, la divina, bellissima Joan fin dai tempi del muto, e Bette Davis, la talentuosa Bette, la signora due Oscar.
Sul loro essere diverse, sul loro odiarsi apertamente fuori e dentro il set, si costruisce la leggenda che è stato Che fine ha fatto Baby Jane?, un horror che sembra più un noir alla Hitchcock, dove a far paura sono proprio loro due: Jane e Bette, brave e streganti, nell'interpretare due sorelle che si odiano apertamente, che hanno avuto tutto dalla vita, ma in due momenti diversi.
Jane, quand'era bambina, esibita, venduta, idolatrata come la bambina perfetta, crescendo così viziata dai suoi stessi vizi. Blanche, poi, in adolescenza, quando Jane era ormai cresciuta e senza il talento necessario per riuscire a rimanere a Hollywood, mentre Blanche con i suoi modi raffinati si impone con commedie e drammi diventati dei classici.


Le ritroviamo nel 1962, indurite dall'età e da un incidente che ha cambiato la vita a entrambe, gettando ombra su entrambe: Blanche è in sedia a rotelle, paralizzata e segregata nella sua grande casa dove Jane, accusata dai più di essere la responsabile di quell'incidente, dovrebbe prendersene cura, sbeffeggiandola e torturandola invece, mentre usa il suo denaro per cercare di rifarsi una carriera con un ritorno atteso da pochi.
Mentre le vicine spettegolano e sospettano, mentre la domestica si preoccupa, Jane sprofonda sempre più in una spirale infernale fatta di scherzi di dubbio gusto, di dimenticanze e deliri di onnipotenza che il giovane pianista Edwin al suo servizio sembra fomentare.
Reclusa e affamata, indebolita e pure un filo sfortunata nei suoi tentativi di liberarsi, viene naturale stare dalla parte di Blanche, urlare con lei alla vista di ratti nel piatto, tifare perché arrivi al telefono, perché il suo messaggio di aiuto venga intercettato dalla vicina. Ma è indubbio che è Jane/Bette a stregare il nostro sguardo, con il suo volto truccato, la sua maschera inquietante, i suoi canti stonati e le sue follie che si concludono su una spiaggia e con una confessione e una frase che quasi spezza il cuore. Il suo, come il nostro.
Facile capire com'è che il mondo del 1962 sia impazzito per questo film, e facile capire com'è che è da allora che Hollywood propone film simili: apparenti B-Movie, horror femminili, con il grande ritorno di star che devono rifarsi una carriera e sono ormai disposte a tutto. Qualcuno ha detto Demi Moore? Così, per stare in tempi recentissimi.
Sempre di bellezza e di un'industria che trita e sputa dive, si tratta.


Che fine ha fatto Baby Jane? ha garantito il rinverdire del genere horror, sempre capace di reinventarsi, di resistere, capace com'è di esorcizzare i momenti più bui e di riempire sale.
Qualcuno sta pensando agli incassi che il genere genera ancora oggi?
Già.
Tutto torna a Hollywood, tutto si reinventa e si ricicla e non è un caso che proprio la storia dietro a Che fine ha fatto Baby Jane? sia diventata il centro di una serie TV, quasi più interessante del film stesso.
Quando Ryan Murphy ci si mette(va), le sa(peva) scrivere bene le serie TV, trattando bene le sue dive, quelle passate e quelle future. Dopo essermi goduta con il migliore amico un film intenso e pieno di spunti come sa ancora essere una pellicola del 1962, ci siamo buttati a distanza sulla prima stagione di Feud, ennesima serie TV antologica targata Murphy, che proprio della guerra continua che Bette Davis e Joan Crawford si sono fatte, parla. Parlando di loro, di come potevano essere amiche, di come tutti, da un regista affamato di consenso, un produttore affamato di successo e giornalisti affamati di copie da vendere, le hanno messe contro. Due dive, due donne diverse, ma in fondo con molto in comune, con un'età che le relega agli angoli di un'industria che le ha portate in palmo di mano e il bisogno di affermazione che non se ne va nemmeno dopo due Oscar, nemmeno dopo i plausi continui.


Ad interpretarle due dive splendide come Susan Sarandon e Jessica Lange, che ci portano sul set tormentato di Baby Jane ma anche nella vita privata delle due attrici, con i conflitti con le figlie, i matrimoni sbagliati, il tentativo continuo di lavorare, mentre a distanza si punzecchiano e si tormentano.
In 8 episodi narrati da altre divine come Olivia de Havilland/Catherine Zeta-Jones e Joan Blondell/Kathy Bates, si mostra il marcio dietro le luci della ribalta, il dolore dietro le paillettes, i rimorsi dietro le rughe, anche se piallate, con quell'Oscar mancato a essere l'episodio migliore e il più doloroso. Ma non si parla solo di loro, si parla del loro mondo e di Hollywood mostrando l'aria di cambiamento degli anni '60 e soprattutto la forza di donne sempre poco considerate ma che si sono dimostrate essere il pubblico a cui riferirsi e le voci a cui fare affidamento e che ancora oggi trainano Hollywood. Con tutti i sacrifici del caso.


Se il film mi aveva convinto a metà, con le prove di una grande attrice che non aveva paura di imbruttirsi e di un'attrice dai tempi recitativi un filo datati, con quel finale frettoloso e luminoso che fa da contrasto al senso di angoscia che quella casa buia crea, pur regalando una frase leggendaria, la serie TV partendo proprio da quella frase e facendola riecheggiare nel suo, di finale, dà linfa alla storia, non la spreme, ma ci porta dentro le vite di due attrici approfondendo i loro mondi. Se le prove di Sarandon e Lange sono da applausi, lo sono anche le scelte di regia, tra piani sequenza e luci della ribalta e confronti impietosi e scene oniriche che catturano e un effetto tale e quale mai forzato ma omaggiante.
L'augurio e che Murphy torni a produrre titoli simili, storie simili, capaci di mettermi la pulce su film importanti che colpevolmente ignoravo, e che con 63 o 8 anni di ritardo, mi sono trovata a promettere e poi mantenere.

1 commento:

  1. Splendido Feud. Avevo recuperato Baby Jane proprio sulla sua scia.

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