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23 maggio 2020

Animazioni diverse: La Famiglia Willoughby | Ruben Brandt, Collector | Si sente il mare

Piccoli film d'animazione che sono però diversi: per quello che raccontano, per come sono realizzati, per la storia che hanno dietro.
Pronti a scoprirli?

La Famiglia Willoughby

Non posso non nascondere la delusione.
Dopo aver adorato Klaus, da un nuovo film di animazione prodotto da Netflix mi aspettavo le scintille.
Quei disegni un po' strani, quel gusto un po' retro nella scelta delle scenografie e la presenza di Ricky Gervais come doppiatore e come produttore esecutivo, sembravano confermarlo. Invece La Famiglia Willoughby è davvero un guazzabuglio confuso e fin troppo controcorrente.
I piccoli Tim, Jane e i gemelli Barnaby, infatti, non sono per niente amati da genitori troppo presi l'uno dall'altra e troppo egocentrici per badare a loro: non li volevano, non li amano, li puniscono, li lasciano a loro stessi, pure senza cena.
Perché?
Difficile dirlo.
Non lo si sa.


E se questa potrebbe essere una semplice premessa per fare dei piccoli Willoughby degli eroi da veder crescere in mezzo a questa tempesta come tanti altri "orfani" Disney, bé, il ritornarci continuamente sopra, con nuove scene che fanno storcere il naso agli adulti figuriamoci a dei bambini suscettibili... rende il tutto fin troppo nero.
Ma fin qui, mi si dirà, è una licenza accettabile, un modo diverso di rappresentare la famiglia, includendo pure quelle che non sono tali.
Il problema arriva poi, con i Willoughby impegnati in mille e più avventure.
Che cambiano, si risolvono in un attimo e proseguono poi su altre piste.

È quella neonata lasciata alla loro porta, l'avventura da seguire?
No, si risolve in fretta.
È quel proprietario di una fabbrica di caramelle il nuovo personaggio da conoscere?
No, lasciamolo pure da parte.
È quella babysitter gioiosa e affettuosa quella che cambierà le cose?
In parte, ma anche qui, tra case in vendita, assistenti sociali in azione, la trama si dirama.


E allora, con altre carte da giocarsi compreso un impensabile viaggio fino alle temibili Alpi svizzere, si prosegue e sembra di essere dentro una serie animata più che un lungometraggio.
Pensare queste avventure divise e approfondite, pensarle parte di un'unica grande storia che così prende un più ampio respiro, sarebbe stata la scelta più giusta.
Godendo così a lungo di immagini sature e scelte di animazione esteticamente bellissime.
Invece si corre troppo veloci, finendo per non affezionarsi a nessuno, per non gradire nemmeno le situazioni rocambolesche e i commenti gattari di Gervais che le accompagnano.
Storditi dai colori accesi e cambi di scena, vince la diffidenza.

Voto: ☕☕/5

Ruben Brandt, Collector

Un film ungherese e di animazione?
Sì.
E uno strano forte.
Basta vedere queste immagini per capire che Ruben Brandt, Collector non è un film di animazione come gli altri.
È prima di tutto ad uso esclusivo degli adulti, che non riusciranno comunque a cogliere i tanti, tantissimi riferimenti al mondo dell'arte e alle opere più importanti.
Il film di Milorad Krstić ne è zeppo.


Ogni inquadratura ne nasconde uno, ogni scena ne omaggia un altro.
Perché si parla di uno psicologo ossessionato dall'arte, che sogna opere di Manet, Picasso, Van Gogh, Andy Warhol, in incubi al limite dell'assurdo.
Nella clinica che gestisce e in cui cerca di guarire proprio attraverso l'arte dei criminali, capisce che c'è un unico modo per migliorare il suo sonno: avere quelle opere.
Così, una ladra scaltrissima, un hacker e uno scassinatore si mettono a girare il mondo e i musei per aiutarlo, dando vita a una caccia internazionale che coinvolge un detective privato e di cui si interessa pure la mafia.


Che il tutto sia strano, l'ho già detto, con un'animazione diversa a cui presto si fa l'occhio, impegnato a seguire le tante rocambolesche scene d'azione.
Il gioco di riconoscere gli stili, gli omaggi, le opere prende quasi più del film stesso, che resta una scoperta difficile da dimenticare in cui possono convivere pure cover chic dei Radiohead e di Britney Spears.
L'avevo detto e lo ribadisco che era un film strano!


Voto: ☕☕½/5

Si sente il mare

Nella lunga maratona Ghibli continuano ad esserci tasselli che mi mancano.
Ora che Netflix ha infarcito il suo catalogo, posso colmare queste lacune e sono partita da Si sente il mare, storia classica senza pizzichi di magia, con l'amore come protagonista.
Nella fattispecie il più classico triangolo d'amore tra due migliori amici innamorati della stessa ragazza.


Essendo nel 1993 ci sono i più classici cliché del genere, dalle malelingue che inseguono l'altezzosa (ma in realtà timida) nuova arrivata Rikako, agli equivoci che nascono quando Taku si vede costretto ad accompagnarla a Tokyo e a dividere con lei la camera d'albergo.
E anche se i due, maneschi, indecisi, egocentrici, non sprizzano certo simpatia, c'è un finale in questo film che corre veloce come l'ultimo anno di liceo, e che fa la differenza: quella nostalgia che cambia le cose una volta che finiscono, quell'università e quelle strade diverse che si prendono che fanno pensare in un modo diverso agli anni passati tra i banchi di scuola nella proprio piccola città.
Così, è quel finale pieno di speranza e di romanticismo che eleva dal "già visto" il film del giovane Tomomi Mochizuki, il primo a non essere diretto dai fondatori Hayo Myazaki e Isaho Takahata per lo Studio Ghibli.
Peccato per i soliti sottotitoli italiani, tra il ridicolo e l'assurdo e già ampiamente criticati.

Voto: ☕☕½/5

4 commenti:

  1. Conosco soprattutto l'ultimo, credo a breve in una sua visione e spero sia meglio di come dici, gli altri invece mi dicono e ispirano poco.

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    1. Gli anni che ha li si sente tutti, storia semplice e romantica e purtroppo la traduzione italiana oscilla tra l'assurdo e l'incomprensibile.

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  2. Il film ungherese sembra clamorosamente interessante. Anche se devo dire che mi intriga più per scoprire le cover di Radiohead e Britney Spears che non per il legame con il mondo dell'arte... :)

    Gli altri due invece mi attirano poco.

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    1. Immaginavo di lanciarti un bell'amo con questa colonna sonora, che volendo si trova su youtube in versione live. Il film è però così strano, diverso e unico che una chance se la meriterebbe anche da te.

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