Fusi è un bambinone di 42 anni.
Ancora vive con la madre e con i saltuari amanti che questa si porta in casa, ancora gioca alla guerra, con ricostruzioni precise di campi di battaglia, ancora compra e prova macchinine elettriche.
È grande e grosso Fusi, ma sta comodo solo nella sua routine che comprende andare a lavoro, nell'aeroporto della città, andare ogni martedì a cenare al ristorante cinese, richiedere ogni sera una canzone speciale alla stazione radio, dove ormai ha fama di esperto.
Tutto questo, da solo.
Fusi ha un solo amico, ormai sposato e con un figlio che giudica male la passione di entrambi per soldatini e carri armati in miniatura, ma ha tanti nemici. Più che nemici, bulli, che lo tormentano e se ne prendono gioco per la sua stazza, per la sua timidezza, per quella chiusura che ha verso gli altri, o vicini astiosi che non trovano sano il suo passare troppo tempo con i bambini.
Tutto cambia, o quasi, quando la madre per smuoverlo un po', lo costringe a prendere lezioni di ballo. Lì, Fusi conoscerà Sjöfn, aspirante ed ex fioraia, cerca di conquistarla, a modo suo, ma cerca soprattutto di aiutarla.
Perché l'anima gentile di Fusi è davvero quella di un bambino.
Di un adulto ancora incapace di affrontare e gestire il mondo, di fidarsi vista quella madre opprimente, viste le scottature di un passato che non si vedono ma si sentono.
Non è pronto a fidarsi, a trovare veri amici con cui bere una semplice birra, non è pronto in fondo nemmeno ad una storia difficile con una persona che per prima deve affrontare i suoi problemi.
E viene da dire ai ragazzi di Tredici che le paure, le ritorsioni, non finiscono davvero mai.
Ma le si può affrontare, le affronta Fusi, come può, donandosi agli altri, con gli altri che lo scrutano, gli sorridono, lo perdonano, mentre lui testardo fa a modo suo.
Ambientato in un'Islanda distante dai panorami naturali mozzafiato, e ridimensionata in piccoli spazi e appartamenti opprimenti, Virgin Mountain sembrerebbe un altro strampalato film su uno strampalato protagonista, interpretato da un attore (Gunnar Jónsson) che non ha il fisico né i modi per primeggiare.
Invece, come l'italiano The Repairman, fa di quel protagonista un personaggio complesso e sfaccettato, fa di quei suoi silenzi, di quella sua apatia, un punto di forza, fa della sua storia una storia ricca di personaggi buoni e cattivi in egual misura, chiudendo il tutto in uno sguardo, in un sorriso, che non può che arrivare al cuore.
Voto: ☕☕½/5
Film che non conoscevo o, meglio, confondevo proprio con The Repairman.
RispondiEliminaRecupererò entrambi. :)
Avevo il post in bozza da una vita, forse è una visione più autunnale/invernale visti i cappotti pesanti, ma il protagonista sta bene in ogni stagione :)
EliminaCon i film islandesi devo ancora entrare in sintonia. Questo potrebbe essere il titolo giusto?
RispondiEliminaMmm... ne dubito.
La scintilla per me è scattata parecchi anni fa con Nói albínói, più teen, più islandese. Qui non sembra di essere fra paesaggi incontaminati, e nonostante il bel finale, non sembra nemmeno troppo per te.
EliminaVirgin Mountain è un film vero che ti riconcilia con il pattume borghese del tutto scontato.
RispondiElimina