I classici sono sempre un'arma a doppio taglio.
Non sono facili da affrontare, incutono timore e rispetto reverenziale, con quel sapore di polvere a renderli ingiustamente vecchi.
All'inizio del mio lungo cammino di lettrice, una chance al famoso Moby Dick l'ho voluta dare, finendo per innamorarmene.
Mai stata un lupo di mare, mai stata amante di racconti di caccia, di uomini duri e puri, ma se Melville è riuscito a catturare la mia attenzione, ad entusiasmarmi, coinvolgermi, facendomi sentire la pazzia e l'ossessione di Capitano Achab, è stato grazie a una scrittura senza sbavature. Che va da sé l'ha reso un classico. Così, superato questo scoglio, altri classici sono passati tra le mie mani, impegnativi o difficili, meno belli ai miei occhi o ricchi di fascino, con la prerogativa di affrontarli dal basso, senza doverli studiare o capire nel loro intero, leggendoli con il cuore più che con il cervello.
I classici sono un'arma a doppio taglio anche come regali.
Non sempre graditi, rischiano sempre di finire a fare la polvere.
Ma, da lettrice, mi sono imposta da tempo la missione di regalare sempre libri, di spargere bellezza ed entusiasmo, condividendo qui come a Natale o compleanni, quanto di bello leggevo.
Anche a quei cugini che stanno crescendo in fretta e che ai libri sembrano allergici.
Così ho pensato di fare il giro largo, di colpire al fianco, evitando volumi corpulenti, parole e parole che potevano ispirare solo noia, e andare di fumetti. O graphic novel, come oggi giustamente si dice.
In questo caso l'adattamento di un classico accorpato e tagliuzzato, reso di più facile lettura ma forse ancora più affascinante dell'originale.
Perché c'aveva ragione il librario che me l'ha consigliato: le tavole realizzate da Chabouté sono qualcosa di maestoso.
Un inchiostro nero che si espande, che cattura, usato in modo sapiente e che rende di una nuova solidità le parole di Melville. Le rende visive e visibili: tra balene fatte a pezzi e in cui entrare, tra olio e spermaceti da raccogliere, immagini che ancora avevo nella mia memoria, ora perfettamente rappresentate
O quel mare che diventa color petrolio e quella balena bianca che si staglia, ricoperta di arpioni e cicatrici ad essere ancora più maestosa e spaventosa.
Sì, bisogna ammettere che si perde un po' della magia del racconto, forse letto dopo quel romanzo, mancano gli approfondimenti, i piccoli episodi che caratterizzano il lungo viaggio del Pequod, con il timido Ismaele che tutto osserva, con il capitano Achab che peggiora giorno dopo giorno nella sua ossessione. Ma lo spirito resta intatto, si resta a bocca aperta di fronte a pagine che grondano emozione e meraviglia, e la speranza è così quella di colpire, di aprire ai classici e alla lettura in modo diverso, in una versione che non si può definire ridotta, ma completa in modo diverso.
L'unico mezzo, l'unica versione, per lasciarmi intimorire dalla fama della balena e del suo cacciatore ossessionato. Al prossimo giro in libreria, questo lo punto!
RispondiEliminaQui c'è poco di cui avere paura, tanto da rimanere a bocca aperta. Anche se Melville resta intoccabile, ho convinto pure il giovine a dargli una chance e ancora mi ringrazia ;)
EliminaUn libro molto bello, letto anni fa, bello al di là delle illustrazioni, peraltro molto suggestive. Buona giornata.
RispondiEliminasinforosa
Le illustrazioni per me fanno la differenza, alcune tavole mi hanno letteralmente lasciato a bocca aperta.
EliminaBuona giornata anche a te!
Figurati, alla fine quello che doveva essere un regalo per il cugino è diventato anche un regalo per me stessa.
RispondiEliminaQuanto al classicone di Melville, mai avrei pensato di leggere e conoscere la tecnica per estrarre spermaceti, e invece se il libro è ottimo resta impressa pure quella!