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18 novembre 2018

La Domenica Scrivo - Baghera #4 e Pancho

DIARIO DEL COSI' CHIAMATO BAGHERA
Le puntate precedenti QUI e QUI e QUI

LUGLIO
Quei micetti bellissimi si sono allargati un po' troppo.
Mi hanno occupato la stalla!
L'hanno colonizzata!
La porta resta chiusa, loro stanno dentro, sono aumentate le ceste e pure le ciotole. Per entrare devo aspettare lei, che mi apre. Sguscio dentro, mi fiondo sul cibo, e quei micetti si mettono sempre in mezzo. Sembra di giocare a tetris per riuscire a mangiare tra quelli che cercano il latte da me, e quelli che mi rubano la ciotola. Però son proprio belli.
Sandie è proprio brava. È stanca, inizia a soffiargli, che se mangiano dalle ciotole, perché vogliono ancora il suo latte?
Insieme aspettiamo pazienti che ci aprano, e tante volte chiudono dentro anche noi.
La mia autostima cala, che sì, loro due guardano più loro 5, cercano di avvicinarli, di toccarli, coccolarli. Sarà lunga, mi sa.
Ma si sentono in colpa, e senza accorgersene mi coccolano di più.
Che tonti!



AGOSTO
Lei non demorde. Se è riuscita a conquistare me, dice, conquisterà anche questi micetti. Ora è a casa anche alla mattina, entriamo insieme nella stalla, e ci stiamo per ore. Si porta un libro, e poco a poco i micetti si abituano a lei. Ce ne sono due coraggiosi, che escono, che giocano con la pallina che lei lancia. Ciambella e Bizet li ha chiamati.
Poi c'è la piccola Seurat, timidissima, Vincenzo che graffia, e Leone, un fifone nero che mi assomiglia e che non si fa mai vedere. Conosce tutti i nascondigli.
Loro due parlano, chi tenere? Come fare?
Finché iniziano ad arrivare persone nuove, che mi guardano un po' preoccupate perché sono magro magro e sono più marrone che nero, e poco a poco portano via un micetto alla volta.
Evviva! La stalla si libera! C'è più spazio nelle ciotole!
La prima è Seurat, la più piccolina tutta a macchie, l'unica femmina. Aveva iniziato a farsi coccolare, a farsi prendere in braccio. Gliel'avevo detto che era bello! Era pronta. È andata in una casa con un cane grande, speriamo vada bene.
Il secondo è stato Vincenzo. Hanno fatto più di 100 km per lui, sbagliando pure strada. Lei si  graffiata tutta per prenderlo, aveva pure sangue. Io sono stato più bravo, tiè.
Alla fine è toccato a Bizet. Anche se mi somigliava, se era il più buono e il più coccolone, anche lui ha trovato un'altra famiglia.
Siamo rimasti in tre in stalla: Ciambella perché è bello (come no! mi avete visto?) e Leone, perché troppo fifone.
Sandie va e viene, solo per mangiare. È furba lei, resta selvaggia, ma in realtà non ha capito quanto è bello avere una casa!


SETTEMBRE
Lei è sparita per le solite due settimane chissà dove, lui ha deciso che era il momento di liberare tutti.
Il giardino, la cucina, il divano che erano solo miei, ora son di tutti.
Non è giusto!
I due piccoli giocano, si rincorrono, fanno salti e dormono in stalla. Si fanno coccolare, soprattutto. Anche Leone ha preso coraggio, glielo dicevo: lui -il più piccolo, il più timido della cucciolata che tanto mi ricordava me- doveva fidarsi, sarebbe andato tutto bene. E allora ha iniziato, poco a poco, e ora appena vede lei, si mette a pancia in su per una razione di coccole. Ecco perché adesso lo chiamano Pancho.
Intanto Sandie aveva iniziato a miagolare strano, altri gatti enormi occupavano il giardino, lei chiamava qualcuno al telefono, chiamava Sandie disperata che non si faceva trovare, finché l'ha fregata, l'ha chiusa in stalla e il giorno dopo Sandie è stata via un giorno intero, è tornata con una cicatrice sulla pancia e di gattoni non se ne sono più visti.
C'è un problema però con Ciambella tossisce sempre, non cresce, è la metà di Pancho che sembra essere più grande di me.

