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18 agosto 2021

The Myth of the American Sleepover

Andiamo al Cinema su Mubi

La sentite anche voi quella sensazione di estate agli sgoccioli?
Di agosto ormai alla fine, di settembre che avanza e con lui il ritorno alla normalità?
E non avete nostalgia di quelle lunghe estati di gioventù, quasi tre mesi senza scuola, senza pensieri, e tanta libertà? Che finiva in una malinconia difficile da spiegare, quella nella settimana prima del ritorno sui banchi, dove si pensava ai mesi trascorsi, alle occasioni sprecate, tra rimpianti e rimorsi, neanche fossimo dentro una canzone di Max Pezzali?
Con la voglia di recuperare, rifarsi, finché ancora possibile?
Lo capite anche voi, allora, come mi sono approcciata al primo film di David Robert Mitchell, dal titolo accattivante The Myth of the American Sleepover.


Il racconto di un weekend, l'ultimo, prima del ritorno agli armadietti. 
Una piccola cittadina, amici e conoscenti che si sfiorano, alle prese ognuno con il proprio rimpianto.
Chi è quella ragazza che ci sfugge e che compare all'improvviso?
Com'è baciare e innamorarsi?
La prima volta, è il momento?
E quanto tempo abbiamo sprecato, ora che siamo all'Università e quegli anni sembrano davvero i più belli in cui si poteva dare di più?
Maggie, Rob, Scott e Claudia si muovono fra le strade, le case, le feste e i pigiama party che vengono organizzati, alla ricerca di una risposta, di un momento di felicità.


Raccontato così, sembra un film ideale.
Indie, piccolo, intimo.
Un racconto che non ti aspetti da un regista che ha dato vita ad un chiacchierato horror metaforone come It Follows (che però mica mi aveva convinto) e all'entusiasmante, criptico, lisergico Under the Silver Lake.
Qui siamo invece dalle parti di Linklater, in una variante moderna (seppur di dieci anni fa) del suo La Vita è un Sogno.
Ma purtroppo, la noia prevale sul resto dei sentimenti.


Non ci si appassiona, non si sente il pathos, l'angoscia di questi giovani protagonisti e la mancanza di ritmo fa sembrare solo delle lunghe camminate, delle lunghe tappe, il loro girovagare.
Mi si potrà rispondere che in fondo così è la vita: che non si deve per forza cercare il colpo di scena, il lieto fine spettacolare, che quel finale lieto e inaspettato, un po' ammorbidisce il giudizio.
Ma la verità, è che pure qui Mitchell annoia e ammorba.
Certe paturnie adolescenziali che fanno la fortuna di serie TV e film (La rivincita delle sfigate ne è un perfetto esempio più divertente) sono riuscite solo se trovano il giusto ritmo, la giusta chiave di racconto.

Voto: ☕/5

1 commento:

  1. Film caruccio, ma ancora acerbo e sì, un po' soporifero. D'altra parte, con un titolo così... :)

    David Robert Mitchell per fortuna poi ha fatto di molto meglio.

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