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22 aprile 2018

La Domenica Scrivo - Di giardini, di lavori, di rimandi e di tempo

Volevo scrivere del giardinaggio, di quanto con le belle giornate, con la primavera finalmente iniziata, con i fiori che sbocciano e il mio verde che torna ad essere verde, il giardinaggio sia diventato una nuova passione rubata e affiancata al giovine.
Dovevo, ma i lavori da fare e da far fare in giardino sembrano così complicati (tono ironico, che si tratta di fare un muretto di confine e di "girare la terra" per fare l'orto) che i muratori li rimandano da almeno due mesi, e quindi, questa passione che mi tocca tenere a freno, tocca metterla da parte.



Nel mentre, meglio leggere la storia* piena di poesia e di grazia di chi le piante degli altri le cura gratis, di un barista -Gianni Boetto-, che a Padova ha installato l'Ospedale delle piante, di cui è primario. Il tuo pollice è nero? Il tuo bonsai, la tua limonara, la tua pianta senza nome d'appartamento soffre e sta per tirare le cuoia? Lui ci prova a curarla, a salvarla, e poi te la rende.
Un piccolo gesto, altruista, che nel piccolo salva il mondo.
Volevo parlare dei rimandi, visti quelli continui che i muratori mi han fatto.
Della tendenza a posticipare sempre, a dilazionare, a rimandare sempre e comunque, con la speranza di trovare del tempo, di trovare un'idea, proprio come me, questa mattina. Della sensazione di sbagliato in questa scelta, dei sensi di colpa che arrivano e travolgono.
Ma visto che chi si deve sentire in colpa sono quei muratori, sorvolo, sorseggio un po' di the che in fondo scrivere -tardi- la domenica mi piace lo stesso, meno di leggere un libro con calma, ma va bene uguale.


Volevo scrivere del tempo, allora, quello che passa in un istante come fan le rose, quello che perdiamo nell'attesa, quello che occupiamo sbagliando. Volevo scrivere di quattro anni che sembrano ieri, di una casa ancora piena dei ricordi dei nonni che non si ha il coraggio, si rimanda, si aspetta a svuotare, e della sua vendita improvvisa, che porta improvvisamente a rovistare, tenere, buttare.
Volevo parlare del tempo lunghissimo -90 anni- passato qui da un'altra nonna, acquisita in questo caso, e dei cambiamenti che in 90 anni una persona può aver visto e assorbito, della paura che fa -neanche fosse La Smorfia- arrivare a 90.
Ma oggi quei 90 anni si festeggiano, ed è meglio non pensarci troppo, andare di pranzi, brindisi, sorrisi. Che è poi il modo migliore per impiegarlo, il tempo.


Volevo scrivere delle soddisfazioni che dà, il buttare, il passare un pomeriggio in ecocentro, mettendo da parte i sensi di colpa -che sempre ritornano-, ridere un po' di quella nonna che tutto ha conservato, e ringraziandola ancora per quello che ha lasciato.
Ma so che del buttare ho già parlato (QUI), e quella sensazione di vuoto ancora non mi va di affrontarla, figurarsi scriverne qui.
Volevo scrivere di tutto questo, e lo farò in altre domeniche, più approfonditamente.
Volevo anche non scrivere, appellarmi alla mia stesse legge che "se non ho voglia di scrivere, la domenica, non scrivo", ma in fondo un po' di voglia l'avevo, un po' di idee e di articoli da appuntare pure, ma ora vado a fare quello che continuerò a fare in attesa che i muratori arrivino: godermi il mio verde, sognare ancor più verde.
Buona domenica.

*La storia dell'Ospedale delle Piante la potete leggere QUI

4 commenti:

  1. Se fossi al tuo posto, i continui rinvii del lavoro mi farebbero venire ansia :D

    Molto carina la storia del barista che a tempo perso (anzi 'overtime') si dedica alle cure delle piantine altrui (mi ricorda anche una bellissima storia di Paperino).

    Io invece ho buttato un po' di vestiti che non porto più: felpe col cappuccio o in genere indumenti che mi stanno larghini. Non è roba nuova, ma tenuta benissimo. Potranno essere utili ad altre persone :)

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    1. Ansia? Non hai idea delle arrabbiature che sovrastano cene e pranzi negli ultimi mesi. Prima o poi, passerà e passeranno, spero.

      Sul buttare/riciclare avevo scritto, e resta una delle più piccole ma significative gioie degli ultimi tempi.

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  2. Buona domenica e buon verde! L'idea dell'ospedale delle piante è carinissima e non la conoscevo.
    Nonostante il passaggio non sia stato così brusco, conosco la sensazione di vuoto nel buttare o nello svuotare una casa a noi cara, ma ormai ho abbracciato l'idea del cambiamento come una cosa inevitabile.
    Un abbraccio!

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    1. Grazie, restia da sempre ai cambiamenti, prima o poi dovrò farmene una ragione anch'io.

      Il dottore delle piante è una meraviglia, per fortuna ne ho uno in casa, che il mio pollice tanto verde non è...

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