OTTOBRE
Non le capisco più queste stagioni. Sono stanco, sono un po' acciaccato.
I miei giretti li faccio sempre, entro in casa un po' meno, e non so se devo fare il pelo folto per l'inverno o tenere quello leggero dell'estate. Sono a metà, quindi, una nera, una marrone.
Sono abbastanza alla moda?
Intanto lei si fa sempre gli stessi problemi. Dice che puzzo, che sono sporco, che non devo dare il cattivo esempio ai cuccioli e devo iniziare a lavarmi. Si sente in colpa perché mi guarda e mi coccola meno rispetto agli altri due, e quindi rincara la dose di cibo, ma anche di coccole. Che tonta!
Intanto Ciambella sta un po' meglio, lo prendono in braccio, danno solo a lui un cibo speciale in una siringa e non tossisce più.
Ehi, lo voglio anch'io!


NOVEMBRE
Sono sempre più stanco, il freddo non arriva ma io mi sento sempre più debole.
E ancora una volta li vedo piangere.
Siamo rimasti io e Pancho, due gatti neri, uno più malandato dell'altro.
Sandie va e viene.
Ciambella non c'è più.
Stava meglio, ma ha preso paura, è scappato, e come il mio amico Vinicio non conosceva il pericolo delle strade.
Lei si sente in colpa.
Ancora.
Dice che doveva chiamarlo, doveva fermarlo, doveva andare a cercarlo prima.
Ma, da gatto di strada, so che il destino non lo freghi. Che se ha attraversato 5 campi, se solo dopo 5 campi ha attraversato la strada, trovando l'unica macchina che a quell'ora passava veloce, tra due dossi, poi, così doveva andare.
Non le entra in testa però, e pure io non sto bene.
È un colpo duro, brutti ricordi.
Ripenso al mio amico rosso, mi manca.
Che fortuna averlo conosciuto, averlo seguito e aver condiviso la sua ciotola, la sua famiglia.
Mi faccio un ultimo giretto, oggi, e poi vado a dormire. Ho freddo, anche se l'autunno non sembra arrivare.


NOVEMBRE/2
Ciao, sono Pancho.
Sono piccolo, sono nero, sono bellissimo.
Che, me lo fate un grattino al pancino?
Ieri Baghera ha dormito tutto il giorno, non si è mai alzato dalla sua cesta, e la notte mi sono accoccolato vicino a lui per scaldarlo un po', aveva freddo.
E avevo freddo pure io, da quando il mio fratellino non c'è più mi portano sempre più dentro, mi metto su quel divano che Baghera mi aveva descritto come comodissimo, o mi metto su una sedia, al calduccio.
Oggi però su quel divano è andato Baghera, sempre nella sua cesta. Si è tenuto zampa con zampa con lei, mentre lei lo osservava, lo copriva con una coperta, e piangeva un po'.
Baghera me l'aveva detto: era stanco, troppo.
E mi ha dato il suo diario da leggere.
L'ho letto tutto, ho conosciuto un'altra casa, un altro gatto rosso, un altro Baghera, che non era coccolone, era diffidente e spaventato. Come me da piccolo.
Sono ancora piccolo, lo so, ma il mio zio burbero me lo diceva, e me lo ripete da queste pagine, che è bello fidarsi, avvicinarsi, che le coccole ti fan stare bene.
Aveva ragione, l'ho capito dopo un po', lo so ora, che in casa entro di più, ci dormo pure tutto il giorno. La mia mamma arriva per pranzo e cena, mi struscio anche se lei non vuole, dovrebbe impararlo pure lei che è bello strusciarsi insieme!
Baghera non c'è più, era stanco.
Oltre al suo diario mi ha dato pure la sua famiglia, e me l'aveva detto che era speciale. Che ci si prende cura a vicenda, ci si lecca insieme le ferite, anche quelle più difficili.
Come queste, arrivate a così poco tempo di distanza.
E questo diario lo posso continuare io, mi ha detto, e mi ha fatto promettere di star vicino a lei e a lui, come ha fatto lui qualche tempo fa, riuscendo a farli felici nonostante la tristezza. E ora sono qui, con loro, abbracciati insieme a ricordare un micino bellissimo che non è potuto crescere e un micio di strada, uno zio speciale, che poco a poco si è fatto addomesticare, ha addomesticato, creando una casa, una famiglia.

3 commenti:

  1. Eh, davanti a questi post mi sciolgo...
    Che brava, e che belli loro!

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  2. Anche io avevo un gatto che si chiamava Pancho.
    Ha avuto una vita breve, ma parecchio avventurosa. Avrebbe dovuto tenere un diario pure lui. Sarebbe stato interessante...

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  3. Oddio che tristezza, come mi dispiace Lisa!!!

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