Ma se a farlo è un regista diventato suo malgrado controverso come Romanzo Polanski, i riflettori si riaccendono su un caso in cui inevitabilmente si cercheranno specchi della sua situazione di accusato.
Ora, se perfino per una presidente di giuria è difficile separare l'uomo dalla sua opera, ci si prova qui.

Da un ritmo, che si fa sempre più incalzante, che racconta l'Affare in modo tecnico e preciso.
Da un fluire della trama che avvolge e avvince, grazie anche a un Jean Dujardin capace di essere umano, dietro la solita maschera da mascalzone (tocca ammettere invece che Louis Garrel è talmente ben truccato da risultarmi irriconoscibile fino ai titoli di coda).
Da una ricostruzione ottima, a tratti teatrale, che non può che avere numerosi appigli al triste mondo di oggi.
La solita lezione di storia c'è ma è raccontata da un maestro che sa come catturare l'attenzione e mantenerla. Chapeau.
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